DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…
1.”In malattia per cento milioni di giorni all’anno”
Paolo Baroni per “La Stampa”
Solo a causa delle malattie in un anno, il 2013, l’ultimo censito dall’Inps, vanno in fumo oltre 108 milioni di giornate di lavoro: 77,6 nel settore privato e 30,8 nel settore pubblico, dove si registra un totale di 4.838.767 «eventi». In pratica l’altro anno ognuno dei 3 milioni e trecento mila travet si è ammalato una volta e mezzo nel giro di 12 mesi. In media, ferie comprese, le assenze dal lavoro toccano il 20% nel settore pubblico ed il 13 in quello privato.
Ma le motivazioni, come insegna la vicenda dei vigili romani, non si limitano alle sole malattie, ci sono infatti permessi di vario tipo ed i giorni concessi dalla legge 104 per l’assistenza ai disabili. Un «danno», per la pubblica amministrazione, che qualche anno fa, quando Brunetta lanciò la sua crociata contro i «fannulloni», venne stimato in 6,5 miliardi di euro l’ anno.?
L’ultimo monitoraggio della Funzione pubblica, che però si ferma ad agosto 2014, calcola che su 4705 amministrazioni prese in esame, in media ogni dipendente si è assentato per 0,558 giorni per cause di malattia (con ministeri e agenzie fiscali che arrivano a 0,987 e le università che si fermano a 0,218). Con picchi particolarmente alti al ministero della Giustizia (1,827 giorni/dipendente) e alla Difesa (1,218). Per lo più si tratta sempre di malattie di breve durata: gli eventi che comportano assenze superiori ai 10 i giorni, infatti, pesano appena per 0,023 giorni per ogni dipendente.
Gli «altri motivi», ovvero le varie tipologie di permesso, pesano molto di più: la media per dipendente è infatti pari a 1,001 giornate perse al mese (1,804 nelle comunità montane e 1,739 nelle università). A livello regionale ci si ammala molto di più al centro (0,725 giorni/dipendenti) ed al Sud (0,607) che nel Nord est (0,386) e nel Nord Ovest (0,403).
Dal ministero assicurano che i dati sulle assenze dei dipendenti pubblici saranno aggiornati nei prossimi giorni. Per ora questo ultimo monitoraggio ci dice che rispetto all’anno precedente le assenze di malattia sono scese del 9% e quelle per «altri motivi» del 15,3%. Nulla rispetto ai picchi fatti segnare all’avvio della riforma Brunetta, quando nel giro di pochi mesi si registrò un crollo del 36% delle assenze coi giorni di malattia pro-capite scesi da 1,04 a 0,64.
«Da Monti in poi - denuncia oggi l’ex ministro di Fi - i governi di turno non hanno più creduto in questa operazione. I dati non vengono più pubblicizzati e in pratica la lotta all’assenteismo è stata abbandonata. Peccato perché ora con certificati medici e ricette on line la Pa avrebbe nuovi importanti strumenti che potrebbe utilizzare».
La pubblicità dei dati, dettagliati per tipologia di amministrazione e territori, in effetti, è lo strumento più efficace per contrastare questi fenomeni. Per legge tutto è infatti on line e pubblico: basta accedere ai vari siti e cercare il link «amministrazione trasparente». E così facendo, ad esempio, si scopre che al Comune di Roma (nel terzo trimestre 2014) i tassi di assenza, ferie comprese, oscillano tra il 25 ed un pericoloso 42%, con una quota che spesso supera il 10% tra malattie e permessi. Quanto ai vigili urbani già a fine 2013 facevano segnare picchi significativi di malattia (7,4% il gruppo di Montemario), di permessi legge 104 (3,01% al Tuscolano) e di permessi «vari» (5,95% al Prenestino). Ma del resto se anche alla Corte dei Conti, dove operano i nostri censori degli sprechi, in un terzo degli uffici si sfora il 30% di assenze, si capisce bene come l’assenteismo sia ancora una malattia nazionale.?
