DILMA DAMMI LA CLAVA! - LA ROUSSEFF MANDA LE TRUPPE SPECIALI PER “PACIFICARE” LE FAVELAS DI RIO: MORTI, PROTESTE E SCENE DI GUERRA

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Emiliano Guanella per "La Stampa"

Cointaners della polizia incendiati, sparatorie, caccia all'uomo fra i vicoli delle favelas, rivolte della popolazione. Neanche troppo lontano dalle spiagge dorate pronte a ospitare i turisti che arriveranno per i Mondiali di Calcio, Rio de Janeiro riscopre scene da guerra che sembravano appartenere al passato e si appresta a ricevere, di nuovo, l'esercito per le strade.

A seguito di un'escalation di violenza nelle periferie, il governo della presidente Dilma Rousseff ha autorizzato l'invio delle forze armate in città, cosa che non succedeva dal 2011. A traballare è tutta la politica di pacificazione, un processo iniziato cinque anni fa con l'occupazione militare delle favelas e una serie di interventi sociali in aree da sempre abbandonate dallo Stato.

Una strategia vincente ai suoi inizi in alcune realtà minori, ma che si sta rivelando inadeguata per le favelas più grandi e problematiche. A Manguinhos, recuperata da tre anni, cinque posti di controllo della polizia sono stati bruciati nell'ultima settimana ed è stato ferito il comandante degli agenti in servizio. All'Alemao, un insieme di 13 favelas dove la presenza della criminalità organizzata non è mai stata debellata del tutto, si spara da un mese.

Per le autorità si tratta di un'offensiva anti-Stato ordinata dai leader dei gruppi di narcotrafficanti oggi in carcere. Una spiegazione ripresa dalla stampa locale, che non tiene però conto del malessere diffuso nelle favelas per l'azione spesso violenta e arbitraria della nuova polizia pacificatrice, composta per lo più da agenti della polizia militare dello Stato di Rio de Janeiro, uno dei corpi più violenti e corrotti di tutto il Brasile.

«La gente - spiega Mauricio Santor di Amnesty International - non vede nessuna differenza fra la vecchia e la nuova forza; agenti addestrati con una logica da guerra, che non capiscono il nuovo ruolo sociale di servizio della comunità che dovrebbero ricoprire. L'abitante della favelas è visto come un potenziale nemico, non esiste il dialogo».

L'ultimo caso eclatante è quello di Claudia Silva Ferreira, una donna di 38 anni colpita dal fuoco sabato scorso in un blitz a Manguinhos; caricata dagli agenti nel baule della volante, il suo corpo è caduto ed è stato trascinato a penzoloni con l'auto in movimento per trecento metri. La scena filmata da un automobilista col suo cellulare ha fatto il giro del mondo.

Secondo gli agenti la donna sarebbe stata colpita da un proiettile sparato dai narcos e stava per essere trasportata in un pronto soccorso, diversi testimoni hanno dichiarato invece che è stata colpita dalla polizia e che era già morta quando è stata caricata sulla volante. Come molti altri, il caso si è chiuso con una rapida indagine interna che ha avallato la versione dei poliziotti.

Grilletti facili, in un clima di generale impunità; dal 2001 ad oggi sono diecimila i civili caduti in conflitti a fuoco con la polizia nello stato di Rio Janeiro, tre morti al giorno in una regione di sette milioni di abitanti. «Solo il 3% dei casi arriva in tribunale - spiega Felipe Santa Cruz dell'Ordine degli avvocati brasiliani - e questo lascia una sensazione di enorme impunità fra la popolazione. Non si deve fermare la politica di pacificazione, ma cambiare la mentalità e modo di agire delle forze dell'ordine».

Negli ultimi tre mesi alla Rocinha, la più grossa favela di Rio, ci sono state una trentina di sparatorie nella parte alta della collina, da dove si vede il mare di Ipanema e Copacabana. La popolazione sente le enormi lacune del processo di pace; non basta, denunciano, asfaltare una strada e costruire un paio di campi da calcio. «Chiediamo - spiega Carlos Duda, dell'Associazione degli abitanti - una migliore qualità della vita, una rete fognaria, l'organizzazione catastale, la raccolta di rifiuti. Il governo reprime perché gli interessa far credere che la situazione è sotto controllo, anche se non lo è affatto».

Per ragioni di sicurezza non sono stati forniti dettagli sulla controffensiva militare che dovrebbe partire già questa settimana. In passato sia la Rocinha che l'Alemao sono state teatro di mega-operazioni da diecimila uomini con blindati dell'esercito e elicotteri dell'Aeronautica militare. Una presenza che, molto probabilmente, continuerà fino ai Mondiali e sarà impegnata anche per il contenimento di eventuali manifestazioni di protesta. Blindare Rio de Janeiro sembra essere, al momento, l'unica opzione possibile per garantire una pace provvisoria durante il grande evento sportivo.

 

 

 

DILMA ROUSSEFF FOTO LAPRESSE PROTESTE NELLE FAVELAS DI RIO DE JANEIRO APPICCATO IL FUOCO ALLA STAZIONE DI POLIZIA IN UNA FAVELA DI RIO DE JANEIRO POLIZIA E PARAMILITARI IN AZIONE NELLE FAVELAS DI RIO DE JANEIRO FAVELA DI RIO DE JANEIRO POLIZIA E PARAMILITARI IN AZIONE NELLE FAVELAS DI RIO DE JANEIRO PROTESTE NELLE FAVELAS DI RIO DE JANEIRO jpeg