DOMNICA, MALEDETTA DOMNICA: LA CEMORTAN CERCA FINO ALLA FINE DI NEGARE DI ESSERE STATA L’AMANTE DI SCHETTINO (MA POI AFFONDA, COME IL CONCORDIA)

Michele Bocci per "la Repubblica"

«È stata l'amante del comandante Schettino?». Una domanda secca e nessuna risposta per venti minuti. Tubino nero con le braccia scoperte, caschetto biondo platino e sguardo stanco, Domnica Cemortan ha cercato fino all'ultimo di resistere alla verità. Ha invocato il rispetto della privacy, ha contestato quanto le è stato chiesto, ha detto che la sua vita è stata distrutta dal naufragio della Concordia.

E non ha mollato per tutto quel tempo, mentre gli avvocati nella platea del teatro Moderno di Grosseto si guardavano straniti, i giornalisti in galleria sorridevano soddisfatti per una storia da raccontare e Schettino si voltava di qua e di là visibilmente innervosito. Un tempo sospeso, un'atmosfera irreale. «Guardi che devo incriminarla», ha minacciato più volte il presidente del collegio del Tribunale, Giovanni Puliatti.

La hostess moldava di 27 anni, a bordo della nave come amica del comandante, si è liberata solo dopo la pausa richiesta dal suo avvocato per chiarirle le idee: «Sì, abbiamo avuto una relazione sentimentale». Non l'ha nemmeno pronunciato il nome di Francesco Schettino, tanto era chiaro che si stava riferendo a lui.

Seduta sul palco di questo teatro dove si celebra il processo su una tragedia da un unico imputato e dai grandi numeri (di morti, danni, risarcimenti, avvocati), Domnica trasmette uno strano misto di sfrontatezza e paura. Le parole della ex dipendente di Costa vengono riportate da una interprete. Le prime domande riguardano quanto successo quella notte, prima e dopo il naufragio.

Poi una legale di parte civile affronta la questione che tutti aspettano: «Lei e il comandante avevate una relazione?».
Domnica è netta: «Non voglio rispondere».
Interviene il giudice: «No, lei ha l'obbligo di rispondere».
La giovane moldava non è convinta: «Non parlo perché sennò finisce tutto sui giornali».

Il giudice (innervosito): «Per la legge italiana, forse dalle sue parti si usa in modo diverso, quando uno è testimone ha l'obbligo di dire la verità e non può nascondere niente».
Domnica non cede di un millimetro: «Non vedo la rilevanza di questa cosa».
Il giudice (perentorio): «La rilevanza qui la decidiamo noi. La avverto che se non risponde poi dovrà affrontare un processo penale ».

La tensione scuote il teatro.
Domnica insiste: «Quale importanza può avere una cosa del genere?», insiste Domnica.
Il giudice (più pacato, stavolta): «Dobbiamo capire se un testimone ha motivo di favorire un imputato. Le testimonianze sono asettiche, se chi le rende ha un rapporto privilegiato con l'imputato questo deve risultare nel processo».

Il legale della donna, Gianluca Madonna, interviene per chiedere una pausa. Lo stop e la chiacchierata con l'avvocato però non sembrano servire a molto. Domnica rientra in aula e tiene a lungo le mani sul viso. La sua strada sta diventando sempre più stretta, sembra sul punto di piangere. Ma non è ancora pronta a cedere.

Il giudice: «Allora, avete avuto una relazione sentimentale?».
Domnica: «Dopo l'incidente non ci siamo più visti».
Il giudice (incalzante): «E prima?».
Domnica: «Certo, era stato il mio comandante. Ero la sua preferita ».
Ancora niente. Si riprova a far tradurre tutto da capo.
Domnica ci riprova: «Non capisco per quale ragione mi chiedete questo. Cosa importa con chi faccio sesso?».

Il giudice non ce la fa più, è al limite.
Finalmente la giovane donna si rivolge all'interprete con un filo di voce: «Si, ho avuto una relazione sentimentale. Ora passiamo oltre? ».
Domnica si prende una nuova strigliata: «Lei deve solo rispondere, non fare domande a sua volta».
La testimonianza adesso è un calvario.

Quando si arriva a parlare dei biglietti per salire sulla Concordia, la moldava è scossa.
Nuova domanda: «Come mai lei non aveva un titolo di viaggio?».
E lei sbotta: «Quando sei l'amante di qualcuno importante non ti chiedono molte spiegazioni».
Una frase sfrontata su cui c'è subito una parziale marcia indietro: «Ho fatto una battuta all'interprete». Il giudice Puliatti accetta questa lettura e chiede di andare avanti.

Una delle testimonianze più attese del processo Concordia rischia così di finire con un nulla di fatto. Molto probabilmente infatti, proprio alla luce della relazione con Schettino, le parole di Domnica sul naufragio non saranno utilizzate, a partire da quelle con cui ha raccontato la cena o il mancato rispetto di un ordine di Schettino da parte di un ufficiale poco prima del naufragio.

«Oggi sono morta per la seconda volta», dice ai giornalisti uscendo dal teatro Moderno. «La prima volta è stato la notte del naufragio, che mi ha portato problemi psicologici per i quali mi sono dovuta curare. Adesso muoio di nuovo perché le persone scoprono una cosa che ho provato a nascondere per tanto tempo, anche per proteggere mio figlio. Ho perso due anni della mia vita, ora voglio ricominciare a lavorare. Spero almeno che conoscere le mie vicende private aiuti i giudici a portare avanti il processo».

 

Domnica Cemortan, con una amica DOMNICA CEMORTAN DOMNICA CEMORTAN Domnica Cemortan su CHI jpegDomnica Cemortan e il Comandante Schettino da CHI jpegDOMNICA CEMORTAN DOMNICA CEMORTAN concordia al tramonto Costa Concordia