DAGOREPORT - INTASCATO IL TRIONFO SALA, SUL TAVOLO DI MELONI RIMANEVA L’ALTRA PATATA BOLLENTE: IL…
Estratto dell’articolo di Conchita Sannino per "la Repubblica"
«Così hanno fatto tutti». E fa nomi e cognomi dei casi precedenti. L'ex pubblico ministero antimafia Catello Maresca, che da due mesi è consigliere comunale a Napoli e sul cui rientro in ruolo - come giudice di Corte d'Appello, a Campobasso - si è spaccato il Consiglio Superiore della Magistratura, non nasconde più l'ira.
«L'indipendenza della magistratura deve valere sempre. Non quando conviene solo ad una certa parte politica». Il suo non è un "caso", sottolinea. «È solo accanimento su una persona».
(…)
«Io dico che è incomprensibile ciò che viene mosso nei miei confronti - spiega - Non sono disposto a diventare il capro espiatorio di contese altre, che non accetto vengano compiute sul mio nome e sulla mia onorabilità personale e professionale».
Di casi come il suo, col "doppio ruolo", ce ne sono stati tanti, ricorda. Li elenca: «Non esiste nessun caso Maresca perché ho rispettato la legge: come hanno fatto Gennaro Marasca, assessore negli anni Novanta nella giunta comunale di Bassolino (e consigliere di Appello a Campobasso, ndr );
Nicola Marrone, sindaco di Portici (che anche in campagna elettorale svolgeva le funzioni di giudice nella vicina Torre Annunziata, ndr ); come Nicola Graziano, che è stato consigliere ad Aversa, e Mariano Brianda consigliere a Sassari, tra i più recenti identici casi a me noti. Ma se ne potrebbero citare altri: parliamo di esperienze legate ad un chiaro partito politico e mai da alcuno contestate. Per le quali giustamente non si è mai parlato di caso Marasca, o Brianda ».
(…)
«Nonostante questo accanimento personale che considero ingeneroso alla luce anche del marcato profilo civico da me tenuto nell'istituzione, ben venga una riflessione sul ruolo dei magistrati prestati alla politica». (…)
Ma avverte: «Che sia però una riflessione seria e non ideologica e riguardi l'intero fenomeno etichettato da molti come "porte girevoli". E comprenda anche la posizione delle centinaia di colleghi, chiamati da ministri di partito a rivestire cariche nell'esecutivo e che poi rientrano tranquillamente in servizio, conservando, peraltro, la sede di provenienza. Quando addirittura non vengono subito dopo "promossi"».
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