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1. SISMA L'AQUILA: IN 10MILA AL CORTEO PER NON DIMENTICARE
(ANSA) - Un lungo corteo animato da circa 10mila persone che hanno sfilato in silenzio e con le fiaccole in mano hanno raggiunto piazza Duomo, il cuore del centro storico dell'Aquila, ancora ferito dal sisma. Qui c'è stato il momento più toccante e doloroso, con la lettura dei nomi delle 309 delle vittime del terremoto del 6 aprile 2009. In loro memoria ci sono stati i 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, nota come 'delle Anime Sante'.
Rintocchi ripetuti alle 3 e 32, orario del sisma. Nonostante il freddo pungente e la concomitanza con la ricorrenza della Pasqua, il sesto anniversario del terremoto del 6 aprile 2009 ha visto una notevole partecipazione. Tra le migliaia di persone, molti giovani: anche se la piazza si è svuotata decisamente prima delle 3 e 32.
Molto partecipata anche da parte delle autorità la Santa Messa seguita al corteo, celebrata nella chiesa di San Giuseppe Artigiano dall'arcivescovo Giuseppe Petrocchi: "Gli aquilani siano comunità unita e siano protagonisti della ricostruzione non delegando alle istituzioni", ha spiegato nel corso dell'omelia. "La posta in palio è molto importante, nel decennio 2009-2019 si decideranno i prossimi 50 anni della città, quindi la vita della nuove generazioni" ha detto ancora Petrocchi. Il vescovo ha invitato "a non usare più i termini di morti, scomparsi o defunti in relazione alle vittime del sisma. I nostri fratelli sono nella casa del Padre".
Alla veglia seguita alla messa hanno partecipato in molti, tra cui numerosi familiari delle vittime. Durante la notte sono stati numerosi coloro che hanno visitato la cappella della memoria, dove ci sono le lapidi con i nomi delle 309 vittime, adiacente alla chiesa delle Anime Sante, chiusa per i lavori di recupero. Significativa la testimonianza del presidente del Consiglio regionale, Giuseppe Di Pangrazio: "E' un momento struggente, doloroso, straziante, ma bisogna pensare al futuro con positività, con grande forza e fiducia. Lo Stato sta facendo la sua parte, siamo in una fase di svolta, tutti insieme, in particolare istituzioni e cittadini, si deve reagire. La Regione ci vuole essere".
Per Marco Alessandrini, sindaco di Pescara: "E' il primo anno da sindaco, mi sembrava doveroso essere qui, ci riguarda tutti. E' doloroso passare nei luoghi simbolo del tragico sisma, nessuno può rimanere indifferente. La mia presenza vuole testimoniare la vicinanza mia personale, ma anche quella della collettività pescarese nei confronti dei fratelli aquilani". Per la senatrice aquilana del Pd Stefania Pezzopane "la via crucis degli aquilani, che cade con la ricorrenza di Pasqua, ci aiuta per una resurrezione che ancora tarda, tra cose positive e ancora tanto dolore e tante difficoltà". Oggi sono in programma quattro funzioni religiose.
2. L’AQUILA SEI ANNI FA
Maria Corbi per “la Stampa”
Sei anni fa. Dalle 3:32 del 6 aprile la vita a l’Aquila è rimasta sospesa tra il dolore del lutto (309 morti e 1500 feriti) e l’incertezza del futuro, senza più il calore dei luoghi conosciuti, delle mura della propria casa, dei percorsi quotidiani. 60mila sfollati e 10 miliardi di danni. Il cuore della città ferito a morte, solo una cinquantina di persone che sono tornate ad abitarlo. Una manciata di fortunati che hanno visto le loro abitazioni in palazzi rinascimentali e medievali risorgere dalle macerie grazie alla Sovrintendenza. Una ricostruzione partita in ritardo di anni - fondi bloccati, burocrazia lumaca - che ha privilegiato le periferie, poche strade del centro, quelle intorno a corso Vittorio Emanuele II, la via dello «struscio», creando così un confine di diseguaglianza e di scontento.
