DAGOREPORT – CON L'OPERAZIONE GENERALI-NATIXIS, DONNET SFRUTTA UN'OCCASIONE D'ORO PER…
Enrico Franceschini per “la Repubblica”
Fondata nel 1575 da un esploratore portoghese, a lungo uno dei principali porti per il mercato degli schiavi, quindi sconvolta da due guerre di seguito, quella coloniale per ottenere l’indipendenza dal Portogallo e quella civile che ha diviso in due il paese, la capitale dell’Angola non è la prima meta che viene in mente a uno straniero quando si pensa a lusso e spese folli.
Eppure Luanda risulta la città più cara del mondo: più di New York, Londra, Tokyo, tanto per citarne tre comunemente associate con un proibitivo costo della vita. Ma i tempi cambiano, la ruota della fortuna gira e la geografia economica del pianeta non è più la stessa: tanto che nessuna delle tre succitate metropoli del mondo industrializzato figura fra le prime dieci della graduatoria.
Beninteso, il ranking compilato dalla Mercer, una società di analisi finanziarie inglese, non significa che il reddito medio dei 5 milioni di abitanti di Luanda sia maggiore di quello di newyorchesi o londinesi. La classifica in questione misura soltanto il costo della vita per un paniere di generi e servizi destinati agli espatriati, ovvero a quella ristretta élite di banchieri, manager, diplomatici che viaggia da un capo all’altro della terra a spese del proprio datore di lavoro.
È per costoro che la capitale di uno Stato africano risulta più cara di Londra o New York, non per il cittadino medio. E tuttavia si tratta egualmente di un dato sorprendente, seppure fortemente influenzato dalle fluttuazioni delle monete locali in rapporto a dollaro, euro o sterlina, i pesi massimi internazionali in questo campo.
A Luanda, per esempio, l’affitto di un appartamento con due camere da letto costa 6.800 dollari al mese e quello di una casetta con tre camere da letto arriva a 15.800 dollari al mese, più che da ogni altra parte, a qualunque latitudine, e il motivo è semplice: di residenze appropriate per gli espatriati ce ne sono poche e quelle che esistono hanno i prezzi alle stelle.
Stesso discorso per ogni altro genere di consumo che interessi gli occidentali: un paio di jeans costa 247 dollari, oltre quattro volte di più che a New York, per cui perfino a uno straniero danaroso conviene comprarli prima di partire per il continente nero.
Al secondo posto della graduatoria c’è tuttavia una città dove le sistemazioni di livello occidentale certo non mancano, e da molto tempo, essendo una delle capitale della finanza mondiale: Hong Kong.
Eppure anche lì affitti folli, 6.500 dollari al mese per due stanze da letto, 11.800 per una villetta. Seguono, nell’ordine, luoghi meno sorprendenti come simbolo di ricchezza, vecchia o nuova: Zurigo in terza posizione, quindi Singapore, Ginevra, Shangai, Pechino, Seul e Berna. Ma al decimo posto c’è un’altra sorpresa: N’Djamena. Si potrebbe promettere un soggiorno gratuito a chi sa dov’è (aiutino: in Ciad).
Tokyo esce per la prima volta dalla “top 10”, principalmente per il calo di valore dello yen, Londra è al dodicesimo posto, New York al sedicesimo. E il maggiore passo indietro, da un anno all’altro, lo ha fatto Mosca, scendendo dal nono al cinquantesimo posto, come conseguenza della caduta del rublo a seguito dell’imposizione delle sanzioni occidentali. Per cui, da questo punto divista, l’Occidente si è fatto un favore: aprire un ufficio nella capitale della Russia, adesso, costa molto meno. Quasi un affarone, rispetto a quanto costa aprirlo a Luanda.
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