DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Francesca Basso per il "Corriere della Sera"
Da una parte l' annuncio della Commissione europea di 4 milioni di dosi aggiuntive del vaccino Pfizer-BioNTech nelle prossime due settimane, che faranno salire le forniture della casa farmaceutica da 62 a 66 milioni. Dall'altra la notizia che l'Unione da febbraio ha esportato finora oltre 34 milioni di vaccini anti-Covid verso 31 Paesi, inclusi 9,1 milioni alla Gran Bretagna, 954 mila agli Stati Uniti e 3,9 milioni al Canada.
angela merkel e ursula von der leyen
Numeri provenienti da un documento distribuito agli ambasciatori presso l' Ue (aggiornato settimanalmente), che la Commissione ha scelto di commentare solo oggi ma che ha già cominciato a far discutere perché in tutta l' Ue finora sono stati distribuiti 55 milioni di vaccini, di cui 42,7 milioni di dosi somministrate (dati Ecdc). Da aprile l' aspettativa è che la fornitura aumenti e arrivi a 100 milioni di dosi al mese fino a giugno.
Ma i numeri hanno creato polemica anche alla luce delle parole del presidente del Consiglio europeo Charles Michel, che nel suo blog martedì ha difeso la vocazione «esportatrice» dell' Ue, a differenza di Gran Bretagna e Stati Uniti che «hanno imposto un divieto assoluto all' esportazione di vaccini o componenti di vaccini prodotti sul loro territorio».
La reazione del ministro degli Esteri britannico Dominic Raab è stata immediata: ha negato l' esistenza di un divieto e ha convocato il rappresentante dell' Ue a Londra. La sera stessa Michel aveva twittato che Ue e Gran Bretagna hanno «diversi modi per imporre divieti o restrizioni su vaccini/medicinali. L' Ue fornisce vaccini ai suoi cittadini e al resto del mondo. Nessuno è al sicuro finché tutti non sono al sicuro».
Il nodo export è delicato perché per produrre i vaccini servono oltre 300 componenti, per alcuni dei quali l' Unione è costretta ad approvvigionarsi in Paesi extra Ue. Il commissario all' Industria Thierry Breton, alla guida della task force per aumentare la produzione di vaccini, tre giorni fa si è sentito con il suo omologo Usa Jeff Zients proprio per discutere della catena di approvvigionamento.
Già durante la riunione tra i leader Ue del 25 febbraio scorso era stata sollevata l'opportunità di un maggiore equilibrio nell' approccio al tema export e più fermezza nei confronti della case farmaceutiche che non rispettano le forniture destinate all' Ue come da contratto.
A porre con forza il problema è stato il premier Mario Draghi, che ha subito incassato il sostegno della Francia e di altri Stati membri, cui è seguita la decisione di bloccare l'esportazione di 250 mila dosi di AstraZeneca destinate all' Australia, un Paese che non è in emergenza da Covid come l'Italia e l' Europa.
È stato applicato alla lettera il meccanismo per il controllo e l'autorizzazione all' export di vaccini extra Ue: la misura temporanea creata dalla Commissione dopo il comportamento manchevole di AstraZeneca ed entrata in vigore il 30 gennaio ma in scadenza. Dovrà essere deciso se prolungarla. La decisione di Roma, difesa da Bruxelles, non è stata esente da critiche e da accuse di «nazionalismo».
All' indomani la Commissione ha comunicato la lista dei Paesi destinatari dei vaccini prodotti nell' Ue. Mancavano però i numeri. E delle richieste di export presentate alle autorità nazionali, come prevede il meccanismo che attribuisce a Bruxelles l' ultima parola, finora 249 sono state approvate e solo una rifiutata (dall' Italia).
MATTARELLA SI VACCINA ALLO SPALLANZANI
Ora lo sforzo è sfruttare al meglio le fiale, dopo la notizia che anche le forniture del vaccino di Johnson & Johnson, che sarà approvato oggi dall' Ema, potrebbero subire dei tagli. L' Aifa invita a «cercare di ricavare il maggior numero possibile di dosi da ciascun flaconcino di vaccino».
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