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Marco Bardesono per “Libero quotidiano”
Crisi di panico, dolori al torace, difficoltà respiratorie, nausea e vertigini. Sono i sintomi più frequenti e comuni che colpiscono i "drogati di smartphone". Un terzo della popolazione studentesca potrebbe essere a rischio. L' emergenza è tale che il Sert dell'Asl3 di Genova ha organizzato "Incomincio da 3", un corso per genitori e malati adolescenti vittime di like, notifiche, post, chat e di tutti i tranelli nei quali si può cadere usando in maniera eccessiva i telefonini.
Per partecipare bisogna fare la coda: «Per ora si sono iscritti molti genitori preoccupati, mentre i figli ancora latitano». Non solo a Genova, ma anche a Roma, Verona, Torino e Bologna sono in fase d' avvio progetti che hanno lo scopo di riconoscere i sintomi della malattia e poter guarire dalla "nomofobia", cioè dal terrore di rimanere improvvisamente scollegati dalla rete, come naufraghi su un'isola deserta. La "sindrome di Hikikomori" (il termine giapponese significa isolarsi) è una dipendenza che conduce a vivere in un mondo virtuale non riconoscendo più quello reale.
NERVOSI E STRESSATI
Per David Greenfield, docente di psichiatria all' Università del Connecticut, «l'attaccamento allo smartphone è molto simile alle altre dipendenze, perché causa interferenze nella produzione della dopamina», il neurotrasmettitore che regola la ricompensa e che incoraggia le persone a svolgere attività che possano offrire piacere. I ragazzi sarebbero incapaci di raggiungere una vera gratificazione nelle relazioni, perché chiusi nel mondo filtrato dei social. Uno studio dell'Università ungherese Lorand Eotvos mostra come i giovani privati del telefonino diventino nervosi e manifestino continui segni di stress.
«Gli ultimi dati - spiega Giorgio Schiappacasse, direttore del Sert che ha organizzato i corsi nel capoluogo ligure - mostrano una predominanza delle dipendenze da Internet e dai social, superata solo dal consumo di hashish. Non ci sarebbe nulla di male se questi strumenti aiutassero ad affrontare la realtà, ma spesso e oltre certi limiti, diventano pericolosi». Attraverso l'uso delle nuove tecnologie i ragazzi si sottraggono al confronto reale, quello fra loro, ma anche con la società; si chiudono in un mondo che non esiste (quello dei social) e si isolano.
«A prima vista sembra tutto molto comodo - aggiunge Mara Donatella Fiaschi, vicepresidente dell'Ordine degli Psicologi della Liguria -, i social permettono di avere contatti con tutto il mondo, ma sono relazioni parziali. Non dico che non possono avere un loro valore, ma non sostituiscono quelle vere». I primi ad accorgersi dei rischi da overdose di smartphone, sono stati i giapponesi che, analizzando i ritiri di studenti dalle scuole, hanno scoperto che molti ragazzi lasciavano gli studi per evitare contatti con compagni e prof.
I "NO" CHE AIUTANO
Un problema che colpisce giovani e giovanissimi, che già devono fare i conti con le crisi dell'adolescenza, un periodo della crescita nel corso del quale emergono altri comportamenti: dalle uscite serali già a 12 e 13 anni, alla ricerca di prestazioni estreme nello sport e nel sesso. «Tutto viene precocizzato - continua Schiappacasse - perché c'è un mercato che spinge a non rispettare i tempi della natura. I giovani vogliono tutto e subito». Alla base c' è uno stile educativo fondato sull' assenza di regole. «Si bruciano le tappe evolutive, i bimbi crescono troppo in fretta - sottolinea Cristiana Busso, psicologa del Sert di Genova Quarto - e un altro aspetto di questa tendenza è la sessualizzazione precoce, con bambine truccate o portate dall' estetista prima di una festa come fossero adulte e bambini introdotti troppo presto in un mondo, quello del web, dove non ci sono filtri».
Che fare? I genitori si sentono impotenti e sopraffatti dai sensi di colpa, incapaci di dialogare con i figli e alla fine di parlare serenamente anche tra loro.
Per i rimedi ci sono gli psicologi, ma l'aspetto determinante riguarda la prevenzione: «Poche regole, ma molto chiare e rigorose - suggeriscono al Sert -. Non si tratta di sequestrare il cellulare, ma di concederlo per poco tempo e di fronte a necessità concrete. E poi i figli vanno premiati quando se lo meritano, altrimenti vanno puniti. I genitori devono tornare a dire di no ai capriccii. E molto spesso i no costano più fatica di facili concessioni».
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