samir hulileh gaza

E ADESSO TUTTI VOGLIONO METTERE LE MANI SU GAZA - PER LA POLTRONA DI GOVERNATORE DELLA STRISCIA, IL NOME DI SAMIR HULILEH, AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA PIÙ GRANDE SOCIETÀ DI INVESTIMENTO PALESTINESE, CHE CHIEDE IL DISARMO DI HAMAS ED ESCLUDE LA PRESENZA ARMATA DELL’AUTORITÀ PALESTINESE (UNA MOSSA PER GARANTIRSI IL PLACET DI NETANYAHU) - A SPINGERE HULILEH C’È UN OSCURO E POTENTE LOBBISTA CON UN PASSATO NELL’INTELLIGENCE MILITARE ISRAELIANA E…

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Estratto dell’articolo di Davide Frattini per il “Corriere della Sera”

 

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[…] clienti dell’autocrazia globale, spesso dittatori africani, pure la giunta militare in Myanmar richiedono i servizi di Ari Ben-Menashe che promette contatti con i potenti occidentali, di aprire le porte sigillate dalle sanzioni, se non un invito nei salotti buoni almeno un incontro a luci soffuse nella stanza accanto.

 

Nato in Iran da una famiglia di ebrei iracheni, un passaggio nell’intelligence militare israeliana, vive in Canada e da lì prova a esercitare pressioni sui governi che ancora lo ascoltano, opera come lobbista registrato ufficialmente negli Stati Uniti, anche se gli americani restano sospettosi dopo un suo coinvolgimento laterale nello scandalo Iran-Contra e le teorie della cospirazione attorno a Jeffrey Epstein che Ben-Menashe non manca di sbandierare.

carestia a gaza

 

Adesso sarebbe lui – svela l’organizzazione «Shorim», Guardiani – il promotore della macchinazione per far emergere un imprenditore palestinese dalla melassa burocratica dell’Autorità palestinese e spingerne la candidatura a governatore di Gaza alla fine della guerra che non finisce.

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Samir Hulileh rappresenterebbe quella figura di tecnico che può star bene al governo di Benjamin Netanyahu e alla Casa Bianca. Economista, è amministratore delegato della più grande società di investimento palestinese, ha ricoperto qualche ruolo politico ma non troppo visibili perché Netanyahu lo consideri un simbolo dell’Autorità: il premier israeliano ribadisce di non voler lasciare il controllo della Striscia al presidente Abu Mazen e ai suoi.

 

In realtà agli alleati messianici e oltranzisti che lo mantengono al potere promette di non volerlo lasciarle al potere: l’estrema destra progetta l’occupazione totale e la ricostruzione delle colonie evacuate nel 2005.

 

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Ben-Menashe ha raccontato a «Shorim» — associazione per promuovere la democrazia attraverso le inchieste giornalistiche — che il piano è sostenuto dalla Lega Araba e prevederebbe il dispiegamento di forze americane e arabe nel territorio, l’ottenimento dalle Nazioni Unite di uno statuto speciale per i 363 chilometri quadrati, un aeroporto e un porto in Sinai messi a disposizione degli egiziani. Hulileh suona più cauto, ammette di aver assunto l’israelo-canadese e avverte che «il primo passo fondamentale è ottenere un cessate il fuoco», dice di vedersi più come manager che governatore, il supervisore dei progetti di ricostruzione: «Serviranno almeno 53 miliardi di dollari». […]

 

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Hulileh esclude la presenza armata dell’Autorità palestinese e pretende il disarmo di Hamas. Così fa contento Netanyahu senza però indicare chi garantirà la sicurezza della popolazione ridotta allo stremo e vessata dalle bande.

 

L’analista Gabriel Mitchell si chiede come mai la storia attorno alla candidatura di Hulileh sia emersa proprio ora. «È evidente che ci sono diverse iniziative, anche private, per provare a influenzare il futuro di Gaza. Gruppi che si considerano concorrenti». I miliardi della ricostruzione sono un incentivo a muoversi e posizionarsi in fretta, Ben-Menashe menziona nel progetto anche lo sfruttamento dei giacimenti di gas naturale al largo della Striscia: scoperti nel 2000 e mai sviluppati per le guerre cicliche e le divisioni tra Hamas e l’Autorità di Ramallah.

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