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E COSI’, ALL’IMPROVVISO, IL PAKISTAN BOMBARDA L’AFGHANISTAN! - DIECI PERSONE, TRA CUI NOVE BAMBINI, SONO STATE UCCISE NELLA NOTTE TRA LUNEDÌ E MARTEDÌ DAI BOMBARDAMENTI PAKISTANI NELLA PROVINCIA AFGANA DI KHOST - LO HA RIFERITO IL PORTAVOCE DEL GOVERNO TALEBANO A SEGUITO DELLE FORTI TENSIONI TRA I DUE PAESI NEGLI ULTIMI MESI: LE SCHERMAGLIE LUNGO IL CONFINE TRA I DUE PAESI SI SONO INTENSIFICATE, CON CIASCUNA DELLE PARTI CHE ACCUSA L'ALTRA DI CONSENTIRE AI GRUPPI MILIZIANI DI OPERARE ATTRAVERSO LE FRONTIERE CONDIVISE - LE TENSIONI HANNO RADICI ANTICHE (GLI STESSI TALEBANI FURONO CREATI DAL PAKISTAN)
SCONTRI TRA AFGHANISTAN E PAKISTAN
Pakistan bombarda Afghanistan, almeno dieci morti
(ANSA-AFP) - Almeno dieci persone, tra cui nove bambini, sono state uccise nella notte tra lunedì e martedì dai bombardamenti pakistani sull'Afghanistan. Lo ha riferito il portavoce del governo talebano a seguito delle forti tensioni tra i due paesi. "La scorsa notte, verso mezzanotte, nella provincia di Khost, le forze pakistane hanno bombardato la casa di un civile.
Nove bambini (cinque maschi e quattro femmine) e una donna sono stati uccisi", ha scritto Zabihullah Mujahid su X, riferendo di altri attacchi nelle regioni di confine di Kunar e Paktika, che hanno causato quattro feriti.
IL CONFINE TRA AFGHANISTAN E PAKISTAN
Finora non c'è stata alcuna risposta ufficiale da parte del Pakistan e non è stato possibile ottenere immediatamente una conferma indipendente degli incidenti.
Negli ultimi mesi le tensioni lungo il confine tra Afghanistan e Pakistan si sono intensificate, con ciascuna delle parti che accusa l'altra di consentire ai gruppi militanti di operare attraverso le frontiere condivise.
La nuova guerra che si prepara
Manlio Graziano per “Appunti”, la newsletter di Stefano Feltri – articolo del 16 ottobre 2025
[…] Il nuovo scontro tra Pakistan e Afghanistan affonda le sue radici nella storia. Tutti sanno che alla testa del Paese ci sono oggi i Talebani; meno noto, forse, è che i Talebani sono una creazione del Pakistan.
Dopo la lunga resistenza contro l’Unione Sovietica, tornata a casa con la coda tra le gambe nel 1988, in Afghanistan scoppiò una violenta guerra civile per il controllo del potere tra diverse fazioni etniche e religiose. La situazione precipitò ulteriormente nel 1992, con la caduta del governo filosovietico di Najibullah.
Tra il 1988 e il 1992, il Pakistan, che aveva sostenuto e armato i mujaheddin contro i russi, cercò di prendere il controllo politico e militare del paese vicino, ma il suo tentativo fu sconfitto dall’Alleanza del Nord, più forte e organizzata, formata da pashtun, uzbeki e tagiki ma diretta, di fatto, da questi ultimi.
il compound di bin laden ad abbottabad, pakistan
L’ascesa al potere dei tagiki a Kabul fu un fatto inedito: per secoli, infatti, il potere politico in Afghanistan era rimasto nelle mani dei pashtun, il gruppo etnico maggioritario – anche se frammentato in un’infinità di tribù, clan e fazioni rivali.
Per il Pakistan, l’ascesa dei tagiki rappresentava una cocente umiliazione, perché significava la fine del sogno di fare dell’Afghanistan una sorta di provincia orientale del Paese – una «rivincita» dopo la secessione, nel 1971, del Pakistan orientale, diventato Bangladesh.
talebani di guardia all ospedale di emergency
Islamabad cercò quindi, senza grande successo, di utilizzare parte dei pashtun in Afghanistan come leva per riconquistare influenza nel Paese; il passo successivo fu la creazione di un’armata di giovani profughi afghani in Pakistan, rimasti orfani durante l’occupazione russa, e mandati a imparare il Corano a memoria nelle madrasse pakistane, le scuole coraniche di obbedienza salafita – quando non wahhabita.
