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“L’ESPRESSO”, WHAT ELSE? – CAFONAL! A PALAZZO BRANCACCIO DI ROMA LA FESTA PER I 70 ANNI DEL SETTIMANALE, CON IL DIRETTORE EMILIO CARELLI NEL RUOLO DI GRAN CIAMBELLONE - ACCORRONO IL MELONIANO MAURIZIO LEO, MATTEO RENZI CHE LANCIA FRECCIATE A GIORGIA MELONI (“IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA È L’ARBITRO, NON SI ATTACCA L’ARBITRO”) FINO A MASSIMO D’ALEMA CHE DIFENDE IL SUO VIAGGIO IN CINA AL FIANCO DI XI E PUTIN (“QUANDO MI INVITANO A CELEBRARE LA SCONFITTA DEL NAZIFASCISMO VADO”) – MENTRE SUL PALCO C’È LA MINISTRA ELISABETTA CASELLATI A STRAPARLARE DI MELONI AL QUIRINALE (“SAREBBE BELLISSIMO”) SI SVUOTA LA SALA E SI RIEMPIE IL BAR – IL CAFONISSIMO KIT CON SHOPPER DI COTONE, PUBBLICAZIONE SPECIALE, CARTOLINA E... UN'ORRENDA MAGLIETTA DI JOHN RICHMOND. CHISSÀ CHE NE PENSEREBBERO CAMILLA CEDERNA O GIORGIO BOCCA...

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alessandra todde francesco rocca emilio carelli eugenio giani roberto occhiuto

I PRIMI 70 ANNI DE L'ESPRESSO TRA QUIRINALE E DIBATTITI

Estratto dell’articolo di Chiara Venuto per www.ansa.it

 

Se i settanta sono i nuovi cinquanta, allora L'Espresso ha ancora tanto da dare (e la pensione è lontana). Per il suo 70esimo compleanno, lo storico settimanale fondato da Arrigo Benedetti ha festeggiato in grande.

 

Intanto, con l'incontro in Quirinale del suo editore, Donato Ammaturo, e del direttore, Emilio Carelli, con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Poi, con le celebrazioni pomeridiane, a Palazzo Brancaccio, a Roma.

 

elisabetta casellati emilio carelli (2)

Si sono svolti una serie di dibattiti, interventi istituzionali ed è stata pure organizzata una mostra di copertine storiche della rivista. Tra i titoli esposti: "L'ultimatum della morte - 13 terroristi in cambio di Moro", "Aids - Allarme in Italia", "Perché lui? - L'assassinio di Falcone. Ma è solo mafia?", "Coca nostra - Dopo il declino dell'eroina, il nuovo mercato della droga", "Operazione Bin Laden", "Ecco il nuovo capo della mafia" (e il volto di Matteo Messina Denaro) e "Il pugno di Francesco".

 

I GADGET REGALATI DALL'ESPRESSO ALLA FESTA DEI 70 ANNI

Il tutto in chiave Espresso, nella logica della "testimonianza di una comunità che crede che informare non sia solo un lavoro, ma una missione e un servizio al Paese", nelle parole di Ammaturo. Così, il pomeriggio è stato un susseguirsi di incontri, partiti con il racconto della costruzione visiva della testata (a cura dell'art director Stefano Cipolla e l'illustratore Andrea Calisi) e finiti con le interviste politiche.

 

Tra i temi snocciolati, i più vari. Tra mondo arabo, nelle parole di Laura Silvia Battaglia e Navid Carucci, e impegno politico nella musica, con Motta e Gino Castaldo. E, ancora, l'esperienza della relatrice speciale dell'Onu per la situazione dei diritti umani nei territori palestinesi, Francesca Albanese, che ha ricordato come l'imparzialità sia "portare avanti il lavoro nonostante gli attacchi. Sono tre anni che faccio grandissimi sacrifici".

 

 Passando poi per la televisione e il racconto di Serena Bortone. Per lei "la tv è fondamentale" nella lotta contro la violenza di genere, "noi dobbiamo realizzare una società più giusta e armonica anche per gli uomini".

