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CALZONI TRISTI - RIMETTETE L'OROLOGIO: È QUEL MOMENTO DELL'ANNO IN CUI SEQUESTRANO LE PIZZERIE NAPOLETANE A ROMA. CONFISCATI I BENI DI ''PIZZA CIRO'': RICICLAVANO I SOLDI DELLA CAMORRA - SE VI SEMBRA UN DÉJA-VU, NON VI SBAGLIATE: SONO 5 ANNI CHE METTONO I SIGILLI (E LI TOLGONO DOPO POCHI GIORNI), MA STAVOLTA PARE QUELLA DEFINITIVA

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Da www.romatoday.it

 

Ristoranti, pizzerie, società e denaro contante. Confiscato dai carabinieri del Comando Provinciale di Roma l'impero della Camorra. I militari dell'Arma hanno dato esecuzione alla decisione del Tribunale di Roma nei confronti degli imprenditori Luigi, Antonio e Salvatore Righi e di Alfredo Mariotti, i primi tre arrestati dai Carabinieri di Roma nel gennaio 2014 nel contesto dell’indagine "Margarita" (meglio conosciuta come "Pizza Ciro").

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Si tratta di 28 esercizi commerciali quali bar, ristoranti/pizzerie; 41 beni immobili; 385 rapporti finanziari/bancari; 76 veicoli; 77 società titolari di parte dei suddetti beni; 300mila euro di denaro contante rinvenuti nel corso delle operazioni. Il provvedimento si basa sull’accertata pericolosità sociale dei predetti soggetti, fondata sul loro coinvolgimento in traffici delittuosi gestiti dalla camorra napoletana.

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Dalle indagini dei Carabinieri, i fratelli Righi sono emersi, infatti, quali stabili riciclatori per conto della camorra napoletana, al servizio, in particolare, del clan Contini. I beni confiscati, già sottoposti a sequestro di prevenzione nel 2014 su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sono attualmente gestiti dagli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale.

 

Le indagini dirette dalla DDA di Roma e condotte dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma hanno dimostrato che l’impero economico dei fratelli Righi, diventati proprietari di fatto di una holding di società attive nella gestione di numerosissimi ristoranti/pizzeria ubicati nelle principali vie di pregio del centro storico della Capitale, con un volume d’affari palesemente sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, veniva gestito con modalità illecite, mediante una rete di società intestate a prestanome, finalizzate al reimpiego e all’occultamento di ingenti risorse economiche di provenienza illecita.

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