2. “Febbre di lunedì e cappuccino al bar.?Tutti i trucchi per disertare l’ufficio”
Mattia Feltri per “La Stampa”
Un anno fa centoventisei dipendenti della Rap - la nettezza urbana di Palermo - scontarono il debito con gli acciacchi stagionali fra Natale e Capodanno. L’epidemico evento fu aggravato dall’infittirsi dell’attività sindacale proprio nei giorni compresi fra cenone e cenone, così la città, già di per sé non un esempio mondiale di raccolta e riciclo, si ritrovò sommersa da rifiuti ordinari e straordinari. L’interesse della Procura, su invito del Comune, ha portato all’ipotesi che i permessi sindacali e i certificati medici fossero falsi: semplicemente gli impegni lavorativi contrastavano con quelli conviviali, e si cercò un rimedio.
Però non si deve giungere all’affrettata conclusione che i dipendenti pubblici si arrangino con italiana fantasia soltanto sotto le feste: al distretto socio sanitario di Catanzaro Lido, novantacinque assunti su centoventi erano dediti ai fatti loro, indipendentemente dal calendario. Lì si era registrato un altro caso piuttosto bizzarro: la macchinetta elettronica destinata a rilevare le presenze si guastava con frequenza persino superiore a quella con cui si guasta la salute dei lavoratori; nel 2013 i carabinieri si fecero venire un dubbio e saltò fuori che medici, infermieri, dirigenti e amministrativi (una vasta rappresentanza della società civile) timbravano il cartellino e poi andavano al supermercato o dal barbiere.
?Di notizie del genere se ne trovano a decine ogni anno. Chiunque si sia imbattuto una volta nella vita nel lavoro delle Iene (l’ultima pochi mesi fa) conosce quei bei servizi con telecamera nascosta in cui si vede l’impiegato entrare in ufficio e uscirne trenta secondi dopo per l’appuntamento col cappuccino. Al teatro Bellini di Catania avevano escogitato un sistema leggermente diverso: si facevano pagare come straordinari le ore di permesso sindacale (2013). E siccome non vorremmo passare per discriminatori territoriali, ecco a voi l’illustre caso dei settantasette dipendenti (su poco più di cento) della Regione a Rovigo che si volatilizzavano in orario d’ufficio e quelli delle soprintendenze del Friuli Venezia Giulia, dove i più vivaci arrivarono ad accumulare centodieci ore di assenza in tre mesi. ?
Tutti sanno che non c’è bisogno della cronaca per misurare l’attaccamento al dovere del travet italiano: bastano le statistiche. All’Ama (la nettezza urbana di Roma) gli assunti sono circa settemila e ottocento; in media ne stanno a casa mille al giorno, chi in malattia, chi in ferie, chi in permesso. In particolare ogni santa mattina otto dipendenti dell’Ama su cento crollano sotto il peso di febbri, influenze e derivati. Sull’effettiva presenza degli altri seimila e otto non si sa, vista la tecnica del timbra-ed-esci.
Poi c’è l’altra tecnica, quella del timbra oggi per me che io timbro domani per te: è conosciuta anche come tecnica Fantozzi, che timbrava per tutti i colleghi stesi al sole del tetto della megaditta. Alcuni lavoratori socialmente utili di Manfredonia si facevano timbrare dai parenti l’ingresso a scuola e poi uno andava a vendere fichi d’India, un altro faceva il fabbro, un altro ancora lavorava in pescheria col figlio. ?Ognuno, in quest’Italia, fa quel che può: l’autonomo non può ammalarsi allora evade il fisco, il dipendente non può evadere il fisco allora s’ammala: quello pubblico manca un giorno alla settimana (20%) quello privato un paio di volte al mese (13%). A incidere è un tipo di assenteismo molto in voga in Italia: l’assenteismo tattico, così chiamato dalla Cassazione perché nei giorni di ponte o in quelli attaccati ai riposi si registrano crolli delle difese immunitarie. La Cgia di Mestre ha calcolato che un dipendente su tre si ammala di lunedì e guarisce al martedì. Potrebbe avere una ricaduta venerdì.
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