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IL CENSIS FA EVAPORARE IL "PAESE DELLE MERAVIGLIE" RACCONTATO DA MELONI – L'ISTITUTO DI RICERCA CERTIFICA CHE NEGLI ULTIMI 15 ANNI LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE È DIMINUITA IN TERMINI REALI DELL'8,5% – IL 78% DELLA POPOLAZIONE TEME DI NON POTER CONTARE SU SERVIZI SANITARI E ASSISTENZIALI ADEGUATI, SE FOSSE IN CONDIZIONE DI NON AUTOSUFFICIENZA - SI REGISTRA UNA PROGRESSIVA “SENILIZZAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO”: L’INCREMENTO DI 833.000 OCCUPATI DEL BIENNIO 2023-2024 È DOVUTO PER L’84% A OVER 50 – L'INDICE DELLA PRODUZIONE INDUSTRIALE È STATO NEGATIVO PER 32 MESI CONSECUTIVI, CON UN CALO DELL’1,2% NEL 2025. MENTRE IL SETTORE DELLE ARMI FA SEGNARE UN +35%...
CENSIS, IN 15 ANNI RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE IN CALO DELL'8,5%
(ANSA) - ROMA, 05 DIC - Tra il primo trimestre del 2011 e il primo trimestre del 2025 (quasi quindici anni) la ricchezza delle famiglie italiane è diminuita in termini reali dell'8,5%. E chi ha perso più ricchezza è il ceto medio. Lo evidenzia il Censis nel suo 59/° rapporto.
Dividendo le famiglie italiane per decili di ricchezza detenuta, il 50% delle famiglie più povere ha visto diminuire la propria ricchezza del 23,2%, le famiglie distribuite tra il sesto e l'ottavo decile hanno subito una riduzione del patrimonio iniziale tra il 35,3% e il 24,3%, tra le famiglie del nono decile la diminuzione è stata del 17,1%, mentre solo il 10% delle famiglie più ricche ha visto aumentare la propria ricchezza del 5,9%.
All'inizio del 2025, il 60% della ricchezza nazionale è posseduto da 2,6 milioni di famiglie appartenenti al decimo decile. Di più: il 48% della ricchezza è in mano a 1,3 milioni di famiglie che costituiscono il 5% delle famiglie più abbienti. La quota di ricchezza detenuta da 13 milioni di famiglie che si trovano invece alla base della piramide patrimoniale è scesa dall'8,7% del 2011 al 7,3% del 2025.
CENSIS, PRODUZIONE INDUSTRIALE A -1,2%, MA ARMI +31%
PRODUZIONE INDUSTRIALE IN ITALIA
(ANSA) - ROMA, 05 DIC - L'indice della produzione industriale è stato negativo per trentadue mesi consecutivi con l'eccezione di tre timidi rimbalzi. In particolare, la produzione manifatturiera è arretrata nel 2023 (-1,6%), nel 2024 (-4,3%) e anche nei primi nove mesi di quest'anno (-1,2%). E' quanto ricorda il Censis nel suo 59/o rapporto, sottolineando la crescita esponenziale del settore delle armi nel capitolo dal titolo "Il lungo autunno industriale (e l'antidoto del riarmo)".
Tra i comparti in maggiore sofferenza, e a rischio deindustrializzazione soprattutto il tessile e la meccanica. Nel 2024 solo l'alimentare ha registrato un incremento della produzione: +1,9%. Il tessile e abbigliamento è calato dell'11,8%, i mezzi di trasporto del 10,6%, la meccanica del 6,4%, la metallurgia del 4,7%, la farmaceutica dell'1,7%.
Solo quattro comparti (elettronica, alimentare, farmaceutica, legno e carta) mostrano segnali di recupero nel 2025. Contestualmente, nei primi nove mesi del 2025, mentre la produzione industriale segnava ancora un calo dell'1,2%, la fabbricazione di armi e munizioni ha registrato un incremento del 31,0% rispetto al 2025.
