DAGOREPORT - BENVENUTI AL GRANDE RITORNO DELLA SINISTRA DI TAFAZZI! NON CI VOLEVA L’ACUME DI…
Franco Giubilei per “La Stampa”
In quindici contro due, e tutto perché non tolleravano che uno dei due ragazzi, oltre al ciuffo bianco che aveva attirato l'attenzione del gruppo di teppistelli, avesse pure le unghie tinte di smalto nero.
Davvero troppo per le paure recondite dei coetanei, tutti di origine straniera, chi maghrebino e chi albanese, che li hanno assaliti con una carica di violenza tale da spaccare naso e un braccio a un ragazzo intervenuto a difendere quel ragazzino così strano, col suo ciuffo e le sue unghie smaltate.
E così gliele hanno date di brutto, con la falsa sicurezza che ti dà il branco, prendendosela anche con l'amico che cercava di difenderlo. Lo scenario dell'aggressione omofoba è Fano, tranquilla cittadina del Pesarese dov'è difficile aspettarsi tanta brutalità, salvo realizzare che in realtà la provincia sa essere un serbatoio di orrori, come insegna la vicenda del pestaggio mortale di Colleferro a opera dei fratelli Bianchi, l'estate scorsa.
In questo caso si sono mossi in una quindicina per qualcuno che aveva la colpa imperdonabile, ai loro occhi, di avere un'aria ambigua: era un diciottenne dal look stravagante, ma ad avere la peggio è stato l'amico che lo ha difeso, finito a terra e picchiato a calci e pugni. Il setto nasale e una mano fratturati testimoniano il bestiale accanimento della banda.
Studente del quarto anno di un istituto artistico di Pesaro, il diciottenne ricorda così l'aggressione subita l'altra sera dopo che, col suo amico, aveva raggiunto Fano in autobus, dal capoluogo marchigiano, per raggiungere altri coetanei: «Erano tutti albanesi e marocchini - ha raccontato al Resto del Carlino -. Mi hanno preso in giro per il ciuffo bianco, ma quando sono arrivati vicino e hanno visto le mie unghie con lo smalto nero, cinque o sei di loro mi hanno bloccato: uno ha preso un accendino e cercato di dar fuoco alle mie dita per "togliermi lo smalto", un altro ha visto le mie collane, prima me le ha chieste e poi me le ha strappate».
Ed ecco che l'amico si è messo in mezzo per poi avere la peggio: «Ha cercato di fermare questa gente che si stava avventando su di me, gli hanno sferrato un pugno in faccia gettandolo a terra, io ho urlato di lasciarlo ma loro hanno continuato a dargli calci in bocca, alla schiena, al braccio, ovunque».
Paralizzato dalla paura, il ragazzo vede l'amico perdere sangue, riferisce anche del capannello di cinquanta persone che non solo non ha mosso un dito, ma non ha neanche chiamato la polizia, finché non è un conoscente dei due aggrediti a comporre il 113 sul cellulare.
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