DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
Gloria Riva per “l’Espresso”
Cuore dell'Avana Vecchia, Hotel Ambos Mundos, Stanza 511. Per sette anni, dal 1932 al 1939, è stato questo l'indirizzo dove Ernest Hemingway si è fatto recapitare la corrispondenza, e in quella camera ha cominciato a scrivere i primi capitoli di "Per chi suona la campana". Hotel de Russie, piazza del Popolo a Roma: qui vissero per molti mesi Pablo Picasso e Jean Cocteau.
L'Hotel Principe di Savoia, di Milano, per sei mesi è stata la residenza di David Beckham, quando giocava con la maglia rossonera. E sempre a Milano, al Grand Hotel et de Milan, in una suite risiede lo stilista Cesare Paciotti, innamorato dell'ordine anonimo delle camere d'albergo e delle premure che il personale riserva ai suoi clienti.
Sfarzosa, opulenta e snob, la vita in hotel è alla portata di ricchi e di eccentrici, mentre al resto del mondo la questione fa soprattutto venire in mente una frase tipica di molti genitori esasperati dai figli, "Questa casa non è un albergo". Eppure oggi vivere in un hotel sta diventando di moda. Effetto provocato dai "condo hotel", sintesi di condominio hotel, moltiplicatisi negli Stati Uniti qualche mese dopo il dramma delle Torri Gemelle per affrontare problemi di finanza immobiliare.
Era successo questo: il trauma di Ground Zero aveva paralizzato il turismo statunitense; le banche rifiutavano prestiti agli immobiliaristi del real estate turistico; questi, per realizzare 300 camere a Disneyland e altrettante a Las Vegas, decisero allora di andare in cerca di piccoli sponsor disposti a comprarsi una camera.
Trovarli non era stato difficile: non solo i finanziatori erano allettati da una vita decisamente confortevole, fra cioccolatini sul cuscino e personale attento, ma le camere si ripagavano in fretta. Perché quando il proprietario lasciava la stanza, questa veniva subito prenotata da un altro cliente che alla fine del soggiorno pagava il conto rimpinguando le finanze del suddetto proprietario.
Nato come investimento, la formula del condo hotel ha via via conquistato i più lussuosi alberghi della Florida, le suite del Bulgari di Londra e alcune stanze del mitico Plaza sulla Quinta Strada di New York. Nicky Hilton, sorella dell'esuberante Paris, ha legato il suo famoso cognome a un progetto di condo hotel a Miami Beach: 94 stanze disegnate dallo stilista Roberto Cavalli e vendute agli amici più chic. Si era prospettata una soluzione analoga anche per la bella e maledetta villa appartenuta un tempo a Versace, ma poi non se n'è fatto più nulla.
L'Italia non fa eccezione: ricchi stranieri, americani, cinesi e giapponesi, sarebbero ben felici di comprarsi una camera vista Duomo o Piazza Di Spagna. E qualcuno ha intercettato i loro desideri. Il primo condo hotel è sorto nel 2007 a Chianciano Terme, in Toscana, e il titolare, Pietro Nigro, ha dovuto faticare non poco per trovare una soluzione che si accordasse con la complessa burocrazia italiana.
A differenza della multiproprietà, dove si compra un'obbligazione di servizio, nel caso del condo hotel si acquista una stanza d'albergo e per il catasto questo non è possibile. Problema che però si è riusciti a risolvere escogitando un sistema per accatastare le stanze a proprietari diversi. Tuttavia il primo esperimento di Chianciano non è andato benissimo: «L'albergo è un tre stelle e collocato in una zona di non grande appeal per gli stanieri, che sono invece innamorati delle belle città italiane.
La verità e che non abbiamo osato abbastanza perché chi compra vuole stanze di lusso in luoghi superlativi. In quel caso, è disposto a spendere parecchio», spiega con franchezza l'imprenditore, che racconta come il fenomeno, nonostante le difficoltà poste dalla complessità della legge italiana, stia comunque prendendo piede.
