DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Enrico Franceschini per la Repubblica
L'inverno è la stagione della corsa in palestra: non tutti i runner hanno voglia di vestirsi da capo a piedi per affrontare gelo, vento, pioggia, qualche volta perfino la neve. Per non parlare del buio al mattino presto o prima di cena, gli orari classici dell'esercizio quotidiano. I benefici della corsa all'aperto rispetto a quella al chiuso sono ben noti, ma c'è anche chi predilige l'esperienza del tapis roulant o treadmill, insomma del "nastro trasportatore", il brutto termine italiano per qualcosa che nella nostra lingua non ha un nome efficace come in francese o in inglese.
Del resto i moderni modelli, come quelli che la Technogym, l'azienda italiana leader mondiale del settore, fornisce ogni quattro anni alle Olimpiadi sono ben diversi da un semplice nastro che trasporta, integrandosi con la rivoluzione digitale per offrire un'esperienza ricca di informazioni, intrattenimento e comfort, oltre che di opzioni per corse di ogni genere.
Non tutti quelli che ci corrono sopra se ne rendono conto, ma il 2017 segna una data importante per il treadmill: è il bicentenario della sua invenzione. Un anniversario che non poteva passare inosservato, tuttavia, per Vybarr Cregan-Reidd, docente di inglese e discipline ambientali all'università del Kent, oltre che autore di "Footnotes: how running makes us humans" ("footnotes" in inglese significa "note a piè di pagina" ma in questo caso vuol dire anche qualcosa tipo "appunti a proposito dei piedi").
Da esperto dell'argomento e appassionato runner, Cregan-Reidd ha ricordato in un recente articolo sul Guardian che il tapis roulant nacque appunto 200 anni fa, come un sistema per fare esercitare e di fatto punire i carcerati a lungo termine nelle prigioni dell'Inghilterra, facendoli azionare un nastro trasportatore con il loro movimento.
La data di nascita di questo strumento, naturalmente, è opinabile: qualcuno la fa risalire a 4 mila anni fa, quando serviva a far funzionare i mulini usando la forza umana o degli animali su un asse rotante; altri citano il 1913, quando ne fu prodotto uno negli Stati Uniti per misurare i battiti cardiaci del cuore sotto sforzo, dunque per diagnosi mediche; altri ancora considerano il 1968, quando fu creato, sempre in America, il primo treadmill per uso privato e fini sportivi. E poi c'è appunto il 1817 indicato dal professore del Kent per ricordare l'avvento di quello carcerario, "padre" o nonno per così dire dei nastri ultra tecnologici su cui corriamo nelle palestre odierne.
Come che sia, l'evoluzione della specie, per questo attrezzo da palestra, non è certamente finita e proprio Cregan-Reidd ne suggerisce gli sviluppi in corso e i prossimi passi. La disciplina della psicologia ambientale ha dimostrato in epoca recente che la natura fa bene in innumerevoli modi.
Ad esempio: gli spazi verdi in una comunità riducono il crimine; una pianta nella stanza di un paziente in ospedale riduce il tempo di guarigione; guardare piante o spazi verdi aumenta la produttività e la concentrazione in un ufficio. E la prossimità conta: più si è vicini alla natura, più se ne traggono gli effetti positivi. Ecco allora una società chiamata Outside Interactive che offre una applicazione per tablet, telefonino o computer chiamata Virtual Runner: percorsi nel verde di tutti i tipi, che si possono adeguare al ritmo della corsa prescelto e integrare con il proprio tapis roulant.
Ma "vedere" la natura mentre corriamo su un treadmill soddisfa soltanto uno dei nostri sensi: l'autore di "Footnotes" immagina altri accorgimenti tecnologici, che in futuro potranno permettere al corridore "indoor" di ascoltare i rumori della natura, di sentirne gli odori e perfino di toccarla con mano, anzi con piede, grazie a un fogliame artificiale di cui potrebbe essere cosparso qui e là il tappeto che corre sotto di noi.
E a proposito di sentire la natura con i piedi, un'altra azienda, la Woodward, ha sostituito il nastro tradizionale del treadmill con un materiale più adatto per chi vuole correre a piedi nudi. Insomma, 200 anni dopo, il nastro trasportatore continua la sua corsa verso il futuro. Per i runner che preferiscono stare al chiuso, in inverno o anche nelle altre stagioni, le sorprese non sono finite.
lin yue e deng yang sul tapis roulantevitate di guardarvi allo specchio mentre correte sul tapis roulant se non volete caderetapis roulantstanding desk tapis roulant
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