
DAGOREPORT - GENERALI, MEDIOBANCA, MPS, BPM: NESSUN GOVERNO HA MAI AVUTO UN POTERE SIMILE SUL…
COSA DICE GIORGIA MELONI DEL VIDEO COMPARSO SUI SOCIAL DEL TORTURATORE LIBICO ALMASRI CHE UCCIDE UN UOMO PER LE STRADE DI TRIPOLI? ALMASRI, RICERCATO DALLA CORTE PENALE INTERNAZIONALE PER CRIMINI DI GUERRA, È STATO ARRESTATO IN ITALIA E POI SCARCERATO DAL GOVERNO, CHE LO HA RIMPATRIATO CON UN VOLO DI STATO PAGATO DAI CONTRIBUENTI - SE ALMASRI HA DAVVERO UCCISO UN UOMO IN VIDEO, PER IL GOVERNO È GIÀ UN PROBLEMA. SE POI LO HA FATTO DOPO ESSERE STATO LIBERATO E RIPORTATO A TRIPOLI, PUÒ DIVENTARE UNA GRANA GIGANTESCA: LA RESPONSABILITÀ MORALE POTREBBE ESSERE IN PARTE ADDOSSATA AL GOVERNO MELONI – IL GIALLO SULLA DATA DELLE IMMAGINI (PER IL MINISTRO PIANTEDOSI IL FILMATO "SEMBRA DI MOLTI ANNI FA"), LA VERSIONE BIZZARRA DELLA MILIZIA LIBICA "RADA" CHE PARLA DI UN DIVERBIO PER UN PARCHEGGIO ED ESCLUDE CHE L’UOMO AGGREDITO SIA MORTO E L'IPOTESI DI FAIDA TRA SERVIZI LIBICI - VIDEO CHOC
Federico Capurso per “La Stampa” - Estratti
almasri picchia e uccide un uomo per strada a tripoli 6
Il video inizia a circolare nelle prime ore del mattino sui social. Ritrae l'ex capo delle milizie Rada e della polizia giudiziaria libica, Osama Almasri, mentre aggredisce alle spalle un uomo in pieno giorno, in strada, a Tripoli.
Lo scaraventa a terra, gli monta sopra con il ginocchio sul petto, sferra tre pugni al volto, poi si alza e infierisce ancora prendendolo a calci. Dura tutto pochi secondi. Poi Almasri trascina via il corpo inerte dell'uomo. Secondo alcuni siti lo avrebbe ucciso. Sull'asfalto e sul bordo del marciapiede restano grandi macchie di sangue.
Le immagini si diffondono in Rete, vengono riprese dai media arabi, e così, poco dopo, il video arriva in Italia sotto forma di incubo per Giorgia Meloni. Le opposizioni, in un attimo, si scagliano contro il governo.
Almasri sta diventando una di quelle macchie impossibili da lavare via. Lo scorso gennaio, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità, era stato arrestato a Torino, poi rapidamente liberato e riportato in Libia su un aereo dell'intelligence italiana. Ne nasce uno scontro con la Corte dell'Aja, mentre in Parlamento, per mesi, le opposizioni martellano.
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Poche settimane fa anche la procura di Roma ha chiesto di processare i ministri Carlo Nordio, Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, e a ottobre il centrodestra dovrà votare in Parlamento proprio per impedire di procedere con quel processo. Questo video, dal punto di vista comunicativo, rischia di essere per il governo Meloni l'inciampo più serio.
Al centrosinistra non sfugge che se Almasri ha davvero ucciso un uomo in video, per il governo è già un enorme problema. Se poi lo ha fatto dopo essere stato liberato e riportato a Tripoli, può diventare qualcosa di più. La responsabilità morale potrebbe essere in parte addossata al governo Meloni.
