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Laura Anello per “La Stampa”
A maggio i turisti dovevano fare la coda per la toilette nei bar del paese di Aidone, perché i servizi del museo erano chiusi a causa del mancato rinnovo dei contratti al personale di pulizia. Adesso i visitatori che arriveranno a Ferragosto fin nel cuore della Sicilia per ammirare la dea di Morgantina, strappata agli Usa nel 2011 dopo un lungo contenzioso, dovranno affrettarsi.
Perché il museo che da tre anni custodisce la statua-capolavoro del 400 avanti Cristo trafugata dalla vicina area archeologica nel 1978 e venduta illecitamente al Paul Getty Museum di Malibù, riuscirà ad aprire soltanto dalle 9 alle 13,30. Poi dovrà chiudere le porte, e a meno di un miracolo dovrà tenerle sbarrate da qui alla fine dell’anno in tutti i giorni non feriali.
Già, perché i tredici custodi in servizio hanno quasi esaurito il monte ore di festivi fissato dalla Regione. E il direttore del museo, Laura Maniscalco, si è dovuta ingegnare non poco per grattare il fondo del barile e trovare una soluzione: in prima battuta aveva annunciato con rammarico la chiusura totale, poi un più accurato accertamento ha portato gli uffici del personale a trovare qualche scampolo di straordinario che consentisse di garantire la visione della dea almeno part time: così dalle 9 alle 13.30 porte aperte al museo (a fronte del solito orario 9-19.30), e dalle 14 a un’ora prima del tramonto visitabile la vicina area archeologica di Morgantina da cui la statua proviene, dove di solito si entra già dalle 9 del mattino.
Un poco l’uno e un po’ l’altro. «Orario flessibile», così si chiama la soluzione creativa per mettere una pezza su un paradosso tutto siciliano, considerato che nel libro paga della Regione c’è un esercito di dipendenti in servizio per la fruizione e la tutela dei musei: 800 tra portieri e custodi, più 400 operatori di una società in house.
«E i guai devono ancora venire – spiega il direttore – perché da qui a due anni i più anziani dei custodi andranno in pensione e non potremo sostituirli». Abbastanza per rinfocolare le polemiche su una statua che a Malibù veniva vista da 400 mila persone all’anno, senza difficoltà e senza pastoie burocratiche, mentre qui i visitatori paganti nel 2011 hanno superato di poco i 21 mila e nei due anni successivi sono scesi intorno ai 15 mila.
Nei primi sei mesi di quest’anno un incremento di 5.000 ingressi, frutto della possibilità di biglietto unico con la vicina Villa romana del Casale di Piazza Armerina, uno dei luoghi più visitati della Sicilia. Magra consolazione.
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