Il Ramada Plaza ha per esempio creato due strutture di house hotel, una a Milano e l'altra in riva al Lago di Garda. L'offerta è di monolocali, bi o trilocali e super attici, in cui vivere senza preoccuparsi di dover pagare bollette, lavare biancheria, o chiamare l'idraulico perché magari il tubo del bagno si è rotto. Si dorme su biancheria Frette, che viene cambiata ogni giorno.
Per cenare si può scegliere fra servizio in camera e ristorante, l'illuminazione è Flos, gli elettrodomestici Smeg, la macchina da caffè Nespresso, la dotazione tecnologica Apple, il televisore al plasma ha Mediaset premium, 15 canali sport e film. Portineria 24 ore su 24, vigilanza e sicurezza, accesso a centro benessere, spa, palestra, concierge.
Stessa vita comoda è offerta da Allegro Italia, albergo che si trova in via San Pietro all'Orto, a due passi dal quadrilatero della moda meneghino. Suite arredate Armani Casa, si può scegliere tra lenzuola di lino, cotone pettinato o corredi di seta. Cucina Dada, macchina da caffè Illy, frigobar e tutti i servizi dell'albergo inclusi.
BECKHAM SCHOLES BUTT GIGGS E FRATELLI NEVILLE
Ma i lussi costano, e la formula del condo hotel non è a portata di tutte le tasche. Qualche cifra tra Italia ed estero: a Las Vegas, dove esistono 105 progetti di condo hotel, i prezzi variano, a seconda di posizione e dimensione, tra 250mila e 3 milioni di dollari; a Manhattan la Starwood ha trasformato due piani dell'albergo di sua proprietà St.Regis, sulla Quinta strada, in "fractional" messi in vendita a prezzi tra 300mila e 750mila dollari (e gli acquirenti potranno stare nelle 22 unità, da monolocali a suite di tre stanze, fino ad un massimo di 28 giorni l'anno); il Condo hotel di Chianciano costa, nella sua forma più economica, 50mila euro, ma per le suite bisogna prevedere almeno 4 volte tanto. Più generiche le informazioni fornite dalle due strutture milanesi: un appartamento varrebbe comunque oltre un milione di euro.
«Questa è ancora terra vergine, ma la formula degli appartamenti con servizi alberghieri piace parecchio agli arabi, ai russi e agli orientali, che comprano e trascorrono parecchio tempo da noi», racconta Giovanni Maschio, manager di Allegro Italia.
Tuttavia per un albergatore italiano non è semplice mettere in vendita le stanze: la legge è complicata. E infatti nel decreto Sblocca Italia, diventato legge a fine 2014, è stato inserito un provvedimento per regolamentare i condo hotel: «Vorremmo trasformare oltre il 40 per cento delle camere degli hotel italiani in unità abitative con servizi alberghieri. Questo consentirà agli albergatori di finanziarsi e avviare le ristrutturazioni di cui gran parte dei relais del bel paese necessita.
Chi comprerà queste stanze potrà viverci e insieme guadagnarci, lasciandole in gestione all'albergo quando è via», racconta il senatore e presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, promotore del provvedimento.
Chi però si attendesse un boom dei condo hotel in Italia, così come sta accadendo in Francia, resterebbe deluso: la nuova norma per il momento è bloccata, in attesa di un decreto della presidenza del Consiglio dei Ministri che la renda operativa. Sempre che tutto fili per il verso giusto: «L'emendamento, per com'è scritto, rischia di agevolare certe speculazioni edilizie volte a trasformare alberghi o parti di albergo in residenze, magari successivamente vendute come mini-appartamenti. Che non sono affatto condo hotel né impresa alberghiera. E rischiano di danneggiare anziché aiutare l'industria turistica italiana», commenta infatti Pietro Nigro.
Mentre la politica fa il suo corso, a Torino una residenza di fine Ottocento sta per essere trasformata in house hotel. Lo stesso sta avvenendo per un albergo in stile liberty a Sanremo. Si muove qualcosa anche a Portofino, e in una villa del 1400 sull'altopiano del Cilento c'è un progetto per vendere 24 magnifiche suite. Le case albergo stanno conquistando l'Italia.
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