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NUOVO COLPO DI SCENA NEL CASO SHALABAYEVA – LA PROCURA DI FIRENZE HA CHIESTO L’ASSOLUZIONE DEI CINQUE IMPUTATI COINVOLTI NEL CASO DELL’ESPULSIONE DI ALMA SHALABAYEVA, LA MOGLIE DEL DISSIDENTE KAZAKO MUKHTAR ABLYAZOV, ESPULSA VERSO IL KAZAKHSTAN NEL 2013 E POI TORNATA IN ITALIA INSIEME ALLA FIGLIA ALUA – GLI IMPUTATI (ALTI FUNZIONARI DELLA POLIZIA), ACCUSATI DI SEQUESTRO DI PERSONA PER AVER DISPOSTO IL RIMPATRIO FORZATO, NEL 2022 ERANO STATI PRIMA ASSOLTI DALLA CORTE D’APPELLO. LA SENTENZA FU POI ANNULLATA DALLA CASSAZIONE…
Paolo Martini per www.adnkronos.com
Alma Shalabayeva e Mukhtar Ablyazov con la figlia
La Procura generale di Firenze ha chiesto oggi l'assoluzione dei cinque imputati coinvolti nel caso dell'espulsione di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, avvenuta nel 2013.
Per il sostituto procuratore generale Luigi Bocciolini, "il fatto non sussiste": l'espulsione fu eseguita in modo legale e Alma Shalabayeva non fornì mai un passaporto valido né dichiarò la sua reale identità ai funzionari di polizia.
Nel corso della requisitoria davanti alla Corte d'appello di Firenze, dove si aperto il processo d'appello bis, il sostituto procuratore ha inoltre ribadito e rafforzato le motivazioni già espresse dalla Corte d'appello di Perugia, che nel 2022 aveva assolto i cinque imputati. Tuttavia, quella sentenza era stata annullata dalla Corte di Cassazione il 19 ottobre 2023, con rinvio a nuovo giudizio a Firenze.
Gli imputati sono gli alti funzionari di polizia Renato Cortese, Maurizio Improta, Francesco Stampacchia, Luca Armeni e Vincenzo Tramma, accusati di sequestro di persona per aver disposto 12 anni fa il rimpatrio forzato in Kazakhstan di Shalabayeva e della figlia, all'epoca di sei anni. In aula erano presenti tutti gli imputati e Alma Shalabayeva, costituitasi parte civile.
I fatti risalgono alla notte tra il 28 e il 29 maggio 2013, quando le due donne vennero prelevate dalla polizia nella loro abitazione a Casalpalocco, a Roma. Ad Alma Shalabayeva fu contestato il possesso di un passaporto falso. Due giorni dopo fu disposta l'espulsione e madre e figlia vennero imbarcate su un volo privato diretto in Kazakhstan, messo a disposizione dalle autorità di Astana.
Al loro rientro in Italia, avvenuto alcuni mesi più tardi, a Shalabayeva e alla figlia fu riconosciuto lo status di rifugiate politiche. In primo grado i cinque funzionari erano stati condannati a pene comprese tra i 4 e i 5 anni.
All'epoca dei fatti, Cortese era dirigente della Squadra mobile di Roma e Improta a capo dell'Ufficio immigrazione. Armeni, Stampacchia e Tramma erano loro collaboratori.
Ora la parola passa ai giudici della Corte d'appello fiorentina, presieduta dal giudice Giampiero Borraccia, chiamati a esprimersi nuovamente sulla vicenda. La sentenza è attesa per il 20 novembre.
Prima però sono previste altre udienze: il 27 ottobre parleranno le parti civili e a seguire inizieranno le arringhe delle difese degli imputati; spazio alle difese anche il 3 novembre e infine il 10 novembre. Al momento i difensori dei cinque imputati si sono limitate a prendere atto delle richieste di assoluzione formulate dalla Procura generale, come hanno sottolineato gli avvocati all'Adnkronos.
renato cortese 1
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
ALMA SHALABAYEVA TORNA A ROMA
shalabayeva - bonino
giuseppe procaccini
luca armeni
maurizio improta
alma shalabayeva
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