DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Tommaso Montesano per “Libero Quotidiano”
Uno yacht di 25 metri. Con acqua e cibo in abbondanza per affrontare la traversata dalla Turchia, direzione Sicilia, in tutta tranquillità. Come dei turisti benestanti. Il «biglietto», del resto, non era certo low cost: 8.500 dollari l’uno. Una cifra tre volte superiore a quella che, normalmente, gli scafisti pretendono per l’imbarco.
Non ci fosse stata l’avaria al motore nel canale di Sicilia, che ha costretto il comandante del natante ad accettare i soccorsi al largo di Siracusa, il piano messo a punto dai trafficanti di migranti per far entrare illegalmente in Italia un centinaio di profughi avrebbe avuto successo. Rispetto ai barconi in partenza dalla Libia, infatti, lo yacht battente bandiera turca non correva alcun rischio di sovraffollamento, visto il numero massimo di posti previsto dagli organizzatori del viaggio.
E l’imbarcazione, data la sua natura deluxe, sarebbe passata inosservata. La procura di Ragusa porta alla luce una nuova modalità di ingresso clandestino: il trasporto in prima classe verso le coste italiane. Martedì la squadra mobile della questura siciliana ha arrestato tre cittadini siriani: Ahmmed Sabaji, di 25 anni, Almotassem Billah Harroum, di 31, e Moustafa Haj Slima, di 29.
I tre sono stati identificati grazie alle testimonianze dei passeggeri (98 tra siriani e palestinesi, tra cui 23 bambini) a bordo dello yacht salpato dalla Turchia. Testimonianze anche e soprattutto sotto forma di fotografie scattate dai migranti durante la traversata. Il piano degli organizzatori era semplice: «Pagate tanto ed avrete ogni comfort su uno yacht».
Con tanto di sbarco, nella notte, su una spiaggia siciliana. Tariffe dei biglietti alla mano - previsto uno sconto solo per i passeggeri minorenni - il viaggio ha permesso ai trafficanti di mettersi in tasca circa 800mila dollari. Qualcosa, però, è andato storto nell’ultima parte del viaggio, quando il motore dell’imbarcazione ha ceduto di fronte alle coste siciliane.
A quel punto l’equipaggio, era il 19 aprile scorso, è stato costretto a chiedere aiuto non prima di aver ricattato i passeggeri: il silenzio sulle finalità del trasporto in cambio del salvataggio. Un muro di omertà che gli investigatori inizialmente sono riusciti ad abbattere grazie alle foto rivenute sui telefonini dei profughi, sequestrati dopo lo sbarco a Pozzallo, nei pressi di Ragusa. Dopo sono arrivate anche le prime ammissioni dei migranti.
A soccorrere lo yacht, poi lasciato alla deriva, è stata la nave mercantile Sagittarius. Per gli inquirenti si tratta di un salto di qualità nell’organizzazione del traffico di clandestini. Sia per la tratta, dalla Turchia e non dall’Africa del nord, sia per le modalità. Difficilmente il viaggio sarebbe venuto alla luce, e gli scafisti fermati, in assenza del guasto al motore.
I tre cittadini siriani avevano l’intenzione di fare retromarcia e di tornare in Turchia per un nuovo imbarco. «Avevo paura di vivere in Siria e sono fuggito con la mia famiglia, prima negli Emirati Arabi. Poi ho deciso di andare in Turchia per poter raggiungere l’Europa attraverso l’Italia», ha raccontato agli investigatori uno dei profughi.
Lo yacht, ha rivelato un altro viaggiatore, era provvisto di dispensa e il cibo «era tutto preconfezionato ed abbondante e provvedevamo noi stessi passeggeri a prenderlo e a passarcelo tra di noi». Quanto all’alto costo del biglietto, era garanzia di arrivo: «Avevo dei risparmi in banca, ho preso tutto. Ho deciso di viaggiare in modo sicuro senza rischi per i miei figli».
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