
AZZ! LA DUCETTA CI STA PENSANDO DAVVERO DI PORTARE L’ITALIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026 - PERCHÉ…
PUTIN LE TENTA TUTTE PER INFILARE I SUOI “OCCHI” IN ITALIA – I PM DI MILANO HANNO CHIESTO IL RINVIO A GIUDIZIO PER I DUE IMPRENDITORI DI MONZA, ACCUSATI DI ESSERE STATI ASSOLDATI DAI SERVIZI SEGRETI RUSSI PER RACCOGLIERE IMMAGINI E INFORMAZIONI SENSIBILI PER CONTO DI MOSCA – I DUE PUNTAVANO A “INFILTRARSI NELLE ISTITUZIONI LOCALI”, FARSI ELEGGERE IN CONSIGLIO COMUNALE DI MONZA, FARE INSTALLARE NUOVE TELECAMERE, CAVALCANDO IL TEMA DELLA SICUREZZA, PER POI FARLE GESTIRE “DA REMOTO” AGLI 007 DI PUTIN – I PAGAMENTI IN BITCOIN E I PIANI PER “FOTOGRAFARE OBIETTIVI MILITARI SENSIBILI” E “FORNIRE LA MAPPATURA DEI SISTEMI DI VIDEOSORVEGLIANZA” DI MILANO...
Estratto dell’articolo di Ilaria Carra e Rosario Di Raimondo per “la Repubblica”
Gli spioni della Brianza puntavano alla politica. Volevano «infiltrarsi nelle istituzioni locali», sfruttando in campagna elettorale il tema della violenza sulle donne. Non volevano difendere i cittadini ma installare nuove telecamere nelle strade, che sarebbero poi state gestite «da remoto» dagli 007 di Putin. Informazioni preziose che Mosca era pronta a ripagare in criptovalute.
È una delle accuse che emerge dalla richiesta di rinvio a giudizio del pm di Milano Alessandro Gobbis nei confronti di due imprenditori brianzoli, Pericle S., 35 anni, e Iginio Felice C., di 63. Indagati per corruzione del cittadino da parte dello straniero, reato aggravato «dalla finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico». A maggio ci sarà l’udienza preliminare.
Per la procura guidata da Marcello Viola, erano stati assoldati dall’Fsb, l’intelligence civile russa. Hanno ricevuto duemila euro in bitcoin – e si erano fatti promettere altri soldi – per «compiere atti contro gli interessi nazionali».
SPIONAGGIO RUSSO - VLADIMIR PUTIN
Il primo contatto nel marzo del 2023 con una mail. Pericle si propone a uno 007 rimasto anonimo. «Abbiamo competenze, strutture, tecnologia. Sappiamo muoverci». L’obiettivo: svolgere «attività per sostenere la pace in ogni modo». […]
La missione è vendere informazioni riservate. In vari modi. Alcuni si rivelano concreti, come il dossieraggio a un esperto di droni con un passato lavorativo in Russia. Altri al di sopra delle loro possibilità, come la ricerca di carte classificate della Nato o l’idea di far installare una rete di telecamere sui taxi di Milano per mappare piazze e strade. Attività «funzionali», secondo i pm, «alla realizzazione di azioni di sabotaggio, così come avvenuto in altri Paesi europei».
Una delle strategie è «l’infiltrazione nelle istituzioni politiche locali» di Monza e provincia. Farsi eleggere, diventare consiglieri o magari assessori, battersi per avere più occhi elettronici cavalcando la paura delle donne e la necessità di più sicurezza. In realtà il piano è quello di «far gestire da remoto all’intelligence russa» le telecamere.
La sorveglianza è un tema centrale nel patto tra i brianzoli e l’uomo dell’Fsb. Anche il progetto di proporre un accordo con le cooperative dei tassisti di Milano, Roma e poi altre città per installare a bordo delle auto bianche delle dashcam è funzionale a vendere immagini.
Nel piano rientra anche il compito di realizzare «fotografie di obiettivi militari sensibili» e di «fornire la mappatura dei sistemi di videosorveglianza e delle zone grigie» di Milano, aree cioè non coperte dalla videosorveglianza.
Gli spioni arrivano a fare un dossieraggio contro R.B., un esperto di sistemi elettronici nel comparto della sicurezza, «con esperienza nello scenario russo». Di lui sanno tutto: chi è, dove abita, che macchina guida. Dettagli inviati agli 007. Una rete di «case sicure», inoltre, sarebbe dovuta servire a ospitare a Milano cittadini russi senza che restasse traccia del loro passaggio.
Progetti veri e presunti, realizzabili o rimasti sulla carta. Ma che cominciano a fruttare. Il 25 gennaio 2024, ricostruiscono i magistrati, dall’Fsb («o da una sua entità di copertura») parte un pagamento in criptovalute di 500 euro, destinato all’account di Pericle. Il successivo 3 aprile un altro versamento, stavolta di 1.500 euro. Ma cinque giorni dopo la collaborazione finisce.
È lo stesso Pericle, il più giovane dei due imprenditori, animato da una forte simpatia per la Russia e da sentimenti anti occidentali e di odio verso l’Ucraina, a presentarsi davanti ai carabinieri della stazione di Nova Milanese per delle «dichiarazioni spontanee». Ci torna altre tre volte: il 12, il 17 e il 20 aprile. Parte l’inchiesta, condotta dai carabinieri del Ros. Fino alla richiesta di processo.
Firmata dal pm Gobbis, che con il procuratore aggiunto Eugenio Fusco indaga adesso sui misteriosi sorvoli di un drone – di presunta fabbricazione russa – nella no fly zone sopra il Centro di ricerca comune della Commissione europea a Ispra, sul Lago Maggiore. Al momento non sono emersi collegamenti tra i brianzoli e l’indagine per spionaggio sul sito nel Varesotto. […]
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