CENSIS, UN MERCATO DEL LAVORO SEMPRE PIÙ SENILE
LA RICERCA DEL LAVORO IN ITALIA
(ANSA) - ROMA, 05 DIC - La demografia cambia volto all'occupazione con una progressiva "senilizzazione del mercato del lavoro". E' la fotografia del Censis nel suo 49/o rapporto. L'incremento di 833.000 occupati registrato nel biennio 2023-2024 è dovuto prevalentemente alle persone con 50 anni e oltre, questi sono stati 704.000 (ovvero l'84,5% di tutta la nuova occupazione).
Il saldo positivo nei primi dieci mesi del 2025 (206.000 occupati in più rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso) dipende esclusivamente dai più anziani, che aumentano di 410.000 unità (+4,2%), a fronte di -96.000 occupati di 35-49 anni (-1,1%) e -109.000 con meno di 35 anni (-2,0%).
giorgia meloni dati su occupazione
Tra i giovani sono in netto aumento gli inattivi: +176.000 nei primi dieci mesi dell'anno (+3,0%). Nel biennio 2023-2024 l'input di lavoro supera largamente la crescita dell'economia: +3,7% gli occupati, +5,3% le ore lavorate, solo +1,7% il Pil.
Conseguentemente, calano gli indicatori di produttività: -2,0% il valore aggiunto per occupato e -3,5% il valore aggiunto per ora lavorata. In compenso l'Italia è balzata alla quattordicesima posizione tra le economie mondiali per intensità di automazione, con una quantità di robot installati per numero di addetti superiore alla media europea, statunitense e asiatica, e risulta al sesto posto nel mondo per numero di robot industriali installati nel 2023, con più di 10.000 nuove installazioni.
Tra il 1995 e il 2022 nel settore dell'automotive sono cresciuti in termini reali sia la produzione (+61,4%), sia il valore aggiunto (+17,2%), a fronte di una riduzione costante della forza lavoro impiegata (da 207.000 addetti a 163.000: -21,3%).
Questa combinazione di fattori mostra come un aumento della produttività sia reso possibile dalla maggiore automazione dei processi produttivi. Tuttavia, se nello stesso periodo il valore aggiunto per occupato è lievitato del 48,8%, i salari sono aumentati in maniera non proporzionale: solo del 9,3%.
CENSIS, 8 ITALIANI SU 10 TEMONO UN WELFARE DEBOLE
(ANSA) - ROMA, 05 DIC - Il 78,5% degli italiani teme che, se si trovasse in condizione di non autosufficienza, non potrebbe contare su servizi sanitari e assistenziali adeguati. Lo stesso vale per i rischi ambientali: il 72,3% crede che, in caso di eventi atmosferici estremi o catastrofi naturali, gli aiuti finanziari dello Stato sarebbero insufficienti.
Di conseguenza, riferisce il rapporto Censis, il 54,7% si dichiara disposto a destinare fino a 70 euro al mese per tutelarsi dal rischio di non autosufficienza, dai danni legati al cambiamento climatico o da altri eventi avversi.
Il 52,3% ritiene di poter ristrutturare i propri consumi, riducendo alcune spese per destinare quanto risparmiato all'acquisto di strumenti assicurativi (vita, salute, non autosufficienza).
La disponibilità, tuttavia, non si traduce in comportamenti concreti: il 70,0% degli italiani non sta facendo nulla sul piano finanziario o assicurativo per tutelarsi in caso di non autosufficienza. Solo il 10,7% si dice pronto a ricorrere a polizze assicurative per affrontare questa eventualità.
La maggioranza sceglie soluzioni alternative: il 37,2% si limita a dire che ci penserà se e quando accadrà, il 34,5% ricorrerà ai risparmi, il 22,0% conterà sul welfare pubblico, il 19,9% sull'aiuto dei familiari, il 14,7% su amici e volontari.
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