proteste in iran

LA STORIA DEL PASSATO ORMAI CE L'HA INSEGNATO CHE UN POPOLO AFFAMATO FA LA RIVOLUZION... – CONTINUANO LE PROTESTE DEI COMMERCIANTI E DEGLI STUDENTI IRANIANI CONTRO L’INFLAZIONE E IL CROLLO DELLA VALUTA LOCALE: “NON MANGIAMO MAI CARNE, NON POSSIAMO PERMETTERCI DI CURARE I NOSTRI FIGLI. IL NOSTRO STIPENDIO VALE UN TERZO IN MENO DELL’ANNO SCORSO” – MIGLIAIA DI PERSONE SONO SCESE IN PIAZZA IN TUTTO IL PAESE AL GRIDO DI “LIBERTÀ”, “MORTE AL DITTATORE” E “NON ABBIATE PAURA, SIAMO TUTTI INSIEME” – IL CAPO DELLA BANCA CENTRALE SI È DIMESSO. IL PRESIDENTE “RIFORMISTA” CERCA DI METTERE UNA TOPPA, ANNUNCIANDO UNA RIFORMA DEL… - VIDEO

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Estratto dell’articolo di Greta Privitera per il "Corriere della Sera"

 

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Ha aspettato le dieci del mattino. «E se questa volta fossimo in pochi?», si è chiesto Amir, fratello di Ghazaleh, prima di varcare la soglia di casa. Fa il commesso da un calzolaio del Gran Bazar di Teheran e per il terzo giorno di fila ha partecipato allo sciopero dei commercianti che da ieri è diventato anche quello degli studenti e della gente comune. Una volta per strada, la paura è svanita: «Erano in migliaia». […]

 

Si protesta contro l’inflazione ai massimi storici, al 42,2 per cento, contro il crollo della moneta, contro il carovita. «Non mangiamo mai carne, non possiamo permetterci di curare i nostri figli. Il mio stipendio vale un terzo in meno dell’anno scorso», racconta Laleh, impiegata di Teheran.

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Un quadro economico disastroso dovuto alla cattiva gestione del Paese, alle sanzioni e alle politiche che tengono sigillata l’economia. E poi agli sforzi serrati dell’amministrazione Trump di strozzare le vendite di petrolio iraniano all’estero e alla Guerra dei 12 giorni con Israele, che ha costretto la Repubblica islamica ad attingere alle banche di Teheran, già mezze vuote.

 

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Non a caso, lunedì, il capo della banca centrale, Mohammad Reza Farzin, si è dimesso. Il governo del presidente cosiddetto riformista arranca. Masoud Pezeshkian incontra i sindacati, le corporazioni, promette misure, cerca parole concilianti: «Il sostentamento della gente è la mia preoccupazione quotidiana: stiamo pensando a riformare il sistema monetario e bancario».[…]

 

Quando scendono in piazza i «bazari», i commercianti, vuol dire che si è al collasso, spiegano da Teheran. Si protesta a Shiraz, Isfahan, Kermanshah, Mashhad, Ahvaz, Yazd, Karaj, Malard, Pardis, Hamedan, Qeshm, Zanjan, e Tabriz. Tremano i muri delle università al grido di «azadi, azadi», libertà.

 

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Per le strade rispunta quel «morte al dittatore», come nel 2023, quando a capo delle proteste c’erano le ragazze senza velo che, da quel momento, non lo hanno mai più rimesso. Questa volta, invece, i cortei sono guidati «dalle persone senza scarpe», dai più poveri, ci dicono. […]

 

L’aria è tesa e le autorità annunciano scuole e uffici chiusi in 24 province. C’è un nuovo slogan che non si era mai sentito prima: «Non abbiate paura, non abbiate paura, siamo tutti insieme».

 

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