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Claudia Osmetti per “Libero Quotidiano”
Marcello Mastroianni Divorzio all'italiana
Ricordate l’ingegnoso piano di Marcello Mastroianni per separarsi dalla moglie e poter sposare, una volta tornato scapolo, Stefania Sandrelli in Divorzio all’italiana? Ecco, non è più necessario. Già: da qualche settimana è possibile dire addio al proprio consorte in maniera rapida e, cosa da non sottovalutare, del tutto economica. Basta recarsi in Comune, pagare poche marche da bollo, firmare una manciata di scartoffie ed è fatta: quel matrimonio (che evidentemente non s’aveva da fare) è finito.
Marcello Mastroianni Divorzio all'italiana
A rendere possibile tutto questo è l’articolo 12 della legge 162 del 2014 che semplifica, appunto, procedure e trafile di separazioni e divorzi. Così, fascia tricolore addosso, ora i sindaci ratificheranno anche i divorzi, non solo i matrimoni. Tra i vantaggi di questa misura c’è la riduzione del carico di lavoro dei tribunali civili, spesso congestionati da questo genere di cause. Ma il risparmio non è solo per le casse pubbliche. Anzi. Divorziare in questo modo costa appena 16 euro. Sì, avete letto bene: l’equivalente di una normalissima marca da bollo, quella che si paga anche per le pubblicazioni di matrimonio tra l’altro. Un divorzio low cost anche perché non serve nominare (e quindi pagare) un avvocato: le coppie che scoppiano devo- no semplicemente presentarsi davanti all’ufficiale dello Stato Civile del Municipio nel quale risiedono e chiedere un accordo di separazione. Tutto qui.
Ci sono delle limitazioni, però. Il divorzio semplificato in questo modo vale solo per i (quasi ex) sposi che non hanno figli minorenni o portatori di handicap gravi o economicamente non autosufficienti a carico. In caso di figli da mantenere, infatti, l’assistenza dell’avvocato passa da facoltativa a obbligatoria. Ma di dover aspettare in coda davanti a un’aula di tribunale non se ne parla: ora questi divorzi si possono fare tranquillamente in uno studio legale. Risparmiando, ovvio: il costo dell’operazione qui è di 43 euro. Parcella dell’avvocato a parte, s’intende.
Tuttavia con questo nuovo atto consensuale non è possibile trasferire diritti patrimoniali: se dovete dividervi la casa al mare e quella in montagna, insomma, dovrete ricorrere alla procedura tradizionale. Inoltre è previsto anche per il divorzio made in Comune un doppio passaggio da- vanti all’autorità competente per dare a marito e moglie il tempo di ripensarci: si tratta di soli 30 giorni, però. A questo punto scattano i 3 anni della separazione obbligato- ria prescritta dalla legge per ottenere il divorzio a tutti gli effetti: misura che verrà certificata, è il caso di dirlo, senza costi aggiuntivi. Senza passare cioè per studi legali, avvocati e tribunali.
La prima città ad adottare questa nuova possibilità è stata Bari, dove il servizio ha preso l’avvio giovedì 18 dicembre negli uffici di Largo Fraccacreta. Il sito del Comune pugliese dà tutte le informazioni del caso. Ma non è il solo: via la fede dall’anulare senza troppe fatiche anche a Legnano, Imola (dove la settimana scorsa la giunta comunale discuteva proprio la possibilità di rendere il divorzio facile del tutto gratuito, almeno per quelle coppie che lo richiedono negli ultimi giorni del 2014: insomma, affrettatevi) e Pescara. Anche Roma ha aperto gli uffici di via Petroselli 50 al divorzio fai da te.
A Varese il Comune si è preparato a questa novità: da una manciata di giorni è possibile divorziare in orario d’ufficio all’Anagrafe del Municipio, basta corrispondere i 16 euro richiesti (meglio se un pagamento in contanti). Costerà un po’ di più, invece, a Torino dove gli uffici del Comune saranno a pieno regi- me per le separazioni veloci solo da fine gennaio: il costo dell’intera operazione sarà 32 euro, ma dai piani alti del Palazzo Civico ammettono di stare valutando la possibilità di inserire una piccola quota in più per le spese di segrete- ria. Ma «non più di 10 euro», tranquillizzano.
Insomma, un divorzio velo- ce e low cost. Con buona pace del barone Ferdinando Cefalù di Agramonte che nel film di Pietro Germi, per ottenere lo stesso risultato, aveva addirittura programmato l’omicidio della moglie.
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