[…] Fu così che nacquero i Talebani, dal termine pashtun talib – plurale taliban – che significa, appunto, “studente”. Quei giovani profughi, istruiti solo sul Corano e sulla sua interpretazione più rigida, e addestrati militarmente, si infiltrarono progressivamente in Afghanistan, avviando una guerra contro l’Alleanza del Nord. Nel 1996 riuscirono a conquistare Kabul e a instaurare il loro regime.
talebani nel palazzo presidenziale 7
Seguirono gli anni della dittatura religiosa, l’arrivo di Osama bin Laden e la preparazione degli attentati dell’11 settembre 2001.
Dopo l’attacco agli Stati Uniti, l’alleanza tra talebani e Pakistan cominciò a incrinarsi, perché gli americani chiesero dei conti al governo di Islamabad.
Il generale Pervez Musharraf, allora capo di Stato, fu obbligato a prendere – almeno formalmente – le distanze dai Talebani, anche se i legami sotterranei non si spezzarono mai del tutto.
L’intervento della NATO li cacciò poi dal potere, e al governo fu riportata l’Alleanza del Nord, facendo però questa volta attenzione a mettere sempre un pashtun alla testa del governo.
Nell’estate del 2021, i Talebani hanno riconquistato il potere a Kabul. Nel corso di quei vent’anni di esilio interno, una parte del movimento si era impiantata anche in Pakistan, dove gruppi pashtun locali avevano iniziato a combattere contro il governo «laico» di Islamabad, sognando di instaurare una teocrazia.
Questi gruppi divennero il principale movimento della guerriglia terrorista in Pakistan (che è oggi il secondo Paese al mondo per vittime del terrorismo), una spina nel fianco anche per la Cina che sogna di fare del Pakistan un corridoio per arrivare all’oceano Indiano.
Dopo il 2021, questi gruppi, e in particolare il Tehrik-e Taliban Pakistan (TTP), hanno ristabilito i ponti con la madrepatria, con il supporto – mai ufficialmente confermato – dei nuovi governanti di Kabul.
[…]
L’apprendista stregone pakistano è un mostro dalle molte teste (il governo, i militari, i servizi segreti, i poteri regionali, etc.), che agiscono spesso indipendentemente le une dalle altre; e da tempo ormai ha perso il controllo delle forze imprudentemente evocate.
Quasi immediatamente dopo il ritorno dei talebani al potere a Kabul nel 2021, le tensioni tra i due paesi si sono riaccese. Il Pakistan ha iniziato a costruire barriere di confine, mentre i talebani hanno ricominciato a mettere in dubbio la legittimità della Linea Durand.
Come tutti i governi in difetto di popolarità, i nuovi capi dell’Afghanistan hanno ravvivato le braci della riunificazione dei territori pashtun, mandando i bulldozer a distruggere le fragili fortificazioni messe in piedi dal vicino. E il vicino ha replicato cominciando a espellere massicciamente parte di quegli 1,4 milioni di afghani ospiti del Pakistan da decenni.
La crisi attualmente in corso potrebbe avere effetti esplosivi: dal 2021, l’India mantiene rapporti cordiali amichevoli con i talebani, e di sicuro non vede di cattivo occhio gli incidenti di frontiera e gli scambi di artiglieria con il Pakistan.
Notiamo che, nelle stesse ore in cui la crisi cominciava a degenerare, il ministro degli Esteri di Kabul si trovava in visita a Nuova Delhi.
Tutto questo accade mentre il Pakistan sta rafforzando la propria visibilità internazionale.
IL CONFINE TRA AFGHANISTAN E PAKISTAN
Al chiaro successo di immagine nella «guerra dei quattro giorni» di maggio con l’India, Islamabad ha recentemente aggiunto un importante accordo militare con l’Arabia Saudita, dimostrando la propria volontà di giocare un ruolo anche al di là del contesto regionale.
Non a caso, il premier pakistano Shehbaz Sharif è apparso al fianco di Donald Trump durante il suo discorso a Sharm el-Sheikh, segno di una rinnovata ambizione diplomatica.
Nessuno può dire oggi se Trump riuscirà a «chiudere» anche questa guerra, aggiungendola alla lista dei sette conflitti «unendable» (Trump dixit) risolti fino ad oggi.
Quel che è certo è che gli scontri tra Afghanistan e Pakistan si inseriscono in un contesto regionale delicatissimo, dove ogni equilibrio è fragile.
E su cui pesa un’ultima incognita: l’Iran. Confinante con l’Afghanistan, legato a esso da profondi rapporti storici e culturali, Teheran potrebbe cogliere l’occasione per tornare protagonista e rimettersi in gioco in uno scacchiere mediorientale in rapidissima trasformazione.
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