giancarlo devasini

LA SPERICOLATA ASCESA DEL CRIPTOMILIARDARIO TRICOLORE – GIANCARLO DEVASINI, COFONDATORE DELLA SOCIETÀ “TETHER”, CHE EMETTE LA STABLECOIN USDT, È RIUSCITO AD ACCUMULARE IN DIECI ANNI UN PATRIMONIO DA 22,4 MILIARDI DI DOLLARI, A DIVENTARE IL TERZO UOMO PIÙ RICCO D’ITALIA E A COMPRARE IL 10% DELLA JUVENTUS. IL TUTTO PARTENDO DALLA PROVINCIA DI ALESSANDRIA CON UNA LAUREA IN MEDICINA – LO SLALOM TRA PROCESSI, SOCIETÀ PANAMENSI, CARTELLI COLOMBIANI E POLITICI AMERICANI – DEVASINI GIRA IN INFRADITO E MAGLIETTA, VIVE TRA LONDRA, LA COSTA AZZURRA E LUGANO. NON HA MAI RILASCIATO INTERVISTE...

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Estratto dell’articolo di Nicola Borzi per “il Fatto quotidiano”

 

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Come si fa in dieci anni ad accumulare un patrimonio (stimato) da 22,4 miliardi di dollari e a diventare il terzo uomo più ricco d’Italia, comprando il 10% della Juventus per circa 135 milioni e il 30,4% del gruppo media Chora-Will per qualche altra decina? Il tutto partendo da Casale Monferrato (Alessandria) con una laurea in medicina?

 

Facile (a dirsi): si fonda una società che emette la stablecoin Usdt, nota come Tether, una criptovaluta il cui valore è agganciato a quello di monete ufficiali come il dollaro Usa. Poi, grazie all’esplosione del settore, la si trasforma in un impero che a fine marzo affermava di avere in pancia depositi di clienti per 149,27 miliardi di dollari, a fronte di un capitale di 5,59.

 

Che nel 2024 ha realizzato un utile netto di 13,7 miliardi e nel primo trimestre 2025 ha distribuito dividendi per 2,35 miliardi.

 

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Secondo la vulgata ufficiale, è questa la storia di Giancarlo Devasini, nato nel 1964, soprannominatosi “Mago Merlino”, tra i fondatori, dirigenti e oggi primo azionista del gruppo Tether-Bitfinex. Tifoso bianconero come l’ad di Tether, l’altro italiano Paolo Ardoino, ora quinto uomo più ricco d’Italia (9,5 miliardi di dollari).

 

Dopo una campagna acquisti da quasi 3 miliardi, Tether è tra i maggiori azionisti di Northern Data, società tedesca di infrastrutture cripto e Ai, Rumble, piattaforma canadese di video, web hosting e cloud che ospita il social Truth di Trump, Adecoagro, società agroindustriale quotata a Wall Street con enormi interessi in Brasile, Argentina e Uruguay, Blackrock Neurotech, azienda Usa di protesi neurali, e Bitdeer, tra i leader mondiali nella blockchain. [...]

 

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Devasini gira in flip flap e maglietta, vive tra Londra, la Costa Azzurra e Lugano. Non ha mai rilasciato interviste. Ma la sua storia ne racconta ambizione e scalata. Si è sposato e ha divorziato con l’erede di un impero del cemento. Ha lasciato la professione di chirurgo estetico dopo solo un paio di anni.

 

Poi ha avviato imprese di hardware e software. Che però lo hanno messo nei guai con la legge: nel 1996 Devasini ha pagato 100 milioni di lire al termine di un procedimento penale nei confronti suoi e di altre 43 persone accusate di associazione a delinquere, contraffazione digitale e ricettazione. Il tutto con il sequestro di decine di migliaia di prodotti hardware e software a marchio Microsoft, contraffatti o rubati, e di beni per 5,1 miliardi di lire.

 

Tether

Nella sua biografia sul sito di Bitfinex, Devasini racconta che nel 2008 ha ceduto le sue imprese, arrivate a fatturare 113 milioni di euro l’anno. Ma nel 2007 il fatturato era di 12 milioni e la capogruppo ne perdeva 7,5, con debiti per 7,4 milioni e patrimonio netto negativo per 3,4. Poi, nella notte del 14 febbraio 2008, l’edificio che ospitava le aziende alla periferia di Milano è andato a fuoco distruggendo tutto. Le società sono state svalutate a 1 euro e finite in liquidazione.

 

Nel frattempo però Devasini era finito in rapporti con le imprese di hardware guidate in Asia dalla Perpetual Action Group dell’olandese Jean Louis van der Velde, che poi seguirà “Merlino” in Tether/Bitfinex.

giancarlo devasini

 

Devasini gestiva a Montecarlo la filiale europea del gruppo di van der Velde. Ma la sua azienda era in contatto con le imprese di un altro italolandese: Gennaro “Rino” Platone, re europeo delle frodi carosello sull’Iva di prodotti informatici.

 

Un business che faceva levitare il valore di merci, poi rivendute al pubblico, tramite catene di società tutte collegate a Platone, che venivano chiuse senza versare l’Iva. Così “Rino” era diventato uno dei 10 uomini più ricchi d’Olanda. Prima che le polizie di mezza Europa portassero lui e i suoi complici a processo in Spagna, Germania, Regno Unito, Olanda. Van der Velde, tra l’altro, aveva aperto e poi chiuso in California un’altra azienda collegata al business di Platone nel fotovoltaico.

 

Giancarlo Devasini

Alla fine Devasini tenta di ripartire da Delitzia, società dell’alimentare bio. Ma senza successo. Poi nel 2012 scopre il bitcoin, si butta nel mondo cripto ed entra nell’exchange Bitfinex, appena fondato.

 

Nel 2014 fonda Tether, con sedi sparse in diversi paradisi fiscali. Quando gli Usa gli vietano di far passare i fondi dalle banche americane, li affida a una società di Panama che però, nel 2018, gli sottrae 850 milioni e il cui manager viene poi arrestato per aver “lavato” centinaia di milioni dei cartelli colombiani.

 

Giancarlo Devasini - criptovalute

Seguono sanzioni per decine di milioni di dollari irrogate dalle autorità Usa. Intanto però Tether diventa la “porta d’ingresso” per chi vuol comprare cripto: si depositano dollari, si ricevono Usdt-Tether che si scambiano con bitcoin, ether e altre cripto.

 

I 150 miliardi di depositi però non sono remunerati ai clienti: gli interessi sui titoli in cui sono investiti, grazie al boom delle Borse e al taglio dei tassi, vanno in tasca a Devasini e ai suoi soci con profitti stratosferici. Ora poi Trump ha invertito di 180 gradi la rotta e gli Usa sono diventati crypto-friendly.

 

Howard Lutnick, segretario al Commercio, è tra l’altro il boss della Cantor Fitzgerald, società finanziaria dove Tether ha depositato gran parte delle sue riserve tramite la Deltec, un intermediario delle Bahamas. E mentre alcune aziende del gruppo Tether-Bitfinex si spostano in Salvador, i bilanci restano un mistero.

 

Giancarlo Devasini

Nessuna revisione legale, solo un’“attestazione” delle riserve fatta ogni 3 mesi da Bdo Italia, società di audit multata molte volte negli ultimi anni da Consob per la revisione di bilanci come quelli di The Rock Trading, exchange cripto finito in bancarotta con un buco da 66 milioni (il processo è all’inizio), e di Visibilia, gruppo di un’altra piemontese famosa, la ministra Daniela Santanchè. Ma Devasini macina soldi. Almeno finché la magia di “Merlino” dura.

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