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Alessia Marani e Mirko Polisano per il Messaggero
A Ostia tornano a parlare le pistole. Una storia già vista. Come accadeva fin dal settembre 95 quando due malviventi aprirono il fuoco all'impazzata in via delle Canarie, lo stradone delle case popolari e delle bische, a due chilometri dalla Nuova Ostia, in pieno centro. Quella volta non ci furono feriti. Invece ieri sera, in via delle Canarie, sono rimasti a terra due uomini, Alessandro Bruno, 55 anni, incensurato, padre di Sara, la titolare della pizzeria Nuova Disco Giro Pizza, e un pizzaiolo di 40, gambizzati da due sicari arrivati a bordo di uno scooter. L'agguato intorno alle 22. Uno dei due giovani, casco integrale sul volto, scende veloce, entra nella cucina che dà sul marciapiede, mira alle gambe di Bruno e spara almeno quattro colpi. Uno colpisce anche il pizzaiolo. Poi i due si dileguano.
PROVE CANCELLATELo scooter verrà ritrovato più tardi dalla polizia, dato alle fiamme in via Melanesia. Segno che il piano era stato studiato da tempo nei minimi particolari e che, forse, un terzo uomo aspettava il commando su un'auto, pronto a ingranare la marcia per sparire nel nulla. In via delle Canarie, in pochi minuti, sono piombate le volanti di polizia, le gazzelle dei carabinieri e le ambulanze. I feriti sono stati portati al pronto soccorso dell'ospedale G. B. Grassi, uno in codice rosso, l'altro giallo. Nella strada si sono riversati i residenti dei caseggiati delle case Ater e dei palazzi-bene che hanno le finestre su via delle Baleniere.
Con l'aiuto delle fotocellule dei vigili del fuoco i poliziotti hanno scandagliato cassonetti e strade fin nella pineta delle Acque Rosse alla ricerca dell'arma che forse i due hanno gettato via durante la fuga. Almeno fino a tarda nottata, senza esito. Ma chi e perché ha voluto lanciare l'ennesimo avvertimento sul mare di Roma? Un rebus per gli investigatori che sul litorale hanno a che fare con più livelli di malavita, dalle bande di strada alle famiglie con la F maiuscola, quelle che stringono patti direttamente con i grossisti del narcotraffico mondiale.
Alessandro Bruno aveva da poco chiuso un altro ristorante in via Capo Spartivento, a Ostia Levante, dall'altra parte della ferrovia. Un locale che stando alle indagini avrebbe gravitato nell'orbita del clan Fasciani. Forse Bruno si è ribellato. A novembre, il ristoratore cambia intestazione alla società, passandola alla figlia, che fa anche la modella e che già lavorava nella pizzeria di via delle Canarie.
Quello di ieri, dunque, sarebbe un regolamento di conti vecchio stile, arrivato come una sfida in una Ostia blindata come non mai dopo la testata di Roberto Spada al giornalista Rai Daniele Piervincenzi e il voto per il rinnovo del X Municipio. Non un buongiorno per la nuova era targata Giuliana Di Pillo, dopo due anni di commissariamento per mafia. Non è la prima volta che il passaggio di gestione di un locale viene salutato con il fuoco. A marzo alcuni proiettili colpirono la Range Rover di un giovane imprenditore con un passato nelle file di Casapoud che aveva appena rilevato una pizzeria in via Namaziano. Forse allora come ieri sono stati compiuti passi senza chiedere il dovuto «permesso».
2. L'OMBRA DEL CLAN FASCIANI
M.Pol. e M.D.R. per il Messaggero
Spunta l'ombra del racket dietro la gambizzazione di ieri notte a Ostia. Gli investigatori sembrano non avere dubbi, visto il modus operandi utilizzato per la gambizzazione. Un agguato, quello teso al titolare della pizzeria di via delle Canarie e al suo dipendente, che ha tutto il sapore dell'avvertimento mafioso. Alessandro Bruno, il 55 enne di Ostia gambizzato nel suo locale era da anni nel mondo del commercio. Fino a qualche mese fa gestiva un'altra pizzeria a qualche chilometro di distanza dal negozio dove ieri sera lo hanno raggiunto i due sicari. Ed è proprio dalle prime indagini che emerge un risvolto ancora più inquietante alla vicenda. Da quanto stanno ricostruendo le forze dell'ordine, sembrerebbe che la precedente pizzeria della vittima fosse in qualche modo sotto il «controllo» dei Fasciani.
Ci sarebbero alcune testimonianze di clienti che avrebbero visto personaggi legati al clan di «Don» Carmine Fasciani stazionare stabilmente all'interno della pizzeria. «È capitato molte volte - avrebbe rivelato una testimone agli investigatori - sembravano avventori abituali, poi la loro presenza è diventata nel tempo sempre più insistente». Eppure il core business del clan Fasciani è proprio il commercio.
Le carte giudiziarie narrano episodi di strangolamento economico dei titolari di esercizi commerciali. Si indaga adesso per capire quali fossero i rapporti di Alessandro Bruno con il clan. Dalle carte giudiziarie, sembra un ristoratore come tanti. Una pizzeria avviata, una moglie collaboratrice scolastica in un istituto superiore di Ostia e una figlia che sogna di fare la modella. Eppure cambia giro. Lascia la vecchia pizzeria per aprirne una nuova e intestarla alla figlia, appena ventenne. Forse a farsi sentire è la pressione dei clan.
D'altronde il boss Fasciani, l'abruzzese di Capistrello, deve le sue fortune proprio «all'acqua e alla farina» delle sue panetterie (la prima la apre a Ostia negli anni 70, in via dei Traghetti). Negli anni della Banda della Magliana, presta i soldi a strozzo. Poi, entra nel grande gioco di Ostia diventa il sindaco ombra, i suoi affiliati ancora adesso prendono per il collo gli imprenditori del mare di Roma. Oggi, gran parte del suo sodalizio criminale è in carcere. Come quello degli Spada, poi. Gli equilibri nel X Municipio, dove domenica si è svolto il ballottaggio dopo lo scioglimento dell'amministrazione per mafia, sono di nuovo in bilico. È finita la tregua della pace armata di Ostia. Forse c'è qualcun altro che vuole emergere o forse che chi ha voluto mettere a tacere chi ha provato a ribellarsi e a non rispettare gli ordini del boss.
CARMINE FASCIANICLAN FASCIANI OSTIA
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