Non a caso, la segretaria del Pd Elly Schlein chiede a Meloni di «spiegare agli italiani per quale motivo il suo governo ha volutamente ignorato il mandato di cattura della Corte penale internazionale che pende su Almasri e lo ha liberato e riaccompagnato a Tripoli, dove - sottolinea - sta continuando a uccidere». Quelle immagini, dice, «sono terrificanti». Qualche ora più tardi i servizi italiani contattano la milizia libica Rada, che offre una versione rassicurante: il video risalirebbe vagamente «al 2021 o al 2022», dicono i libici, ex colleghi di Almasri, e l'uomo aggredito «non ha riportato lesioni gravi».
Almasri, poi, lo avrebbe percosso solo perché, quando gli aveva chiesto di spostare l'auto perché parcheggiata male, quella persona aveva tirato fuori una pistola.
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Ricostruzione «bizzarra», notano alcune fonti di opposizione, visto che nel video non appare alcuna pistola, mentre è ben visibile un miliziano della Rada al fianco di Almasri che impugna un Kalashnikov. Insomma, «non sembra proprio plausibile che qualcuno, di fronte a due uomini, di cui uno armato con un mitra, possa pensare di tirare fuori una pistola per un litigio su un parcheggio». Per l'Ong Refugees in Libya, poi, le immagini sarebbero «recenti». E aggiungono di «essere al lavoro per risalire alla data esatta». Le opposizioni, intanto, attaccano frontalmente il governo
(…)
IL GIALLO SULLA DATA DELLE IMMAGINI
Irene Famà per “La Stampa” - Estratti
C'è chi all'inizio pensava che quel video fosse opera dell'intelligenza artificiale per screditare i rapporti tra Italia e Libia. Chi invece sosteneva fosse una fake news messa lì ad arte.
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Ma dopo le dichiarazioni della Rada, una delle milizie più potenti in Tripolitania, una cosa è certa: quel filmato è vero e l'uomo protagonista della violenta aggressione è il generale Osama Njeem Almasri.
L'unico punto interrogativo che rimane, ora, è la data. A quando risalgono i fatti? Ed è proprio sulla data che il governo italiano resta con il fiato sospeso.
Perché? Se dagli accertamenti dovesse emergere che l'aggressione è successiva alla scarcerazione del generale, e al suo rimpatrio in Libia, si potrebbe porre un problema.
Ed è proprio sulla data del video che si concentra anche l'attenzione della nostra intelligence, impegnata a ricostruire l'accaduto.
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Il filmato, diventato virale e finito al centro della polemica politica, è stato pubblicato ieri sul portale arabo di informazione Al Masdar. Dopo qualche ora, in cui sono susseguite tesi tra le più svariate, fonti della Rada, milizia di cui Almasri è personaggio di spicco, spiegano di aver parlato direttamente con il generale e fanno trapelare alcune informazioni.
La prima: il video «è autentico e risalirebbe al 2021 o 2022». La seconda: protagonista del filmato sarebbe proprio Almasri.
La terza: «La persona aggredita non ha riportato lesioni gravi». Secondo la ricostruzione della Rada Force, all'origine della lite ci sarebbe stato un diverbio stradale. Almasri, spiegano, si trovava vicino a casa sua e aveva chiesto all'uomo di spostare l'auto parcheggiata male. Il conducente, poi denunciato dalla Procura, avrebbe tirato fuori una pistola e il generale avrebbe cercato di disarmarlo. C'è poi chi sostiene che si sia trattato di un regolamento di conti tra milizie.
La cautela è d'obbligo. La situazione, infatti, si inserisce in un contesto libico particolarmente delicato, in cui, spiegano gli esperti, il premier Abdul Hamid Dbeibah ha mobilitato i suoi uomini per attaccare la Rada e indebolire il suo controllo sul territorio.
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E ancora. Il canale d'informazione Al Masdar, vicino al Governo di unità nazionale della Libia e dichiaratamente ostile alla Rada, nel luglio scorso aveva diffuso un filmato generato con l'Intelligenza artificiale. Lì il generale Almasri sembrava rilasciare una sorta di confessione pubblica spiegano com'era riuscito a sfuggire al mandato d'arresto della Corte penale internazionale.
