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IL FEMMINICIDIO DIVENTA UN REATO AUTONOMO PUNITO CON L’ERGASTOLO – ARRIVA IL VIA LIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI, MA LA NUOVA LEGGE DIVIDE I GIURISTI – C’E’ CHI ACCUSA LA MISURA DI “POPULISMO” - “E’ UNA GRANDE PIRAMIDE CON UNA BASE DI SABBIA. IL DISEGNO DI LEGGE MANCA DI DETERMINATEZZA, NEL SENSO CHE LA NORMA DEVE ESSERE CHIARA E INVECE NON LO È. NON SI PUÒ INTRODURRE IL REATO DI FEMMINICIDIO SENZA UN RICONOSCIMENTO DELL’IMPOSTAZIONE TEORICA CHE LA SOSTIENE, OVVERO LA DISCRIMINAZIONE DI GENERE. DAL PUNTO DI VISTA TECNICO LA NORMA CONTIENE TROPPE INCOERENZE…”
Gabriella Cerami per La Repubblica - Estratti
festa di giulia tramontano e alessandro impagnatiello 5
Paola Di Nicola Travaglini, già consulente giuridica della Commissione parlamentare sul femminicidio, considera una decisione epocale, non solo per l’Italia ma per l’Europa intera, l’introduzione nel nostro ordinamento del delitto di femminicidio come reato autonomo sanzionato con l’ergastolo, mentre in precedenza era considerato solo un’aggravante.
Emanuele Corn, ricercatore all’università di Pavia e autore del volume Era una brava persona sulla violenza maschile contro le donne, sostiene che «sia grande piramide con una base di sabbia. Il disegno di legge manca di determinatezza, nel senso che la norma deve essere chiara e invece non lo è». Il professore dice di essere rimasto «perplesso» di fronte alle dichiarazioni del ministro Carlo Nordio «che ha parlato di un fenomeno nuovo quando non lo è dal momento che il 99% dei casi era già punito con gli attuali strumenti del codice penale».
Inoltre, secondo Corn, non si «può introdurre il reato di femminicidio senza un riconoscimento dell’impostazione teorica che la sostiene, ovvero la discriminazione di genere. Dal punto di vista tecnico la norma contiene troppe incoerenze. Non c’è alcuna possibilità che da una legge di questo tipo ci sia una riduzione del numero dei femminicidi ».
Di tutt’altro avviso la magistrata Di Nicola, poiché per la prima volta viene inserito nel codice penale il femminicidio come reato e viene inoltre introdotta la parola «donna ». Viene poi individuato il movente: «odio, discriminazione, violazione della libertà femminile.
Non sarà più la gelosia, il raptus, l’impulso o la rabbia».
Finora la parola «donna» era utilizzata, nel codice penale, solo nel caso di donne incinte oppure di fronte a un delitto d’onore o a un matrimonio riparatore. E «in tutti questi casi i delitti venivano puniti in maniera meno grave», dice ancora Di Nicola. Per questo, a suo giudizio, la norma approvata ieri in Consiglio dei ministri è «epocale e cambia i parametri di interpretazione, quelli su cui si è sempre costruito qualsiasi delitto di violenza contro le donne. Non si parla più di omicidio — sottolinea — ma di femminicidio, quindi è diversa la matrice, già dal nome. Simbolicamente cambia la prospettiva culturale».
Un altro aspetto molto importante riguarda il fatto che prima «il femminicidio era punito solo se la donna aveva una relazione con un uomo, dunque se veniva uccisa in un rapporto, adesso viene svincolato dalla relazione con qualcuno.
giulia cecchettin filippo turetta
Quindi — aggiunge Di Nicola — la donna è tutelata rispetto alla sua libertà in quanto donna». Non è d’accordo l’avvocata Aurora Matteucci, già presidente della Camera penale di Livorno: «Le donne continuano a morire nonostante gli inasprimenti di pena. Dovremmo evitare di utilizzare il populismo penale e di fare propaganda attraverso il diritto penale.
CLASSIFICA FEMMINICIDI
filippo turetta e il suo legale
FEMMINICIDIO IN ITALIA
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