DAGOREPORT – MARINA E PIER SILVIO NON HANNO FATTO I CONTI CON IL VUOTO DI POTERE IN FAMIGLIA…
1 - PICCOLI REATI, MULTE ABNORMI
Leonard Berberi per il “Corriere della Sera”
LE MAMME MULTATE PER LA MARMELLATA
Colte con le mani nella marmellata. La battuta è fin troppo ovvia. Ma il contesto è serio, serissimo. Ed è il risultato di un groviglio di leggi, della segnalazione di un consigliere comunale e delle indagini che hanno portato a un esito paradossale: 1.032 euro di multa a un gruppo di mamme «colpevoli» di aver spalmato la conserva sulle fette biscottate per aiutare l' unico gestore di un chiosco preso d' assalto da 200 bimbi affamati. Secondo la legge per svolgere quella semplice attività (distribuire l' alimento) le donne avrebbero dovuto prima pagare 150 euro per la «Segnalazione certificata di inizio attività».
Il fatto - accaduto nel settembre 2016 a Lallio (Bergamo) e reso pubblico da poco - è solo l' ultimo di una lunga serie in cui l' incrocio tra leggi e piccoli fatti quotidiani produce esiti bizzarri. Chiedere alla maestra di Bologna che s' è presa una multa da 65 euro perché secondo il controllore aveva impiegato troppo tempo tra la salita sul bus e il momento della timbratura. Peccato che lei avesse appena finito di far sedere 20 alunni. Oppure a una mamma bresciana sanzionata per atti osceni in luogo pubblico. Di «osceno» c' era l' allattamento in un parco. Il verbale è stato poi annullato.
Nemmeno la bontà, a dire il vero, fa sempre breccia. Ne sa qualcosa un salumiere di Marigliano (Napoli): dopo aver offerto un panino a un invalido indigente si è ritrovato con un verbale per non aver emesso lo scontrino. Più a Nord un fruttivendolo di Torri del Benaco, sul lago di Garda, è stato multato per occupazione abusiva di suolo pubblico.
IL SALUMIERE DI MARIGLIANO MULTATA PER AVER DATO UN PANINO A UN BARBONE
Aveva messo due ciotole per dissetare gli animali in giorni molto afosi. Fatto ancora più incredibile a Milano. «Vittima» Celia Prada, operatrice ecologica, che ha lasciato il furgoncino in divieto di sosta per soccorrere un 55enne investito. Mentre lei salvava l' uomo, la polizia locale staccava la contravvenzione.
E che dire di Massimo Caravaggio, sindaco di Gombito (Cremona), che per far risparmiare al Comune s' era messo a potare gli alberi «però senza rispettare le misure di sicurezza», ha stabilito l' Asl. Tremila euro di multa, da pagare di tasca sua. Meno degli 11.250 euro comminati, poco lontano, a un pensionato con l' Alzheimer scoperto nel 2010 con una salsiccia da 1,76 euro non pagata.
All' uomo (allora 79enne) era stata attribuita anche «l' aggravante della destrezza». E chissà a quanto avrebbero condannato lo studente di Moncalieri, multato per 5.176 euro per aver venduto merendine a scuola. Almeno lui qualcosa di buono l' ha avuto: una borsa di studio e l' avvio di un percorso per aprire una start-up. Non è dato sapere se nel commercio delle brioches .
CELIA PRADA - NOTTURBINA MULTATA PER AVER SOCCORSO UN UOMO INVESTITO
2 - SI FA LA PIEGA NEL SUO SALONE: PARRUCCHIERA MULTATA
Riccardo Pelliccetti per “il Giornale”
Ormai si sfiora il ridicolo. È vero che l' Italia sia la patria del melodramma, ma certi episodi di rigidità mentale e di pedissequa osservanza delle norme, peraltro assurde, hanno i contorni grotteschi. Stiamo parlando del Stato, naturalmente, e dei blitz della Guardia di Finanza, che è costretta a fare cassa su mandato del fisco. Oramai abbiamo perduto il conto di tutte le multe scaturite dalla fantasia della burocrazia e comminate con zelo dagli agenti che devono compiacere un moloch vorace.
Massimo Caravaggio sindaco di Gombito multato per aver pulito il parco
Si potrebbe scriverne un libro. Ma ci limitiamo a raccontare l' ultimo caso in ordine di tempo, accaduto a Lecco a una parrucchiera. La signora Mara Lucci, titolare di un salone, è stata sanzionata dalla Guardia di Finanza per essersi fatta la piega nel proprio esercizio senza emettere lo scontrino. Non stiamo scherzando.
Se voi avete un' attività commerciale, per esempio un bar, una pasticceria, una salumeria eccetera non potete assolutamente permettervi di bere un caffè, mangiare una pastina oppure un panino col prosciutto anche se appartengono a voi. Il motivo? La normativa sull' autoconsumo che impone, anche al titolare dell' attività, di emettere la fattura o lo scontrino fiscale.
Mara Lucci multata per essersi fatta i capelli nel suo negozio
Non sappiamo cosa passasse per la testa del creativo legislatore quando ha avuto la brillante ideona, ma sta di fatto che questa è la sconsolante realtà. A questo punto, pensiamo che per qualsiasi pubblico esercente sia più conveniente andare a prendere un caffè, una pasta o un panino dalla concorrenza e non nel proprio esercizio perché, a conti fatti, gli costerebbe meno che autoemettere lo scontrino.
La parrucchiera di Lecco, probabilmente ignara di questa vessazione di Stato, ha pensato di farsi la piega nei tempi morti dell' attività, fra una cliente e l' altra. E, senza rendersene conto, è diventata un pericoloso evasore fiscale, tanto da ricevere dai solerti finanzieri una multa di 500 euro. Quando le hanno contestato la violazione, ha pensato a uno scherzo, ma i toni degli agenti l' hanno subito stroncata, facendola sentire una disonesta. La signora Lucci è scoppiata in lacrime e ha invocato inutilmente il buon senso.
Mara Lucci multata per essersi fatta i capelli nel suo negozio
Il buon senso? È un termine bandito nei dizionari dello Stato italiano, la cui voracità ha ormai raggiunto livelli insostenibili. Quello che sembra un caso di cronaca locale è invece il paradigma di un Paese intero, dove il cittadino è un suddito che deve piegarsi ogni qualvolta un burocrate, da Roma o Bruxelles, imponga norme incomprensibili, contradditorie, in antitesi con il buon senso. Una tirannia subdola e vendicativa. Sembra di vivere in un romanzo di Orwell.
E così lo Stato despota, che ci impone di giustificare come spendiamo i nostri soldi quando dovrebbe essere lui a spiegare come spende i nostri, invece di andare a caccia di grandi evasori, di coloro che sfruttano il lavoro nero minacciando la previdenza pubblica, dei possessori di grandi patrimoni al di là dei confini, spreme i cittadini-sudditi.
E se la prende con una parrucchiera di Lecco o con un barista di Albisola Superiore, che si è bevuto un caffè nel proprio bar, costatogli 500 euro; perseguita un cafè restaurant di Carpi perché il titolare ha evaso 95 centesimi non emettendo scontrini e lo bastona con una multa di 2.400 euro; sanziona pesantemente un imprenditore di San Donà di Piave perché ha scaricato con il carrello elevatore, che non ha la targa, un camion a un metro dall' azienda e non dentro la sua proprietà. Insomma, smettiamola di definire ipocritamente questi episodi come «lotta all' evasione», questa si chiama semplicemente persecuzione fiscale.
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