DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Anna Lombardi per www.repubblica.it
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Stiamo affrontando tutto questo insieme": hanno scritto proprio così sulla palizzata di legno alzata qualche giorno fa a proteggere le vetrine di Dylan Murphy's, il bar al 1453 della 3rd Avenue nell'Upper West Side, New York. Sì, nella Manhattan chiusa per coronavirus negozi e locali si preparano al peggio, e barricano le loro vetrine. Scene che non si vedevano dai tempi bui della crisi del 2008, quando il crollo dei mutui subprime e il fallimento di Lehman Brothers scatenarono la recessione facendo fallire decine di attività commerciali. E poi di nuovo 2012, per difendersi dalla devastazione dell'uragano Sandy.
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A New York, d'altronde, dal 20 marzo è tutto chiuso come ordinato dal governatore Andrew Cuomo. E senza una data certa di riapertura - Trump pensa al primo maggio, ma probabilmente si procederà a scaglioni, iniziando con le industrie - in tanti cominciano ad avere paura. E se dalla Fifth Avenue a Soho sono soprattutto i negozi di lusso ad aver murato le loro attività - Louis Vuitton, Dior, Coach e pure Dolce & Gabbana - la catena di profumerie Sephora ha barricato le sedi di Time Square e quella del modaiolo Meatpacking District. Imitati, in questo, da tante piccole boutique e locali dall'East Village all'Upper West Side. Sulle assi di legno sono scritte parole d'incoraggiamento: "State a casa, state al sicuro". E c'è chi scomoda perfino Winston Churchill: "Se stai attraversando l'inferno, fallo a testa alta".
Nella città in lockdown, con la gente chiusa nelle proprie case, il crimine è crollato. Furti e assalti giù del 18 per cento. Ma con il 20 per cento della polizia di New York malata o in quarantena, non si sa mai. E qualcuno teme perfino rivolte e assalti ai negozi se la situazione economica dovesse peggiorare.
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Non tutti sono però d'accordo su una serrata che non fa certo bene allo spirito di cittadini già impauriti, nella città famosa per le sue mille luci, oggi sempre più buia. Mark Dicus, direttore di SoHo Broadway Initiative, un'associazione di quartiere, sta provando a contattare i proprietari di numerosi negozi esortandoli a prendere in considerazione soluzioni alternative: assumere vigilanti privati per intere strade e isolati e mantenere accese le luci interne per dare un segnale di ripresa. "Vorremmo dare un'immagine di normalità, assicurando la sicurezza del quartiere, non l'abbandono" ha detto al New York Post. New York però non è l'unica città dove i negozianti alzano barricate davanti alle loro vetrine: pure nella capitale Washington DC e perfino ad Honolulu si vedono scene simili. "Stiamo affrontando tutto questo insieme", scrivono, certo. Ma nel frattempo, meglio chiudere bene.
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