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«La pornografia è un atto di insurrezione contro l'ordine dominante» afferma Big Mother (Susanne Sachsse), la matriarca di un collegio esclusivamente femminile, in The Misandrists, l’ultimo film dello sceneggiatore e regista Bruce LaBruce.
Una frase in cui è racchiusa la sua intera filosofia.
Negli ultimi trent'anni, sia nella realizzazione di corti o lungometraggi, sia nel lavoro di scrittore e di sceneggiatore, LaBruce si è spinto oltre i confini con uno spirito trasgressivo, puro e genuino.
Adesso, dopo aver passato gran parte della sua carriera a fare film con attori gay, LaBruce rivolge la sua attenzione al gentil sesso con “The Misandrists” che ha debuttato a New York il 25 maggio e a LA il 1 ° giugno.
Ma preparatevi: le protagoniste non sono gentil donne, ma solo rappresentanti del genere femminile che veicolano un messaggio di ribellione e dominio.
Da "www.ilcineocchio.it" del 21 ottobre 2017
Bruce LaBruce (la nostra intervista esclusiva) è – per così dire – “celebre” per i suoi film estremamente underground, con un tocco di pornografia gay e, in certi casi, come in L.A. Zombie (2010), una nota di horror.
Quelli che dunque ne hanno approcciato almeno una volta nella vita le opere, che di sicuro sono per pochi, hanno potuto appurare una certa assurdità, nonché l’indulgere in particolari piuttosto scabrosi.
The Misandrists, peculiare fanta-lesbo in parte boccaccesco, è – per quanto possibile visto l’autore – meno spinto di molti altri suoi lavori, seppur ben lungi dall’essere un film per la famiglia …
The Misandrist PosterAl centro della narrazione, ambientata in un distopico e indefinito futuro dominato da un governo squadrista, c’è un singolare istituto solo femminile per ragazze problematiche che, in realtà è rappresentato da un gruppo segreto di femministe militanti, il FLA (che sta per Female Liberation Army).
D’altra parte quale miglior copertura esiste se non quello delle monache? Chi sospetterebbe mai di loro? Un giorno, però, arriva nella villa sperduta tra i boschi, dove le ragazze e le loro presunte tutrici conducono una vita di “clausura”, un ragazzo, Volker, un rivoluzionario con una gamba ferita inseguito dalle forze di polizia.
A soccorrerlo è la bella Isolde (Kita Updike), che s’imbatte nel fascinoso giovane mentre è intenta a giocare promiscuamente nei campi con l’amica Hilde (Olivia Kundisch), e le due lo nascondono nello scantinato.
Infatti nessun uomo è accetto nella casa, regola imposta dall’eccentrica Grande Madre (Susanne Sachße), che ricorda Lady Gaga, e condivisa da insegnanti e allieve, che anzi disprezzano oltremodo qualsiasi appartenente al genere maschile (tutte eccetto Isolde).
Inoltre, qualsiasi interferenza esterna potrebbe costituire una minaccia per il segretissimo progetto che hanno in serbo le istitutrici: girare un film di erotismo rigorosamente saffico che da una parte porti nuovi fondi alla scuola, dall’altra costituisca il manifesto del gruppo rivoluzionario femminista, che attragga alla loro causa più proseliti possibili.
The Misandrist La Bruce 3Non v’è dubbio che Bruce LaBruce, nella sua peculiarissima filmografia, nelle tematiche molto personali che tocca nei suoi lavori, abbia un lucido e pungente senso dello humor del tutto sopra le righe.
In The Misandrists, nella fattispecie, l’emisfero lesbo-femmineo, ossia l’epicentro della storia, è trattato con una sagacia inedita, ricorrendo a quella propaganda militante femminista dura e pura, da Guerrilla Girls per intenderci, e proiettandola in un’inquietante dittatura ambientata in un futuro prossimo.
L’elemento portante non è d’altra parte la visionarietà dell’infausto avvenire che, a parte l’arrivo di un soldato in cerca del fuggitivo e di qualche racconto, non è trattato in alcun modo e non è nemmeno di particolare interesse per il regista.
La vera forza di questo fanta-erotico sono invece le trovate verbali, i motti e le battute, tra serio e faceto, tra ripresa latamente parodistica di un certo linguaggio e sua intelligente riattualizzazione, anzi addirittura di una sua futurizzazione.
L’approccio è quello comico, ma si percepisce una tutt’altro che superficiale conoscenza di alcuni slogan, di tutta una corrente di pensiero che rilegge la storia, la società e tutto lo scibile umano in termini di gender studies, con un approccio assai critico verso quella che viene recepita come la vigente chiave di lettura maschilista che ha imperato nei secoli passati.
Non solo, molti aspetti della cultura sono femminilizzati, a partire dalla preghiera recitata a tavola, un Padre Nostro un po’ blasfemo tramutato in Madre Nostra – con tanto di Figlia -.
Inoltre sono messi in scena parecchi tabù vigenti in un’irriverente luce positiva: la pornografia è un atto di insurrezione, l’amore omosessuale è l’unico accettabile, l’evirazione è un segno di dedizione alla causa (c’è una sequenza assai scioccante in cui peraltro viene mostrata un’operazione di cambio di sesso) e infine, l’auspicato Giorno del Giudizio sarà quello in cui l’uomo non sarà più necessario alla riproduzione che avverrà in via vivipara …
Nella multiforme compagine propagandistica si inserisce infine uno spezzone di Ulrike’s Brain, concettualissimo mediometraggio sempre diretto da LaBruce con la Sachße protagonista, che omaggia, ovviamente in chiave femminista, Il cervello che non voleva morire di Joseph Green (1962).
The Misandrist La Bruce 2Se la prospettiva potrebbe incuriosire alcuni, quello che invece attrarrà di certo molti spettatori di sesso maschile è, più della dialettica, la reiterata tensione amorosa tra donne.
Nella casa segregazionista è incentivato difatti l’amore libero tra le appartenenti, fatto che implica numerose scene e sequenze piuttosto pruriginose.
Fin da principio vediamo infatti due scolarette con mantella, calze al ginocchio e minigonna che si rincorrono e accarezzano in mezzo al prato; seguono numerosi baci piuttosto sensuali tra ragazze, battaglie di cuscini in lingerie, ammiccamenti vari e nudi, e in chiusura una vera e propria – e piuttosto dettagliata – orgia saffica.
In linea per alcuni caratteri con il tipico prodotto di controcultura firmato da Bruce LaBruce, The Misandrists risulta più potabile di altre opere più estreme e, a parte l’inserzione metafilmica di alcune sequenze di un porno gay maschile con dettagli un po’ troppo spinti per i più – chi scrive compresa -, il film potrebbe tranquillamente essere assimilabile a un Decameron pasoliniano in chiave solo lesbica.
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