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GLI ITALIANI? GRANDI IGNORANTI - SECONDO UN RAPPORTO PRESENTATO AL FORUM AMBROSETTI, GLI ADULTI ITALIANI SONO I MENO ISTRUITI NELLA UE: NELLE FASCE DI ETÀ 25-64 ANNI, UNO SU TRE HA AL MASSIMO LA LICENZA DELLA SECONDARIA INFERIORE. E TRA LE PERSONE DI 25-34 ANNI, SOLO IL 31,6 HA UNA LAUREA, A FRONTE DEL 44,5% DELLA MEDIA EUROPEA - IL NOSTRO PAESE È TRA QUELLI CON LA PERCENTUALE PIÙ ALTA DI PERSONE A RISCHIO DI POVERTÀ O ESCLUSIONE SOCIALE: AL SUD SI REGISTRA LA SITUAZIONE PEGGIORE - MALE ANCHE LE COMPETENZE DIGITALI...

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Estratto dell’articolo di Chiara Saraceno per “la Stampa”

 

abbandono scolastico

Il tema della povertà e del rischio di esclusione sociale è entrato, finalmente verrebbe da dire, anche nel luogo dove tutti gli anni si riuniscono imprese, economisti e politici, il Forum Ambrosetti.

 

[…] ieri è stato presentato un rapporto sulla povertà educativa, basato su primi risultati di una ricerca svolta congiuntamente dal Gruppo Ambrosetti (Thea Group) e dalla Fondazione Crt […]

 

L'Italia è tra i paesi Ue con la percentuale più alta (23,1% rispetto a una media) di persone tra i 25 e i 49 anni a rischio di povertà o esclusione sociale, con un divario territoriali nella loro distribuzione più ampio, il che fa sì che le regioni del Sud siano tra le regioni europee con una incidenza maggiore. La metà di queste persone ha al massimo la licenza della scuola secondaria di primo grado.

 

istruzione degli adulti nell ue

D'altra parte è noto che gli adulti italiani sono i meno istruiti nella Ue: nelle fasce di età 25-64 anni uno su tre ha al massimo la licenza della secondaria inferiore. E tra le persone di 25-34 anni, solo il 31,6 ha una laurea, a fronte del 44,5% della media europea.

 

Anche tra bambine/i e adolescenti lo sviluppo delle competenze cognitive è nettamente inferiore rispetto alla media Ocse così come misurate dal sistema PISA, e i tassi di abbandono precoce degli studi più alti, pur con forti differenze tra italiani (8,5%) e stranieri Ue (15%) e non Ue (27,4).

 

abbandono scolastico

Anche le competenze digitali, "la nuova grammatica del lavoro", sono comparativamente poco diffuse, nonostante tutti possiedano almeno uno smartphone. Tra i giovani fino a 19 anni, i cosiddetti nativi digitali, possiede competenze digitali di base il 56%, a fronte del 73% della media europea.

 

Un dato problematico, non solo perché, come segnala il rapporto, molta domanda di lavoro ormai richiede una qualche competenza digitale e che c'è un gap di quasi 15 punti tra domanda e offerta di competenze digitali, pari a circa 3,4 milioni di occupati.

 

Una competenza digitale di base è necessaria anche per muoversi con consapevolezza nel modo dell'informazione, della comunicazione in generale e in molte attività quotidiane. Esserne privi è una forma di analfabetismo funzionale che provoca vuoi esclusione, vuoi dipendenza acritica, o entrambe.

abbandono scolastico

 

[…] Come segnala anche il rapporto, crescere in un contesto familiare e sociale svantaggiato è in stretta correlazione con uno sviluppo delle competenze più ridotto rispetto ai coetanei più fortunati.

 

Inoltre, anche a parità di competenze raggiunte, incide sulle scelte scolastiche dopo la secondaria di primo grado, innescando circoli viziosi di povertà educativa.

 

Classe vuota

[…] queste dinamiche di povertà educativa contribuiscono a bloccare la mobilità sociale e a indebolire la coesione sociale del paese, oltre a non colmare il gap tra domanda e offerta di lavoro. Stimano che, se invece si riducesse la povertà educativa almeno per quanto riguarda l'istruzione (cui di fatto è largamente assimilata in questo primo rapporto, nonostante in premessa si parli di fenomeno multidimensionale), si potrebbero generare in Italia fino a oltre 3 milioni di occupati in più.

[…]