DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Massimo Malpica per “il Giornale”
L'associazione di badanti «Nadiya», che a Ferrara gestisce soprattutto case-accoglienza, vuole costituirsi parte civile nell'eventuale processo per la morte della colf 38enne Oksana Martseniuk, uccisa e decapitata a Roma dal 35enne Federico Leonelli.
L'obiettivo dichiarato dell'associazione è che la famiglia dell'omicida - ucciso dalla polizia dopo aver tentato di aggredire ad accettate anche gli agenti - si faccia carico delle spese del funerale e provveda a mantenere i familiari della vittima rimasti in Ucraina.
A parte le tante incertezze sul processo all'assassino morto, l'annuncio dell'organizzazione-badanti segue una strada molto battuta da associazioni di ogni genere. Che frequentemente rispondono «presente» in tribunale, intervenendo nei processi penali più disparati, celebri o meno, costituendosi parte civile per ottenere un risarcimento del danno. In che modo la «Nadiya» di Ferrara è stata «danneggiata» dal terribile omicidio romano?
Spesso la costituzione ha un significato anche politico, come per i comuni che annunciano di voler essere parte civile in tutti i processi per violenza sessuale commessa nel proprio territorio. Ma le aspiranti «parti civili» si ritengono, appunto, parti lese. E se vengono ammesse sono soggetti danneggiati, né più né meno come le eventuali persone offese. E in quanto tali, prendono parte ai processi, che andrebbero avanti da soli, Stato contro reo, anche senza la loro presenza, spesso ingombrante e non giustificata.
L'elenco dei precedenti è lungo, e non sempre è comprensibile il nesso eziologico, cioè il legame causale - diretto - tra il reato commesso e il danno che la parte civile ne avrebbe ricevuto. Di solito, sembra che le parti civili si costituiscano per «rappresentanza»: l'Arcigay nei processi per reati con moventi omofobi, Legambiente e Wwf in quelli per reati ambientali, l'Enpa nei reati contro gli animali e così via.
federico leonelli uccide e decapita la colf nella villa dell eur (foto lapresse) 9
Ma non sempre è così. Per dirne una, Rifondazione comunista, sparita nelle urne e nei palazzi, aveva tentato di bussare alla porta del processo palermitano sulla trattativa Stato-mafia, sostenendo di essere, come partito politico, «parte lesa» del presunto patto. Richiesta accolta in udienza preliminare, ma respinta in aula il 31 maggio dell'anno scorso per mancanza del suddetto nesso eziologico.
La difesa di Marcello Dell'Utri, nell'occasione, aveva invece rimarcato come la finalità di Prc fosse il «superamento del capitalismo», e dunque la presunta destabilizzazione dello stato prodotta dalla «trattativa» non avrebbe causato danni al partito di Paolo Ferrero, «non leso» suo malgrado.
All'Anpi è andata meglio. Parte civile nel processo per l'eccidio di Cefalonia concluso a ottobre 2013 con la condanna all'ergastolo per Alfred Stork, si è vista riconosciuta il diritto al risarcimento danni. Ma che c'entra la resistenza partigiana col tentativo di resistenza militare finito in tragedia della Divisione Acqui? Anche il Moige, il movimento genitori, vuol costituirsi parte civile contro un pediatra milanese arrestato con l'accusa di aver violentato un 12enne. Basta rappresentare i genitori per considerarsi direttamente danneggiati da un reato commesso contro un ragazzino?
La galassia di sigle dell'«Italia delle parti lese» però è infinita, va oltre curiosità e singoli esempi. Per molte di loro, il movente è conquistare un po' di visibilità in un processo mediatico, e magari qualche soldo per finanziarsi. Poi, come suggerisce un avvocato romano, creare un'associazione e nominarsi presidente è un ottimo modo per un legale con pochi clienti per fare processi importanti. Da parte civile, ovviamente.
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