 

maria elena boschi francesca barra

Si è parlato pure delle questioni più pressanti del giornalismo, tra inchiesta e reportage fotografico. E del rapporto tra stampa e potere, tema di conversazione con Corrado Formigli, che ha citato il più recente sciopero del Sole 24 Ore.

 

Testata per cui lavorano "colleghi preparatissimi che studiano per mesi la finanziaria - ha detto -. Poi arriva un'altra persona che non ha mai studiato la riforma fiscale e si ritrovano alla chetichella la sua intervista alla presidente del Consiglio in prima pagina. Ma i giornalisti hanno bisogno di interrogare il potere".

 

 Senza dimenticare argomenti complessi come la mafia, di cui ha parlato Nicola Gratteri, e la politica. Sia quella locale - con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, interrogato sulle sue attività su TikTok ("raccontare i nostri interventi è un dovere", ha detto) - che quella nazionale. […]

 

 

emilio carelli nicola gratteri

GRATTERI ALLA FESTA DE L'ESPRESSO: "LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE NON RISOLVERÀ I PROBLEMI DELLA GIUSTIZIA"

Estratto dell’articolo da https://lespresso.it/https://lespresso.it/

 

Sala piena per Nicola Gratteri, intervistato dal vicedirettore Enrico Bellavia alla festa dei 70 anni de L'Espresso. Innanzitutto, un bilancio sulla lotta alla mafia. A che punto siamo? “Noi fino a 4-5 anni fa abbiamo sempre detto che la polizia giudiziaria italiana fosse una delle migliori al mondo.

 

Oggi abbiamo difficoltà a dire lo stesso, perché non ha a disposizione la stessa tecnologia delle polizie straniere. Chi ha governato negli ultimi dieci anni non ha pensato a cosa serviva per contrastare le mafie. Quando parliamo di mafie, parliamo di organizzazioni in grado di trattare con i bitcoin, di fare transizioni finanziarie sofisticate, di costruire piattaforme telematiche per parlare tra di loro. E noi non riusciamo a intercettarli più”

 

massimo dalema (3)

È un’arretratezza culturale? Abbiamo sottovalutato il fenomeno? Oppure è stata una questione squisitamente economica, di mancati investimenti nella Giustizia? “Non si è avuta una visione su dove andavano le mafie, su cosa serviva per contrastare tecnologicamente queste mafie”.

 

 Traffico di droga: che c’entra il Venezuela con la produzione degli stupefacenti? “C’entra pochissimo. La cocaina si produce in Colombia. Da almeno 5-6 anni i cartelli messicani hanno trasformato l’Ecuador in una piattaforma, da lì parte l’80% della cocaina per il Nord America e per l’Europa. Il Venezuela è residuale. Per coerenza, stando alla logica dei raid sui pescherecci nei Caraibi, Trump dovrebbe bombardare le raffinerie della selva amazzonica di Colombia, Bolivia e Perù”.

 

nicola gratteri (2)

A proposito di mafia, se si tratta di contrastare la manovalanza criminale è ancora possibile; il contrasto ai colletti bianchi e alla borghesia mafiosa è sempre particolarmente affannoso. Perché? “Basta guardare alla riforma di avvertire l’indagato sulla richiesta d’arresto del pm. immaginate un venditore di cocaina denunciato dalla madre: si fanno le indagini, i pedinamenti. Poi il pm presenta la richiesta di misura cautelare, in cui c’è l’evidenza della denuncia. Come si sente questa signora?  Finisce per disincentivare le parti lese a denunciare. E poi, quando andremo ad arrestare e perquisire l’indagato, è facile che faccia scomparire le prove del reato”.

 

elly schlein in video (3)

Gratteri è, mediaticamente, il frontman del “no” alla riforma della Giustizia (anche se lui rifiuta quest'etichetta). "Voterò no perché è una riforma che non serve assolutamente a nulla - ribadisce -. La gente non vuole i rinvii delle cause, la gente vuole non essere costretta a rivolgersi a un capomafia per avere una sentenza. Questa riforma non c’entra nulla. Se ogni anno solo 30 magistrati cambiano carriera, e quando lo chiedono e lo ottengono devono cambiare regione, è evidente che è un falso problema”.

emilio carelli maria elena boschi (2)

 

