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Massimo Sanvito per “Libero quotidiano”
Le sagome di un uomo, di una donna, di un disabile in carrozzina e di un unicorno accompagnano la scritta «bagno neutro». Ci si stropiccia gli occhi di fronte alle porte dei servizi igienici del liceo artistico Brera nel tentativo di convincersi che sia tutto un grande scherzo. Invece no, è tutto vero. D'ora in avanti, all'istituto d'arte, maschi e femmine saranno liberi di mischiarsi nei bagni della scuola.
Stop alle naturali distinzioni di genere e briglie sciolte per gli adolescenti dall'ormone facile tra le mura del luogo più intimo. Una rivoluzione in nome del politicamente corretto per non discriminare gli studenti «in transizione», ovvero quei ragazzi che si sentono ragazze e quelle ragazze che si sentono ragazzi, che parte sì dal basso ma che trova il favore anche dei vertici scolastici.
«Abbiamo saputo che a livello ministeriale qualche esponente del governo politico entrante ha detto che ci siamo spinti troppo avanti. Ma abbiamo preso atto della realtà che c'è in questa scuola: qui di ragazzi in transizione sessuale ce ne sono tanti», spiega la preside del Brera, Emilia Ametrano. Così tanti che il bagno senza barriere è diventata una necessità, non il capriccio di qualcuno.
PROMISCUITÀ RISCHIOSA C'è la firma della dirigente scolastica sul provvedimento appoggiato dai rappresentanti d'istituto. Chi non ha dubbi sulla propria identità dovrà farsene una ragione. E non ci vuole certo un indovino per immaginarsi cosa potrà accadere nei bagni del primo liceo milanese (precursori, in Italia, era stati i licei classici Gioberti e Alfieri di Torino, ndr) ad abolire ufficialmente i sessi, seppur i wc dedicati a maschi e femmine, almeno per ora, resteranno a fianco di quelli neutri. Ragazzine di 14 anni al primo anno potranno ritrovarsi ragazzi, pardon uomini, di 19 che bussano alla loro porta: «occupato?».
Oppure incrociare qualche sbadato che esce dal gabinetto con la cerniera semi-aperta o col pantalone semi-abbassato nella fretta di tornare a godersi l'intervallo. Fosse un wc di soli maschi sarebbe anche comprensibile ma se in giro ci sono donzelle che si fa? Per non parlare della difficilissima, per non dire impossibile, convivenza che ruoterà attorno alla tavoletta abbassata o alzata. No, la promiscuità nei bagni proprio no. «Un bagno comune come qualsiasi altro bagno: per noi studenti è una grande conquista», spiega una delle rappresentanti d'istituto.
E invece nemmeno per idea. Perché in nessun posto esistono bagni neutri: non negli ospedali, non negli uffici, non nei cinema, non nei teatri, non nelle biblioteche, non nei ristoranti, non nei bar, non negli aeroporti, non nelle stazioni. Sarà un caso? Gli esempi, però, sono un pò troppi...
FOLLIE GENDER Il liceo artistico a due passi dalla Basilica di San Lorenzo Maggiore, però, non è nuovo a trovate del genere. Qui, infatti, gli studenti possono scegliere il nome da usare nel registro elettronico di classe. Giusto per intenderci, chi non si sente «Marco» ma «Vanessa» può comunicare ai professori il modo in cui farsi chiamare.
Al netto di cosa dica l'anagrafe. «Questo non lo costringe a spiegare ogni volta al professore di turno la sua transizione», spiega il Gianfranco Tigaro, docente di matematica al Brera.
E giusto per non farsi mancare nulla, tra gli studenti piovono già le prime accuse al neonato governo di centrodestra. In tv, a Zona Bianca (Rete 4), una studentessa ha spiegato in anonimato che «era da più di un anno che non ricevevo insulti transfobici ma da quando è salita la Meloni mi è già successo due volte da parte di signore». E ancora: «È stato scioccante e mi chiedo se è conseguenza del fatto che queste persone si sentono più libere di esprimere pensieri sbagliati». Dubitiamo che i bagni neutri possano anche minimamente contribuire ad annullare certi comportamenti da parte di singoli che nulla hanno a che fare con le politiche del centrodestra.
OCCUPAZIONI L'unica certezza è che agli studenti del liceo artistico piace finire su giornali e siti web. Lo scorso marzo, con un assalto in piena regola, avevano cercato di appropriarsi della scuola con la forza. Il vicepreside, travolto dallla corsa dei collettivi, aveva ricevuto una prognosi di dieci giorni per un trauma cranico e dorsale dopo essere stato stato afferrato da dietro e poi spinto a terra.
Aveva perso i sensi. Carabinieri e agenti della Uigos erano stati costretti a intervenire per riportare la calma e scongiurare ogni tentativo di occupazione dell'istituto. Per un paio di giorni i duri e puri, eterodiretti dall'esterno, si erano rifiutati di entrare in classe. Poi la tregua con la dirigenza. Ora suggellata dai bagni coi disegnini degli unicorni.
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