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SVEZIA CIVICA O CINICA? – COME MAI A STOCCOLMA FANNO FINTA DI NIENTE E LA VITA SCORRE (QUASI) COME SEMPRE? – LA COSTITUZIONE IMPONE AL GOVERNO DI LASCIARE AUTONOMIA ASSOLUTA ALL’AUTORITÀ NAZIONALE PER LA SANITÀ, GUIDATA DAL TERRIBILE ANDERS TREGNELL, CHE SOSTIENE CHE ''LE MISURE DRASTICHE SONO INUTILI'' E SI AFFIDA TOTALMENTE ALL’AUTODISCIPLINA DEI CITTADINI. MA I CASI SONO QUASI TREMILA E SE SI SBAGLIA POTREBBE ESSERE UNA CATASTROFE

 

 

 

Andrea Tarquini per “la Repubblica”

 

stefan lofven

Università chiuse, ma scuole fino al 16esimo anno d' età aperte. Bar, ristoranti, discoteche, uffici e aziende aperti, la fitta e modernissima rete della Tunnelbana, la metro della capitale, sempre con ogni treno stracolmo alle ore di punta. Raccomandazioni di scegliere lo smart working per chi può, ma niente altro.

 

L' unico moderno Paese industrializzato che reagisce in modo così soft all' emergenza coronavirus è la Svezia, patria del welfare e del sistema solidale dagli anni dei padri storici della socialdemocrazia. È una scommessa unica in politica sanitaria, ha profonde ragioni culturali e storiche, ma secondo molte voci critiche a Stoccolma potrebbe avere conseguenze catastrofiche.

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«Ragioni storiche, costituzionali e di cultura politica spiegano questa scelta, che però è discutibile», afferma citato dai maggiori media svedesi e da Foreign Policy l' autorevole storico Lars Träghard, esperto di pregi e difetti del welfare nordico. Il primo motivo della scelta, sottolinea, è l' autonomia assoluta conferita dalla Costituzione all' Autorità nazionale per la sanità, così come a tutte le agenzie specializzate che fanno capo allo Stato. Autonomia vista con fiducia dalla politica e dalla società.

 

Anders Tregnell

Sembra singolare un tale atteggiamento. E ancor più sorprende se confrontato con le misure prese da Danimarca, Norvegia e Finlandia. La Costituzione impone al governo (attualmente a guida di sinistra, del debole premier Stefan Lofven) di lasciare piena autonomia all' Autorità nazionale per la sanità. E di puntare sull' autodisciplina solidale dei cittadini. Conseguenza: sebbene il 10 marzo l' Autorità sanitaria abbia elevato il rischio del coronavirus a "molto alto", ristoranti, bar, locali della movida svedese restano aperti con la sola distanza obbligatoria tra tavoli dove si mangia o beve, confidando nel senso civico di chi continua a vivere come sempre.

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Paese più industrializzato ed esportatore della Germania, la Svezia è a rischio anche secondo i dati ufficiali: su dieci milioni di abitanti, 2.840 contagiati e 71 morti. Pochi giorni fa un gruppo di epidemiologi ha pubblicato un drammatico appello sullo Svenska Dagbladet, uno dei maggiori quotidiani, esortando autorità sanitarie e governo a misure drastiche e immediate. Subito è arrivata la replica del potente capo dell' Autorità nazionale della sanità, Anders Tregnell: «Decisioni drastiche sarebbero inutili». E per legge il governo si piega. Il modello svedese, come nelle fasi più acute di crisi economica nei decenni scorsi o dell' ondata di migranti del 2015, continua a scommettere su Costituzione, leggi e senso civico. Il governo continua a puntare sull' istinto storico di responsabilità e solidarietà della società civile. Ma intanto le forze armate di loro iniziativa edificano ospedali-tendopoli da campo.

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