DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Antonio Giaimo per la Stampa
volvera omicidio nicola cirillo
«Questa volta non ero andato lì per parlare. Il suo allontanamento non lo sopportavo più, mi rodeva dentro. Sono andato per uccidere». Un amore logoro, la separazione che li allontana appena di 50 metri, anni di gelosia e rabbia nei confronti di una donna che non era più sua ma che non voleva libera. Davanti al magistrato, Nicola Cirillo è crollato. «Volevo farla finita, ma non ho trovato il coraggio».
Operaio ecologico in pensione, 58 anni, ieri ha raggiunto la casa dell' ex moglie, al primo piano di una palazzina di Volvera, nel Pinerolese, e ha aperto il fuoco. Due colpi hanno raggiunto al petto una delle figlie della donna. Giusy, 29 anni, è stata salvata dai medici dell' ospedale Molinette di Torino, ma resta grave.
Cristina Messina, 54 anni, è morta mentre cercava riparo sul balcone. Un proiettile l' ha raggiunta alla testa. Una tragedia che si è consumata sotto gli occhi dei vicini, richiamati dalle urla quando mancavano pochi minuti all' ora di pranzo.
Dopo gli spari, la fuga disperata e le ricerche dei carabinieri, con posti di blocco in tutto il Torinese e l' elicottero in azione dall' alto.
Un cerchio che si stringeva sempre di più: braccato dai militari, dopo due ore l' uomo si è consegnato alla caserma di Pinerolo. Qui ha subito confessato: «Ho ucciso la mia ex moglie». Sullo sfondo dell' ennesimo uxoricidio c' è la storia tormentata di una famiglia allargata, diverse unioni e tanti figli da diverse relazioni.
Cinque anni fa la separazione da quella donna. L' ennesima lite, violenta. E le minacce di morte fino all' arrivo dei carabinieri. «Quell' uomo gliela aveva giurata», dicono adesso i vicini. Ma quella casa, malgrado tutto, Nicola Cirillo non l' ha mai davvero abbandonata.
Aveva lasciato l' alloggio per trasferirsi in un' altra scala dello stesso complesso popolare. Una piccola città nella città, dove abitano quasi mille persone. Cinquanta metri in linea d' aria, da un appartamento all' altro, che non sono bastati a proteggere la vittima.
volvera omicidio cristina messina
«Stavo per chiudere la tenda del terrazzino, quando ho sentito degli spari e ho visto Cristina sul balcone che urlava: il tutto è durato una frazione di secondo - racconta l' inquilino che per primo ha dato l' allarme - Lui è uscito, ha alzato il braccio verso di lei e ha sparato. L' ho ancora visto salire in macchina ed allontanarsi».
Chi lo conosce bene, giura di non aver notato, negli ultimi giorni, nessun atteggiamento che potesse far pensare al peggio. «Sì, certo, aveva detto quelle cose terribili, ma alla fine erano trascorsi anni». Il barista del centro commerciale l' ha incontrato martedì: «Si è seduto per il solito caffè nel mio dehor. Due chiacchiere e una sigaretta, le solite battute e si è allontanato come sempre».
L' arma usata dall' uomo per commettere il delitto è una vecchia P38. Chi l' ha vista racconta che fosse particolarmente usurata. E' probabile che la nascondesse da tempo nel suo orto. Forse la deteneva illegalmente, oppure ancora qualcuno gliel' ha prestata. Un particolare adesso al vaglio dei carabinieri, che in queste ore stanno cercando di ricostruire cosa sia accaduto. E, soprattutto, che cosa abbia potuto scatenare tanta violenza, anche nei confronti della figliastra. Forse lei è stata la prima a capire le intenzioni dell' uomo e ha provato in tutti i modi a difendere la madre.
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