Il filmato ha creato fibrillazione tra le forze politiche. Il generale, accusato dalla Corte dell'Aja di crimini di guerra e contro l'umanità, era stato arrestato a Torino otto mesi fa e poi rilasciato e rimpatriato in fretta e furia. Per quella vicenda il tribunale dei ministri ha chiesto il processo per il Guardasigilli Carlo Nordio, il titolare del Viminale Matteo Piantedosi, il sottosegretario con delega ai servizi segreti Alfredo Mantovano. Secondo i giudici hanno omesso, tergiversato e infine lasciato libero il generale. E l'hanno «riportato lì dove avrebbe potuto continuare a perpetrare condotte criminose analoghe».
Ecco perché risalire alla data precisa del video è un aspetto importante e significativo. La responsabilità politica dell'aggressione rischia di ricadere sul governo italiano che ha riportato Almasri a Tripoli.
A capo delle Forze speciali di deterrenza, il generale è un personaggio chiave nella gestione dei centri dei migranti in Libia. Con la Rada Force da sempre «c'è una collaborazione molto proficua nel contrasto di attività criminali», aveva spiegato il direttore dell'Aise Giovanni Caravelli nella sua testimonianza al tribunale dei ministri. Almasri?
GIORGIA MELONI E IL CASO ALMASRI - MEME BY FAWOLLO
«Era un elemento al vertice della forza di deterrenza speciale, figura di spicco e molto ben considerata».
Il mandato di cattura della Corte penale internazionale lo descrive come un uomo crudele: un torturatore, da punire con la pena massima dell'ergastolo.
A luglio, qualche mese dopo il ritorno di Almasri a Tripoli, viene resa nota la notizia che la procura generale della Libia ha emesso un ordine di comparizione per dodici capi d'accusa. C'è chi sosteneva che il generale si fosse nascosto. Chi che fosse stato arrestato. Risalire alla data del filmato, potrebbe permettere di ricostruire i suoi movimenti.
PIANTEDOSI, VISTO VIDEO ALMASRI, SEMBRA DI MOLTI ANNI FA
(ANSA) - RIMININELLO, 23 AGO - "L'ho visto, l'ho visto il video" di Almasri "sui social. Le ricostruzioni sembrano attribuire quel video a molti anni fa". Così il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi interpellato a margine del Meeting di Rimini a proposito del video del libico in cui sembrerebbe uccidere un uomo a mani nude.
GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - MATTEO PIANTEDOSI - ALFREDO MANTOVANO
A chi gli chiede se non ci sia amarezza per non averlo assicurato alla giustizia risponde che "nessuno ha mai pensato che quel personaggio fosse un personaggio meritevole di qualche considerazione. Io ho firmato un decreto di espusione che si fondava in quota parte anche sugli elementi di pericolosità del soggetto.
Sono stato anche un po' discusso per questo. Fa parte di considerazioni di giustizia, tutelare l'interesse degli italiani in Italia e all'estero" che è il motivo per cui è stato rimpatriato in Libia, per "garantire la sicurezza degli italiani sul territorio italiano e all'estero".
mantovano meloni nordio piantedosi
LA DIFESA DI ALMASRI BY CARLO NORDIO - MEME BY 50 SFUMATURE DI CATTIVERIA
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE
MIGRANTI IN UN LAGER LIBICO GESTITO DAL ALMASRI
Almasri Osama Najeen.
IL PASSAPORTO DOMINICANO DI ALMASRI
INFORMATIVA DI MATTEO PIANTEDOSI E CARLO NORDIO ALLA CAMERA SUL CASO ALMASRI - FOTO LAPRESSE.
GIORGIA MELONI - VIGNETTA BY MANNELLI SUL FATTO QUOTIDIANO
IL POST DI GIORGIA MELONI SULL ARCHIVIAZIONE PER IL CASO ALMASRI
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