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Da “Posta e risposta” di Francesco Merlo per “la Repubblica”
Caro Merlo, per 15 giorni, sino a ieri, abbiamo girato la Sicilia, visitando i mercati del pesce, perché il nonno di mio marito Alistair era un pescatore di Trapani. Io sono medico di origine modenese, lui è professore universitario, viviamo in Pennsylvania e Repubblica è la nostra finestra sull'Italia.
Le pescherie più belle sono la "chiazza" di Trapani dove legano con un filo di nylon la testa alla coda dei pesci, e Catania, dove ci hanno insegnato che la cozza e il riccio (che però non c'era) non vanno mangiati ma "slinguati". È vero che non esiste pesce che non abbia un richiamo sessuale?
Laura Galli — State College, Pennsylvania
Risposta di Francesco Merlo
La cozza e il riccio, che a giugno è vietato, vanno platealmente slinguati crudi perché il mare in Sicilia è un abisso di allusioni. A Catania il polipo, u puppu, è l'omosessuale. E nelle pescherie è tutto un annusare, al confine tra profumo e fetore, con lo stesso naso di Casanova: "Più forte era la traspirazione di quella che amavo più a me sembrava soave".
Ed è così anche per la sarda e il baccalà, per il capone e per la zoccola, che è un magnifico crostaceo scuro, piccolo e brutto. E non ho spazio per elencare tutti i pesci che danno nome all'amore, da pizzusa a mìnula, la più provocante.
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