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E’ FINITA LA FUGA DI ELIA DEL GRANDE! IL 50ENNE ALLONTANATOSI DAL PENITENZIARIO-COMUNITA' DI CASTELFRANCO EMILIA, E SUL QUALE PENDE UNA CONDANNA A 30 ANNI PER L'OMICIDIO DEI GENITORI E DEL FRATELLO, È STATO RINTRACCIATO E ARRESTATO DAI CARABINIERI A CADREZZATE, VICINO VARESE - LA TELEFONATA ALLE "IENE" PRIMA DELLA CATTURA: “SONO BRACCATO, NON PERICOLOSO. LA CASA-LAVORO DI CASTELFRANCO? UN LAGER, NON POTEVO RESTARE LÌ, SONO TUTTI MALATI PSICHIATRICI. HO VISTO INCENDIARE, FERIRE IN TESTA LE GUARDIE, PRENDERE A COLPI DI OLIO BOLLENTE UNA PERSONA. VIVO UNA CONDANNA QUOTIDIANA PER QUELLO CHE HO FATTO..."
(ANSA) - Elia del Grande, il 50enne allontanatosi dalla casa lavoro di Castelfranco Emilia e sul quale pende una condanna a 30 anni per l'omicidio dei genitori e del fratello, è stato rintracciato e arrestato dai carabinieri nel Comune di Cadrezzate (Va).
I carabinieri di Varese e Modena, supportati dal Ros di Milano, a seguito di prolungata attività info-investigativa, lo hanno individuato e arrestato all'interno di un'abitazione. In particolare, carabinieri del comando provinciale di Varese lo hanno bloccato a Cadrezzate (Varese) suo paese d'origine, dove ha ancora delle proprietà immobiliari, e dove il 7 gennaio 1998 sterminò la famiglia uccidendo padre, madre e fratello.
Per quella che fu definita "la strage dei fornai", l'intera famiglia lavorava nel forno di proprietà sempre a Cadrezzate, Del Grande fu condannato a 30 anni in via definitiva.
ELIA DEL GRANDE
"Sono braccato". Sono le parole di Elia Del Grande alla trasmissione televisiva Le Iene. Il killer di Cadrezzate (Varese), ricercato, scappato dalla casa-lavoro di Castelfranco Emilia era in fuga da due settimane, ha telefona alla trasmissione, andata in onda ieri sera. Questa sera, poco prima delle 22 è stato rintracciato e arrestato nel Varesotto.
Del Grande, il 7 gennaio 1998, allora 22enne, in quella villetta rosa del Basso Verbano sterminò la famiglia a fucilate: nella notte uccise il papà Enea, la mamma Alida e il fratello maggiore Enrico. Due colpi ciascuno, sei in totale. Una mattanza. Una tragedia enorme ancora viva nell’immaginario collettivo di quella terra e d’Italia, che passò alla storia poi come ‘La strage dei fornai’, per la professione di famiglia.
Nella telefonata, Del Grande ricorda anche questo. E racconta perché è fuggito dalla struttura di reclusione. Quindi la telefonata perché “volevo dare una motivazione su quella che è la realtà sconvolgente, che io ho conosciuto, delle misure di sicurezza nelle case-lavoro”.
“Vivo una condanna quotidiana per ciò che ho fatto”
"Ogni giorno che ti guardi allo specchio vedi loro, quindi come puoi vivere? La pena è quella, se andiamo a vedere. Per ciò che ho commesso, non è una condanna quotidiana a farti capire le cose". Parla di "immeritevolezza". "Tutto ciò che fai nella vita, la reputi ingiusta, perché l'hai tolta a loro. Non è facile, non è affatto facile".
“Ecco perché sono scappato”
"Sono tutti psichiatrici, imbottiti di terapia. Persone realmente malate, che mettono in pericolo loro ma anche gli altri. Ho visto incendiare, spaccare sezioni, ferire in testa le guardie, prendere a colpi di olio bollente una persona. Tu sei chiuso in una cella, lì. Sono rimasto impaurito, sono scappato subito”.
Il racconto della fuga
Quella sera (il 30 ottobre 2025) "pioveva a dirotto - racconta Del Grande -. C'era foschia. Le telecamere avrebbero visto poco o niente. Ho preso dei fili elettrici che fanno più o meno sei metri e mezzo di corda. E niente, ho scavalcato e sono andato". Dice che non è vero che è in fuga con la compagna sarda (anche lei ufficialmente ricercata. Già nel 2015 lo aveva aiutato a pianificare la fuga dal carcere di Pavia, tentativo poi fallito). "Non è così - dice Del Grande alle Iene -. Anzi, se andiamo a vedere mi ha aiutato un tassista, ecco".
Il passato a Santo Domingo e il diario: “Li ucciderò tutti e tre”
Nel servizio televisivo si racconta anche del suo passato di sofferenza in casa, del pessimo rapporto con i suoi familiari, di quando “mia madre provò a buttarmi giù dal balcone” e dei ricoveri della donna, di quando i genitori lo mandarono a Santo Domingo dove diventò poi socio di un night club, del suo uso sfrenato di droga - cocaina -, della ragazza che aveva conosciuto lì, una prostituta, con cui si fidanzò e che aveva intenzione di sposare (ma la sua famiglia era fermamente contraria) e di come la sua famiglia mandò lì Enrico, il fratello, a prenderlo per riportarlo a casa.
E di quando, appena prima del suo ritorno a Cadrezzate e non molto prima di compiere la strage, scrive sul suo diario: "Cara tristezza, domani ritorno in Italia. Di sicuro succederà qualcosa di diabolico perché posso dire che mi sono pienamente rotto i c.....i di essere trattato come un povero drogatello. Quindi, ho deciso che la faccio finita una volta per tutte con la mia famiglia. Vado in Italia e là li finirò tutti e tre".
L’esame dell’imputato in aula
“È stato come una macchina da scrivere che mi inculcava nella testa: “Uccidere i genitori”. Proprio una roba pazzesca”, le parole di Elia Del Grande in aula al processo. E nel servizio tv viene restituita anche la telefonata di Enrico, agonizzante, ai carabinieri quella notte: “Sono Enrico Del Grande. Aiutateci. Ci hanno sparato, ci hanno sparato”.
Nella telefonata alle Iene, Del Grande racconta anche di quando sparò alla madre nella schiena: “L'ultimo ricordo che ho di lei sono i suoi occhi buoni. E quella è stata la miccia. Mi hai fatto vivere male tutti questi anni...Potevi volermi bene prima”.
(...)
"Non sono socialmente pericoloso: chiedetelo ai miei colleghi”
Nella telefonata alle Iene, lui dice: “Questo dovrebbero dirlo le persone che per due anni e passa hanno avuto a che fare con me. Io ho dei messaggi dei miei colleghi di lavoro e del mio capo azienda che è tutt'altro che parlare di una persona socialmente pericolosa”. Del Grande viene mandato alla casa-lavoro di Castelfranco Emilia.
“Le case-lavoro sono dei lager”
E nella telefonata parla di "ergastolo in bianco", perché dentro le case-lavoro "c'è gente che è entrata per sei mesi ed è dentro da dodici anni a furia di proroghe. Veramente dei lager".
Poi, la telefonata si interrompe bruscamente. "Aspetti un attimo. Devo staccare". E cade la linea.
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