michela murgia

È MORTA LA SCRITTRICE MICHELA MURGIA: AVEVA 51 ANNI E A MAGGIO AVEVA RIVELATO DI ESSERE MALATA DI UN CARCINOMA AI RENI AL QUARTO STADIO, DI CUI PARLAVA ANCHE IL SUO ULTIMO LIBRO, "TRE CIOTOLE" - L’11 GIUGNO AVEVA ANNUNCIATO IL RITIRO DAGLI INCONTRI PUBBLICI E A METÀ LUGLIO AVEVA SPOSATO, “IN ARTICULO MORTIS”, LORENZO TERENZI – IL SUO ROMANZO PIÙ NOTO, “ACCABADORA”, NEL 2009 AVEVA VINTO IL PREMIO CAMPIELLO - L'INTERVISTA A CAZZULLO IN CUI PARLAVA DELLA SUA MALATTIA: "IL CANCRO È UN COMPLICE DELLA MIA COMPLESSITÀ. NON POSSO E NON VOGLIO FARE GUERRA AL MIO CORPO, A ME STESSA. IL TUMORE È UNO DEI PREZZI CHE PUOI PAGARE PER ESSERE SPECIALE. NON LO CHIAMEREI MAI IL MALEDETTO, O L’ALIENO”

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Estratto dell’articolo di Ida Bozzi per www.corriere.it

 

MICHELA MURGIA

È morta oggi la scrittrice Michela Murgia. Aveva 51 anni. Aveva rivelato la sua malattia, un carcinoma ai reni al quarto stadio, in un’intervista rilasciata ad Aldo Cazzullo lo scorso maggio («Il cancro non è una cosa che ho; è una cosa che sono», disse in quell’occasione al Corriere). L’11 giugno, Murgia aveva annunciato il ritiro dagli incontri pubblici. A metà luglio aveva sposato «in articulo mortis» Lorenzo Terenzi (1988), attore, regista e musicista. Con il suo romanzo più noto, «Accabadora» (Einaudi, 2009), aveva vinto il premio Campiello. Il suo ultimo libro, «Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi» (Mondadori, 2023), è entrato subito in vetta alle classifiche dei volumi più venduti.

 

Sapeva passare dalla riflessione sulla spiritualità alle analisi sociali e politiche, anche vivacemente polemiche, sulle tentazioni moderne del fascismo. Praticava con naturalezza ostinata l’impegno per la parità di genere, era fiera della sua «famiglia queer» riunita in una casa con quattro figli «d’anima», come li chiamava, e portava alta anche la bandiera della sua Sardegna e delle civiltà sarde, dei matriarcati ricchi di tradizione e misconosciuti, ai quali aveva dato voce con il suo romanzo più noto, Accabadora (Einaudi, 2009), con cui aveva vinto il premio Campiello 2010.

 

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MICHELA MURGIA E ROBERTO SAVIANO

Si è spenta la scrittrice Michela Murgia, a causa del tumore che l’aveva già messa alla prova alcuni anni fa: era una delle voci più nuove e influenti della letteratura italiana contemporanea. Era stato importante, quel suo Accabadora, perché aveva aperto la strada alla riscoperta contemporanea delle culture femminili, soltanto in seguito percorsa anche da altre scrittrici e altri scrittori delle nuove generazioni.

 

Appena pochi mesi fa, poi, il 6 maggio 2023, aveva rivelato la sua malattia ad Aldo Cazzullo, durante un’intervista al «Corriere della Sera»: un carcinoma ai reni al quarto stadio che le lasciava poco tempo. Lo aveva annunciato in modo più indiretto anche nell’ultimo libro, Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi (Mondadori, 2023), entrato subito in vetta alle classifiche librarie e tuttora ai primi posti, un romanzo di racconti in cui aveva affrontato le crepe improvvise che stravolgono le esistenze, lutti, dolori, amori spezzati: nella prima di quelle storie aveva narrato proprio lo choc della scoperta della malattia.

MICHELA MURGIA IN OSPEDALE

 

Nelle ultime settimane, il rapido peggioramento: l’11 giugno aveva annunciato il ritiro dagli incontri pubblici, e a metà luglio aveva sposato «in articulo mortis» Lorenzo Terenzi, «per avere diritti che non c’era altro modo di ottenere così rapidamente». Sui social aveva pubblicato le immagini delle nozze, chiedendo ai lettori: «Niente auguri, perché il rito che avremmo voluto ancora non esiste. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere».

 

Nata a Cabras, in provincia di Oristano, il 3 giugno 1972, dopo gli studi religiosi e l’attività all’interno dell’Azione cattolica, Murgia è stata a lungo insegnante di religione, ma ha svolto diversi lavori «precari» che le hanno fornito ispirazione per un blog, poi diventato un libro-denuncia, ironico e drammatico insieme, Il mondo deve sapere. Romanzo tragicomico di una telefonista precaria (Isbn, 2008; poi Einaudi, 2017), sul mondo del telemarketing, divenuto nel 2008 un film di Paolo Virzì con il titolo Tutta la vita davanti. Una delle prime voci a denunciare la discriminazione del precariato, e del precariato femminile in particolare.

 

 

michela murgia anello

Einaudi le ha pubblicato nel 2008 una guida letteraria ai luoghi della Sardegna, Viaggio in Sardegna. Undici percorsi nell’isola che non si vede, ma è con il romanzo maggiore, del 2009, che Murgia traccia il ritratto della Sardegna davvero invisibile e sconosciuta ai più: siamo nel territorio della letteratura, quello percorso da Elsa Morante che raccontava l’Italia e la guerra, e le sue donne e madri, nelle vite segrete e quotidiane nel suo La storia, o da Dacia Maraini ne La lunga vita di Marianna Ucrì […]

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