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DAGONOTA
In Italia una casa su due dev'essere messa in sicurezza, rischio crollo in caso di terremoto. Lo dice un rapporto - citato da "la Stampa" - del Consiglio nazionale degli ingeneri.
Per mettere in sicurezza gli edifici compresi nelle zone "1 e 2" (ad alto rischio sismico) il costo è di circa 36 miliardi di euro. Per fare altrettanto nelle case comprese nelle zone "3 e 4" (come l'Emilia, per esempio), la spesa sale a 93 miliardi di euro.
Ma si tratta di previsioni di spesa - sottolinea il quotidiano torinese - fatte sulla fiducia. Cioè, che tutte le case realizzate dopo il 2001 siano state tirate sù con tutti i crismi. In realtà, metà delle abitazioni italiane (15 milioni su 30) è stata costruita prima del 1974. Quindi, quando non esisteva alcuna normativa anti-sismica.
foto di renzi dal profilo di filippo sensi 2
E dal calcolo delle spese sono escluse sia la "messa in sicurezza" degli edifici pubblici e di culto.
E' assai probabile che questi numeri verranno tirati fuori domani, durante il vertice Renzi-Merkel a Maranello. L'Italia punta ad escludere dal calcolo dei conti pubblici tutte le spese legate alla "messa in sicurezza" del territorio. Per questo il premier ha lanciato l'idea (fumosa) di Casa Italia. Che altro non sarebbe che una colossale opera immobiliare pluriennale, con l'obbiettivo di applicare i consigli del Rapporto degli Ingegneri.
Sempre "La Stampa" ricorda però che domani gli argomenti del vertice bilaterale Italia-Germania dovrebbero essere gli stessi toccati a Ventotene: immigrati, Brexit e Difesa europea.
La Commissione europea, al momento, non è affatto intenzionata ad estendere gli sconti sui conti pubblici anche alla spesa per la ricostruzione di Amatrice; tantomeno a quelle della "messa in sicurezza" delle case degli italiani. Un conto sono le spese per l'emergenza, un conto quelle per la ricostruzione di un Paese. E su questo punto, la Merkel - alle prese con le prossime elezioni - non sembra intenzionata a mollare.
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