La riforma, per Gratteri, “non risolverà i problemi della Giustizia. Il manifesto del ‘no’ è quando Nordio dice alla Schlein che quando sarà al potere servirà anche a loro. Questa è già una risposta esplicita. Avremo un pm forte? Io voglio un pm tranquillo e sereno per cercare le prove. Il motivo vero è portare il pm sotto le dipendenze del ministero della Giustizia e dell’esecutivo. Visto che tutte le riforme tendono a non toccare i reati dei cosiddetti colletti bianchi, facciamo prima: aboliamo corruzione, concussione e peculato e lasciamo il resto del codice penale per contrastare efficacemente gli altri reati”. […]

 

MATTEO RENZI ALLA FESTA DE L'ESPRESSO: "IL PIANO CASA DI GIORGIA MELONI È IL CONDONO PER LA CAMPANIA”

Estratto dell’articolo da https://lespresso.it/

 

emilio carelli matteo renzi

Ospite della festa per i 70 anni de L'Espresso anche il senatore e leader di Italia viva Matteo Renzi, intervistato dal direttore Emilio Carelli. Che esordisce ricordando le "molte discussioni con L’Espresso quando ero premier. Ma la libertà di stampa - aggiunge - è un valore fondamentale. Guai quando un governo spia i giornalisti, quando succede questo vuol dire mettere in discussione le regole di gioco”.

 

Partiamo dalla legge di Bilancio. “Il vero piano casa di Giorgia Meloni è il condono annunciato per la Campania. Se la sinistra si dà una sveglia e prova a fare una battaglia sul fatto che è aumentata la pressione fiscale, è aumentato il costo della vita, è aumentato il numero degli italiani che se ne vanno — lo scorso anno 191 mila —, è aumentata l’insicurezza”.

 

Renzi non si dice "d’accordo sull’analisi disfattista del centrosinistra. La prima cosa che manca è la convinzione. Noi diamo tutti per scontato che Meloni sia lì per trent’anni. Non fa nulla ma vuole tutto. Il problema di fondo è che, indipendentemente dagli altri, il centrosinistra ha perso perché ci siamo divisi.

 

corrado formigli (4)

Io potrei aprire un film sulle responsabilità. Se metti insieme numericamente il centrosinistra, i dati dicono che la partita è spalancata. Lunedì ci saranno due vittorie in Campania e in Puglia. Se guardiamo alle scorse regioni, finisce 3 a 3 ma come voti il centrosinistra ne prende di più. Il centrosinistra litiga, ma anche il centrodestra.

 

Io penso che sia una partita aperta perché se perdiamo le elezioni, Meloni prende il Quirinale. E io penso che troppo potere accentrato su una sola persona è molto pericoloso per tutti. Lavoreremo perché in centrosinistra si tolga di dosso la rassegnazione”.

 

C’è un’ipotesi di modifica di legge elettorale con l’indicazione del candidato premier: Renzi accetterebbe le primarie? “Se la legge elettorale è quella vigente, si può andare tranquillamente con lo schema che ha avuto il centrodestra: ciascuno con il proprio partito, poi sarà il più votato a essere premier. Se invece cambia la legge elettorale, le primarie sono un’assoluta necessità.

 

La preoccupazione di Meloni è fare qualcosa che serve a lei - aggiunge l'ex presidente del Consiglio -. Se si vota nei prossimi dodici mesi, avremo un anno e mezzo: la domanda da farsi non è sul nome del candidato premier del centrosinistra, ma chiedere alle persone se stanno meglio o peggio".

 

massimo dalema

Su Quirinale: “Il dato di fatto è che il presidente della Repubblica è l’arbitro, se fa l’arbitro, non si attacca l’arbitro. Non si possono mandare questi messaggi al Quirinale. Ieri c’era una serie di eventi internazionali importantissimi e la Meloni era sul palco con Tajani a ballare. Tajani a Ballando con le stelle non va male, è durante i casini internazionali che sarebbe meglio mandare Barbara D’Urso. Questa è l’Italietta che non ci meritiamo”.

sala semivuota mentre parla elisabetta casellati - 70 anni de l'espresso

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sala bar del teatro brancaccio piena mentre parla elisabetta casellati - 70 anni de l'espresso