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CORNUTO E MAZZIATO? LADY MATACENA CONFERMA I SOSPETTI DEI PM: “È STATA UN’IDEA DI SCAJOLA LA LATITANZA IN LIBANO PER MIO MARITO” - “LA POSRSCHE FU BELLAVISTA CALTAGIRONE A REGALARMELA”, CIOÈ “L’ORCO” COME LO CHIAMAVA SCIABOLETTA GELOSO

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Enrico Fierro e Lucio Musolino per “il Fatto Quotidiano”

Lady Matacena scarica Sciaboletta. Trasferire mio marito in Libano? “Una idea di Scajola”. Gli affari in Albania? “Scajola voleva introdursi nel business delle energie alternative”. E infine, il colpo mortale per l’uomo innamoratissimo della bella Chiara Rizzo.

MATACENA CHIARA RIZZO SCAJOLAMATACENA CHIARA RIZZO SCAJOLA

“La Porsche Cayenne mi fu regalata da Francesco Bellavista Caltagirone, al quale mi lega un rapporto di amicizia...”. Caltagirone, l’uomo che girava intorno alla signora “champagne”, e che un gelosissimo Scajola chiamava “L’Orco”. Ne faceva seguire gli spostamenti, finanche quelli aerei, certo che l’uomo avesse una relazione con la Rizzo.

Della costosissima Porsche, l’ex ministro dell’Interno voleva sapere tutto, mise addirittura un poliziotto sulle tracce della targa per capire a chi fosse intestata. Ora, dalla sua cella di Regina Coeli, dove gli è permesso leggere i quotidiani, i suoi sospetti diventeranno certezze. Certezze ancora più amare per via delle accuse nei suoi confronti che lady Matacena ha messo a verbale durante l’interrogatorio reso la settimana scorsa davanti ai pm Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio.

CHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENACHIARA RIZZO E AMEDEO MATACENA

Dai rapporti con il faccendiere Vincenzo Speziali a quelli con il leader delle falangi libanesi Amin Gemayel che avrebbe dovuto consentire il trasferimento dell’ex parlamentare latitante Amedeo Matacena da Dubai a Beirut, dove avrebbe chiesto asilo politico. Passando per l’incontro di Bernareggio con l’imprenditore Gabriele Sabatini, legato a Paolo Berlusconi col quale un paio d’anni fa puntava a realizzare un grande affare in Russia con la costruzione di case prefabbricate per un miliardo di euro.

CHIARA RIZZO AMEDEO MATACENACHIARA RIZZO AMEDEO MATACENA

Leggendo le dichiarazioni della Rizzo, l’ex ministro arrestato sapeva addirittura dove Matacena trascorreva la sua latitanza. “Claudio Scajola era a conoscenza della presenza di mio marito alle Seychelles” rivela la donna ai magistrati. La frequentazione con il politico di Imperia si era intensificata dopo il coinvolgimento dell’ex parlamentare di Forza Italia nell’inchiesta “Caso Reggio”: “Nel 2005 dopo la vicenda giudiziaria abbiamo deciso di trasferisci a Montecarlo”.

È lì che i Matacena e Scajola avevano le stesse amicizie tra cui “Marzia Lefebvre”. Ma anche Sergio Billé che “Scajola stava aiutando a inserirsi in Libano”. “Ho sempre detto a mio marito di affrontare la carcerazione e di non sottrarsi alla esecuzione della pena”. La Rizzo parla e i pm annotano: “Non so dire quali siano le ragioni del legame così forte tra mio marito e il ministro Scajola.

CHIARA RIZZO MATACENA SULL AEREO FOTO DI MATTEO INDICE CHIARA RIZZO MATACENA SULL AEREO FOTO DI MATTEO INDICE

Posso di certo affermare che tutta la vicenda del Libano è stata introdotta e gestita dallo Scajola al quale avevo detto della domanda di asilo politico in Svizzera”. E mentre dalla sala interrogatori del carcere di Arghillà i magistrati incassano i riscontri sperati alle ipotesi investigative della Dia, la cella di Sciaboletta improvvisamente si fa più stretta.

Ad aggravare la posizione dell’ex ministro è la Rizzo che non esita neanche un secondo a puntare il dito contro il suo spasimante: “È stato lo Scajola a parlarmi dei suoi rapporti con Vincenzo Speziali e con Gemayel. A quel punto abbiamo avvertito mio marito di tale possibilità. In relazione al fax in francese, intendo specificare che lo Scajola mi fece vedere la lettera che lui mi disse proveniva da Gemayel.

MARCELLO DELL'UTRIMARCELLO DELL'UTRI

Mi disse in quella occasione che erano percorribili due strade a favore di mio marito. La prima prevedeva la sua presentazione presso l’ambasciata del Libano a Dubai, la seconda passava dai suoi contatti con le autorità del Libano che si sarebbero recate a Dubai”. Una sorta di cordone umanitario in favore del latitante condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ma qualcosa non andò per il verso giusto: “La procedura diretta a far ottenere l’asilo politico a mio marito si è interrotta quando è scoppiato il caso Dell’Utri. Ne ho parlato con Scajola e ho capito che quell’incidente aveva inciso negativamente”.

Ma l’ex ministro del governo Berlusconi è un uomo dalle mille risorse. Se il progetto di aiutare l’amico latitante fallisce per colpa di un altro esponente di Forza Italia che si voleva dare alla macchia ecco pronto un “piano B che prevedeva un impiego di mio marito a Dubai”.