DAGOREPORT – NEL NOME DEL FIGLIUOLO: MELONI IMPONE IL GENERALE ALLA VICEDIREZIONE DELL’AISE.…
Vladimiro Polchi per “il Venerdì - la Repubblica”
Aumentano le partenze, diminuiscono gli arrivi: gli italiani voltano le spalle al Regno Unito. Tutta colpa della Brexit , l'addio del Regno Unito all' Unione europea, fortemente voluto dalla premier Theresa May e approvato dal refendum del 23 giugno 2016. Come prima conseguenza una buona parte della "meglio gioventù" d' Europa lascia l' isola o sta pensando di farlo.
E gli italiani? Seguono la scia. Per capirlo basta scorrere le iscrizioni dei nostri connazionali al Nin, il codice identificativo che nel Regno Unito permette di pagare le tasse, lavorare con contratti in regola e godere degli stessi diritti di un cittadino britannico: sono passate dalle 63 mila del 2016 alle 50 mila del 2017. Un dato che si capisce ancora meglio se si vede il trend degli ultimi anni, quando il segno più l' aveva fatta da padrone: la crescita più intensa si è avuta prima del 2013 (nel 2010 si contavano 18 mila registrazioni, 44 mila tre anni dopo). L'aumento è poi proseguito fino al 2016. Poi, dopo il referendum, il calo.
Più ancora degli italiani se ne vanno i polacchi, le cui iscrizioni sono scese da 93 mila nel 2016 a 61 mila nel 2017. Per non parlare dei romeni: i lavoratori iscritti al Nin erano 189 mila prima del referendum e sono scesi a 154 mila dopo. Tradotto: la campagna per il Leave pare aver già ottenuto l' effetto sperato. Tenere lontani gli ospiti "indesiderati".
A confermare la fuga da Londra è uno studio della Fondazione Leone Moressa.
Complessivamente, da giugno 2016 a giugno 2017, gli ingressi stranieri nel Regno Unito sono diminuiti del 12 per cento. E sono proprio i cittadini Ue quelli più colpiti. I loro arrivi sono stati in aumento fino al secondo semestre 2016, quando hanno toccato il picco massimo di 284 mila, proprio in concomitanza del referendum. Da allora, un costante calo ha portato gli ingressi a quota 220 mila (a settembre 2017, il 22 per cento in più rispetto a giugno 2016SW\).
Al contrario, le partenze hanno registrato un' improvvisa impennata, arrivando a 130 mila nel settembre dello scorso anno (il 37 per cento in più rispetto a giugno 2016). Insomma, sintetizzano i ricercatori della Moressa, «in attesa di analizzare gli effetti economici dell' uscita dalla Ue, visibili solo nel medio periodo, è chiaro un primo effetto demografico». Col segno meno.
Nonostante tutto, la Gran Bretagna resta un Paese dove vivono oltre sei milioni di cittadini stranieri. La loro incidenza sul totale della popolazione è passata in nove anni (dal 2008 al 2017) dal 6,5 per cento al 9,2, nettamente al di sopra della media Ue (7,5). La comunità più numerosa è quella polacca, che nell' ultimo anno ha superato il milione di presenze. Seguono indiani, irlandesi e romeni. Gli italiani sono oltre 280 mila, in gran parte giovani e qualificati. Resisteranno o saranno messi nelle condizioni di fare le valigie?
A la grande fuga +37% 50mila 6milioni il numero dei cittadini stanieri che vivono nel regno unito. la loro incidenza sulla popolazione è del 9,2 per cento sono le iscrizioni al nin (il codice che nel regno unito permette di avere gli stessi diritti di un cittadino britannico) dei nostri connazionali nel 2017. nel 2016 erano 63 mila di tanto è aumentata nel settembre 2017 (rispetto al giugno 2016) la precentuale dei cittadini europei che hanno lasciato il regno Unito: circa 130 mila persone L' effetto Brexit comincia a farsi sentire.
I nostri connazionali regolarmente registrati nel Regno Unito, nel 2017, erano 13 mila meno dell' anno prima.
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