L AQUILA SEI ANNI DOPO IL TERREMOTO
Lavori ancora in corso: Il sisma è costato 309 morti, 1500 feriti, 60 mila sfollati e danni stimati in circa 10 miliardi. Sei anni dopo solo una cinquantina di persone è tornata ad abitare il centro storico, che è anche il cuore della città. La ricostruzione è arrivata solo nelle immediate vicinanze di corso Vittorio Emanuele
I BAMBINI SENZA CITTÀ
Bambini cresciuti senza conoscere la loro città, e la vita di prima, quella normale, quando si andava a piedi in centro e ci si vedeva in piazza o alla villa. Mentre adesso ci si sposta in auto e il luogo di aggregazione sono diventati i centri commerciali. Tranne che per i ragazzi che hanno fatto delle strade diroccate un luogo di movida. Ed è strano vedere una città fantasma tranne qualche bar, locali per aperitivi, birrerie, concentrate vicino a piazza Regina Margherita. Qui due tra i pochissimi palazzi restaurati, palazzo Cappa e palazzo Paone dove abitano solo 3 persone.
Ha riaperto la pasticceria Manieri, la pasta all’uovo di via Garibaldi e poco distante la macelleria. Nulla più. «Ci sono le persone anziane che sono volute rimanere qui che non possono fare la spesa d’inverno se non facendo una scarpinata ai supermercati nella città bassa», dice Tullio Manieri. «E l’amministrazione non fa niente per far tornare in centro almeno i servizi essenziali alla sopravvivenza come una bottega di alimentari». Non è una città per anziani. Ma neanche per i bambini convinti che «casa» siano le New Town, in cui sono costretti a vivere dalla nascita. 19 quartieri dormitorio voluti da Berlusconi e Bertolaso, annunciati dal salotto di Porta a Porta la sera stessa di quel maledetto 6 aprile, che cadono a pezzi.
I COMPLESSI ANTISISMICI
E che, ammette il sindaco, potrebbero anche dover essere abbattute se la manutenzione risultasse antieconomica. Le hanno chiamate “Case” (Complessi antisismici sostenibili ecocompatibili) ma non hanno nulla che ricordi il calore e la sicurezza di quella parola. Sedicimila aquilani sfollati devono fare i conti tutti i giorni con balconi inagibili (nel settembre 2014 è crollato un balcone a Cese di Preturo, e da allora sono sotto sequestro 800 balconi in cinque insediamenti dell’Aquilano).
Ma anche con infiltrazioni negli appartamenti e nei garage, allagamenti, pavimenti che si scollano, fogne che si intasano. Sono costate quasi un miliardo di euro. Per il crollo di Cese adesso c’è un’inchiesta aperta, per difetti di costruzione e fornitura di materiali scadenti, con 39 indagati. Ma c’è anche l’inchiesta sugli isolatori sismici delle Case, installati sotto le piastre delle New Town e che durante alcune prove di laboratorio in California si sono spezzate durante un terremoto simulato.
Poi ci sono i “Map” (Moduli abitativi provvisori), altra sigla sinistra, le casette di legno delle frazioni e dei Comuni. Ma anche li non se la passano bene. Oggi ancora 6 mila bambini sono nei “Musp”, i Moduli ad uso scolastico provvisorio nati nel settembre del 2009 per il ritorno sui banchi.
LE SCUOLE PROVVISORIE
Il terremoto visto dall\'alto (foto Adnkronos)
Nessun istituto è stato ancora ricostruito, nonostante i soldi per farlo, 44 milioni, sono nelle casse comunali da metà del 2013. L’Aquila piange. Lacrime che si specchiano nelle risate di imprenditori sciacalli che contavano i soldi possibili prima che fossero contati i morti. Nelle risate della mafia che ha gettato sul territori una rete insidiosa su cui adesso vigila un gruppo di lavoro della Procura ispirato al modello della direzione nazionale antim
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