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P. F. per “Libero quotidiano”
Luca Palamara, dunque, paga per tutti. Non è una grande novità di questi tempi. Anzi. La Procura generale della Cassazione, al termine della requisitoria nel processo disciplinare nei confronti dei cinque ex togati che parteciparono la sera dell'8 maggio 2019 all'incontro presso una saletta riservata dell'hotel Champagne di Roma con Palamara e gli allora deputati del Pd Cosimo Ferri e Luca Lotti, ha formulato ieri richieste molto blande: sospensione delle funzioni per tutti da un periodo di uno a due anni.
luca palamara a passeggio con cosimo ferri
Praticamente un "buffetto" rispetto alla radiazione dall'ordine giudiziario, il licenziamento, richiesta ed ottenuta lo scorso ottobre per Palamara. Durante quell'incontro si discusse della nomina del nuovo procuratore di Roma. I colloqui, intercettati con il trojan inserito nel cellulare di Palamara, divennero di pubblico dominio con la loro pubblicazione sui giornali, trascinando il Consiglio superiore della magistratura nel panico.
La Procura generale era rappresentata ieri da Pietro Gaeta e Simone Perrelli. Palamara, Lotti e Ferri furono, quindi, gli artefici del tentativo di discredito posto in essere verso il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone ed il suo aggiunto Paolo Ielo. Palamara perché voleva vendicarsi del fatto che da piazzale Clodio, nella primavera del 2018, era stato trasmesso alla Procura di Perugia, competente per i reati dei magistrati romani, un incartamento con i suoi rapporti con il faccendiere Fabrizio Centofanti.
luca palamara ospite di giletti
L'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati aveva presentato in quel periodo la domanda per uno dei posti di aggiunto a Roma e questa vicenda avrebbe potuto compromettere la sua corsa per diventare dirigente. Lotti, invece, era imputato nel processo per le corruzioni Consip, e voleva un procuratore che potesse agevolarlo. I cinque ex consiglieri sarebbero stati, allora, oggetto di un condizionamento esterno.
Una tesi molto azzardata e che prevede la sopravvalutazione delle capacità di Palamara di influenzare le decisioni di un organo collegiale come il Consiglio Superiore della Magistratura. Il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, ed è questo l'aspetto più inquietante, il cui nome venne fuori quella sera come candidato ideale per Roma, si sarebbe dovuto prestare ai desiderata di Palamara e Lotti.
Peccato, però, che nell'indagine non è stata trovata alcuna conversazione o messaggino fra Viola e Palamara. Nessuno. Di fatto solo illazioni e chiacchiere serali che ebbero, comunque, l'effetto di danneggiare gravemente Viola. Votato il 23 maggio del 2019, il Csm, appena iniziò la pubblicazione di questi colloqui registrati all'hotel Champagne decise di azzerare tutto.
marcello viola procuratore generale firenze 2
Viola, escluso sulla base del gossip notturno presso l'hotel Champagne, fece ricorso ottenendo ragione dal giudice amministrativo. Il processo a Palazzo dei Marescialli è stato rinviato al prossimo 6 settembre quando parleranno le difese dei cinque ex consiglieri. Per quanto riguarda Cosimo Ferri, l'altro grande imputato, si è ancora in attesa che il Parlamento dia il via libera all'utilizzo di queste conversazioni. Insomma, Luca Palamara si conferma ancora una volta il capro espiatorio per eccellenza delle nefandezze togate.
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