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Marco Gasperetti per il Corriere della Sera
A otto mesi dalla maxi inchiesta su 37 carabinieri della Lunigiana inquisiti per violenze e abusi nei confronti di cittadini inermi, soprattutto extracomunitari, nuove carte depositate dopo la chiusura delle indagini raccontano altri presunti episodi raccapriccianti che avrebbero visto protagonisti i militari.
Come minacce a chi voleva denunciare i soprusi («Se parli ti stacco la testa»), accompagnate da scariche elettriche, manganellate e persino una sevizia sessuale. I più fortunati dovevano incassare offese razziste e il ricatto sotto forma di minacce di venire rimpatriato insieme alla famiglia.
CARABINIERI ACCUSATI DI STUPRO
E poi c' è una frase, pronunciata da un carabiniere durante un' intercettazione ambientale: «Basterebbe prenderli (gli extracomunitari ndr ) e invece di portarli in caserma farli sparire, come fanno i cinesi, un solo colpo alla nuca, nella fossa, calce, tappi tutto ed è l' unico modo per levarli di mezzo», dice il militare ai colleghi.
Qualcuno, secondo il procuratore della Repubblica di Massa Carrara, Aldo Giubilaro, aveva già preparato un' arma che avrebbe potuto se non eliminare dare una severa lezione ai «nemici». Uno dei militari, infatti, custodiva una spranga di acciaio con un meccanismo telescopico: chiuso misurava venti centimetri, aperto settanta.
Un' arma micidiale, che davanti al pm Giubilaro, il carabiniere infedele, ha definito «un innocuo manganello di Carnevale per la figlioletta», perché lui era «molto attaccato alla famiglia». Già la famiglia. Nelle intercettazioni, spesso effettuate nelle auto di servizio, si scopre anche che uno dei militari maltrattava la moglie.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti sarebbe arrivato a picchiarla in pubblico, a «sputarle in faccia», e un giorno aveva deciso di scaraventare la donna fuori dall' abitacolo dell' auto di servizio in una strada della periferia di Livorno lasciandola al freddo e senza telefono.
Non mancano anche verbali falsificati, o mai redatti, turni saltati e finte ore di servizio i militari per andare insieme a consumare cene. Tra gli indagati ci sono anche il tenente colonnello Valerio Liberatori, comandante provinciale dei carabinieri di Massa e il capitano Saverio Cappelluti, comandante della compagnia di Pontremoli.
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