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“ALESSANDRO MICHELE? PENSO SIA UN GENIO, HA UNO STILE CREATIVO MOLTO DEFINITO, POSSO NON CONDIVIDERLO MA È IL SUO” - GIANCARLO GIAMMETTI, IL BRACCIO DESTRO DI VALENTINO, PRENDE A PESCI IN FACCIA L’ATTUALE DIRETTORE CREATIVO: “MI SEMBRA CHE SI PONGA UN’ENFASI ESAGERATA NELLA COMUNICAZIONE, CHE OSCURA SPESSO LA SOSTANZA DELLE COSE. C’È UNA VOGLIA SMISURATA DI PROVOCARE A OGNI COSTO, CREANDO ABITI CHE VANNO BENE FORSE PER UNA SFILATA MA CHE NESSUNO INDOSSEREBBE NELLA VITA DI OGNI GIORNO. LE GONNE DA UOMO E LA TENDENZA “GENDERLESS”? IO NON NE VEDO IN STRADA, E SPERO DI NON VEDERNE…”

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Estratto dell'articolo di Annalisa Chirico per "Fortune"

 

giancarlo giammetti 2

“Noi eravamo letteralmente soli, io e Valentino”, dice così a Fortune Italia l’uomo che è stato l’anima imprenditoriale della maison che ha fatto sognare le donne di tutto il mondo. Lui, Giancarlo Giammetti, ricorda gli inizi di una straordinaria storia italiana: “Io ero un giovane studente di architettura, digiuno di bilanci e strategie aziendali. Eravamo talmente soli che usavamo oculatezza in ogni dettaglio, io misuravo i metri di tessuto per evitare gli sprechi”.

 

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Da Valentino io ho imparato che serve una misura in tutte le cose. Non parlo dei centimetri di stoffa ma del senso di continenza, di quella norma non scritta che ti porta a fare ciò che devi senza andare oltre. È un limite invisibile che dovrebbe guidare ciascuno di noi, ogni giorno.

 

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La moda contemporanea ha il senso della misura?

A volte non lo vedo, mi sembra che si ponga un’enfasi esagerata nella comunicazione, che oscura spesso la sostanza delle cose. E poi c’è una voglia smisurata di sorprendere, di provocare a ogni costo, creando abiti che vanno bene forse per una sfilata ma che nessuno indosserebbe nella vita di ogni giorno.

 

L’opposto del Valentino-pensiero.

Esatto, Valentino diceva sempre: io faccio abiti non per la passerella ma per la vita. In fondo, che cos’è una passerella? Dodici metri di legno.

 

Le piacciono le gonne da uomo? È una tendenza ‘genderless’.

Io non ne vedo in strada, e spero di non vederne.

 

alessandro michele

Alessandro Michele, attuale direttore creativo di Valentino, non sembra avere molto in comune con il fondatore della maison.

So che, all’indomani della sua nomina, ha chiesto di visionare l’intero archivio di Valentino. Penso che Michele sia un genio, ha uno stile creativo molto definito, posso non condividerlo ma è il suo.

 

Roma resta l’epicentro dell’universo Valentino.

Proprio così, siamo tornati a vivere nella capitale. Chiudiamo il cerchio dove tutto ebbe inizio.

 

Avete mai subito il fascino di Milano?

Francamente no, la nostra base è sempre stata a Roma, Milano la conosciamo pochissimo. Che fosse Elizabeth Taylor o Jacqueline Kennedy, le nostre clienti ci raggiungevano volentieri per le sfilate, forse perché era anche un modo per una visita nella Capitale. A Milano la moda è esplosa successivamente, negli anni Settanta, con Giorgio Armani.

 

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I rapporti con re Giorgio?

All’inizio qualche ripicca c’è stata, un po’ di competizione tra due grandi in carriera. Oggi i rapporti sono eccellenti, le rispettive segreterie sono sempre in contatto.

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Molti nomi del Made in Italy, oggi, non sono più in mani italiane. Un’esperienza in controtendenza è la recente acquisizione di Versace da parte del gruppo Prada.

È una buona notizia, con Prada anche un marchio che attualmente naviga in acque difficili potrebbe ritrovare una nuova vitalità e una vera occasione di rilancio. In generale, la finanza ha assunto un ruolo preponderante nel mondo del fashion, non c’è da stupirsene né da dannarsene, è un fatto che tante produzioni hanno lasciato il nostro Paese.

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L’Italia resta pur sempre la seconda manifattura d’Europa.

Forse lo sprint di un tempo non tornerà più, ma non tutto è peggio di ieri. Per molti versi, anche grazie ai social media, oggigiorno è più facile per un giovane talento farsi strada, farsi conoscere. L’Italia ha una forza straordinaria che è la sua artigianalità. La nostra capacità di creare, con le mani, ci rende una potenza a livello mondiale. Siamo imbattibili.

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