senza soldi poverta

EFFETTO VIRUS: IN ITALIA UN LAVORATORE SU DIECI VIVE IN POVERTÀ - GIÀ PRIMA DELLO SCOPPIO DELLA PANDEMIA UN QUARTO DELLE RETRIBUZIONI ORARIE INDIVIDUALI ERANO BASSE, OVVERO INFERIORI AL 60% DEL VALORE MEDIANO - IL MINISTRO DEL LAVORO, ORLANDO: "IL SALARIO MINIMO È URGENTE" - PREVISTO UN PACCHETTO DI CINQUE MISURE, TRA CUI LA PUBBLICAZIONE DEI NOMI DELLE AZIENDE IRREGOLARI...

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P. Bar. per "la Stampa"

 

Sul lavoro povero «non si può rimanere senza fare niente», sostiene il ministro del Lavoro Andrea Orlando. I numeri, del resto, parlano chiaro: già prima dello scoppio della pandemia ben un quarto delle retribuzioni orarie individuali in Italia erano basse, ovvero inferiori al 60% del valore mediano, mentre più un lavoratore su dieci si trovava in condizioni di povertà.

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«Non c'è ancora il dato sul 2020 ma credo che ci sarà una accentuazione del fenomeno. Sicuramente con la pandemia la situazione non è migliorata», ha spiegato ieri Orlando. Che presentando la ricerca sul lavoro povero del task force di esperti ministeriali coordinata dall'economista dell'Ocse Andrea Garnero, ha annunciato di voler porre con urgenza la questione del salario minino (assieme a quello della rappresentanza) alle parti sociali. Già oggi ci sarà un primo passaggio con un incontro dedicato al lavoro di qualità.

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«Vedremo i numeri che emergono sul fronte del mercato del lavoro, socializzeremo anche questo e lo offriremo alla riflessione delle parti sociali», ha aggiunto il ministro. Che in questo modo intende preparare il terreno in vista dell'imminente passaggio parlamentare della direttiva europea sul salario minimo che avverrà a breve.

 

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Passaggio «assolutamente cruciale e che può avere esisti diversi in base allo sviluppo che sarà il dialogo sociale. Credo che sia molto importante dare una base anche al Parlamento per potersi pronunciare», ha spiegato. Cinque le proposte elaborate dalla «commissione Garnero» e anticipate da la Stampa il 27 dicembre: un pacchetto unico che oltre alla garanzia di minimi salariali (sia estendendo la validità dei contratti nazionali sia introducendolo per legge) prevede il rafforzamento degli strumenti di vigilanza documentale delle amministrazioni pubbliche, l'introduzione di integrazioni del reddito (in-work benefit), incentivi alle imprese a pagare salari adeguati con forme di accreditamento o pubblicazione dei nomi delle aziende che non rispettano la normativa sul lavoro e la revisione dell'indicatore Ue di povertà lavorativa.

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In via sperimentale Garnero suggerisce di sperimentare il salario minimo «nei settori di maggior crisi, in un numero limitato di settori»: si tratterebbe di «un intervento parziale e non esente da problemi e complessità» che permetterebbe però di dare una prima risposta in quei settori in cui la situazione è più urgente lasciando il tempo al dibattito politico e sociale di maturare una conclusione.