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Fabrizio d’Esposito per "il Fatto Quotidiano"
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO RENATA POLVERINI
In questi tempi di crisi, essere casta vuol dire anche, nell’ordine, perdere la poltrona di governatore per uno scandalo diventato nazionale, guadagnare quella di deputato, infine integrare lo stipendio da parlamentare con una carta di credito del sindacato di provenienza. Se si uniscono i trattini di questa escalation, si riuscirà a scorgere il tosto profilo perennemente abbronzato di Renata Polverini, oggi forzista che galleggia nel crepuscolo berlusconiano.
Presidente della giunta regionale del Lazio fino a quando non emerse il gigantesco caso Fiorito, nel tragico settembre del 2012, l’ex missina Polverini è stata ricompensata nel 2013 dall’ex Cavaliere con un seggio alla Camera. Ma il colpo grosso l’aveva già messo a segno, garantendosi il controllo dell’Ugl (Unione generale del lavoro), il sindacato di destra di cui è stata segretario generale per quattro anni, a partire dal 2006. Al punto da godere, senza aver alcun incarico, di una carta di credito da duemila euro al mese.
Il benefit della Polverini è nell’inchiesta della Procura di Roma condotta dall’aggiunto Nello Rossi e dal pm Stefano Pesce. Le indagini hanno travolto l’Ugl sin dall’inizio, nell’aprile scorso, e hanno messo in rilievo una “gestione predatoria” dei soldi in cassa, spese “opache” e “oscuri flussi monetari”. Per il momento l’unico a farne le spese è stato Giovanni Centrella, ex segretario generale e polveriniano di ferro.
Esploso lo scandalo, Centrella si è dimesso e ha pure tentato di patteggiare, ma i magistrati hanno rifiutato. Il buco nero di Centrella ammonta a 540 mila euro, di cui la metà riconducibili a lui. I pm hanno scoperto, ed è notizia dell’altro giorno, conti segreti e no usati anche per acquistare una casa al figlio. Il reato è quello di appropriazione indebita e le spese includono abbigliamento, viaggi e gioielli.
Centrella aveva poi distribuito 37 carte di credito, tra cui quella della Polverini (che comunque non è indagata). Non solo. Anche un altro ex segretario, Stefano Cetica, in seguito assessore regionale del Lazio nell’era della zarina Renata, ha goduto di questo benefit: spese per tremila euro al mese, mille in più della stessa Polverini. Un tetto maggiore “comprensibile”, visto che a Cetica non è stata data alcuna poltrona di consolazione.
Ma la novità è un’altra. Messo a fuoco il filone Centrella, adesso i magistrati vogliono chiarire il legame tra l’Ugl e il “partito” dell’ex governatrice, Città Nuove, fondazione nata poco dopo la vittoria alle regionali e che a sua volta fa a capo all’associazione Impegno e innovazione. I dettagli sono importanti. Ugl e Città Nuove condividono la stessa sede a Roma, in un palazzo di via delle Botteghe Oscure. La fondazione, peraltro, ha un buco di circa due milioni di euro e questo aumenta i sospetti sul connubio, confermato dai dipendenti dell’Ugl, almeno cinque, distaccati a Città Nuove.
L’inchiesta della Procura di Roma sta spaccando l’Ugl da mesi. E questo è un altro risvolto della drammatica crisi che vive il sindacato. Da un lato i polveriniani, rimasti al comando con Geremia Mancini, nuovo segretario generale della confederazione. Dall’altra il coordinamento sicurezza, composto in prevalenza da poliziotti. In ballo ci sono le quote di due milioni di iscritti e un giro da 33 milioni di euro all’anno, tra quote associative e il patronato Enas.
Con le dimissioni di Centrella, i poliziotti hanno invocato trasparenza e un congresso urgente. Le ombre sulla gestione del sistema Polverini sono tante: dall’abolizione della figura del segretario amministrativo ai bilanci approvati per acclamazione senza nemmeno essere letti. Per tutta risposta la zarina e suoi fedelissimi hanno cominciato a fare la guerra al coordinamento sicurezza. Incredibile: il maggior sindacato di destra che caccia dalla segreteria confederale (a fronte di 23 poltrone create; la Cgil ne ha solo 7, giusto per avere un’idea) i poliziotti.
E proprio quando Berlusconi riceve a palazzo Grazioli gli uomini in divisa dopo la storica minaccia di sciopero per i tagli renziani. La situazione è insostenibile e tra esposti, pressioni e , l’Ugl è sull’orlo della disintegrazione. E la Polverini rischia di essere per il sindacato post-missino, quello che Fini è stato per la destra politica. La fine.
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