DAGOREPORT - BERLUSCONI ALLA SCALA SI È VISTO UNA SOLA VOLTA, MA IL BERLUSCONISMO SÌ, E NON AVEVA…
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Giancarlo Magalli dovrà rispondere in tribunale dell'accusa di diffamazione aggravata nei confronti della presentatrice e attrice Adriana Volpe. Lo ha deciso il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma Valerio Savio che ha ritenuto “di dover disattendere la richiesta di archiviazione del pubblico ministero” e di accogliere l'opposizione di Adriana Volpe, assistita dagli avvocati Michele Briamonte e Nicola Menardo dello Studio Grande Stevens di Torino, Milano e Roma.
GIANCARLO MAGALLI E IL RIFERIMENTO AD ADRIANA VOLPE
Il Gip ha depositato l'ordinanza il primo aprile e ha disposto che il pm “entro dieci giorni disponga l'imputazione nei confronti di Magalli”. Nella trasmissione “I fatti vostri” di Rai 2 del 28 marzo 2017 Adriana Volpe dichiara pubblicamente l'età di Magalli, nato il 5 luglio 1947, e dice davanti alle telecamere “Compi 70 anni a luglio”. Magalli replica piccato: “Pigliatela in saccoccia, ma fatte gli affari tuoi”. Poi aggiunge “Sei una rompi...”. Nascono polemiche a non finire su tv e giornali, i social fanno festa grande e Magalli, rispondendo su Facebook a un post pubblicato dal giornalista Walter Giannò, scrive: "Le ho solo detto che è una rompiballe e quello è un fatto, non un insulto. Poi lei, e questo forse ti ha coinvolto, ha cercato di farlo passare come un insulto alle donne, ma io ce l’avevo solo con lei, non con le donne che ho sempre rispettato e che forse si sentirebbero più insultate se sapessero come fa a lavorare da 20 anni...".
ADRIANA VOLPE E GIANCARLO MAGALLI
Il Gip: “Il riferimento su cui si è focalizzata la querela ("... Le donne forse si sentirebbero più insultate se sapessero come fa a lavorare da 20 anni") è oggettivamente idonea già sul piano letterale a ledere la reputazione di Adriana Volpe poiché, qualsiasi abbia voluto essere l’allusione di Giancarlo Magalli, è stata appunto l’allusione a qualcosa di idoneo a far sentire insultate le donne, per attribuzione di condotta suscettibile di incontrare generale riprovazione, per quelli che sono i canoni etici condivisi dall'opinione pubblica”.
ADRIANA VOLPE E GIANCARLO MAGALLI
E il giudice argomenta: “Se è vero che ipoteticamente l’allusione a fatti idonei a "insultare" può aver riguardato condotte diverse (ad esempio condotte scorrette o illecite verso colleghi e/o colleghe, a generici "intrallazzi" o generiche non dichiarabili condotte interne alla Rai pur di lavorare) appare indiscutibile, o quantomeno, pienamente sostenibile in giudizio, che l’espressione incriminata sia assolutamente idonea ad essere percepita come un’implicita allusione all'aver "lavorato" in televisione non per ragioni legate alla professionalità o magari alla popolarità ma grazie a favori sessuali verso chi è in grado di decidere chi lavori e chi no, e ciò per un risalente stereotipato luogo comune verso le donne (e non gli uomini) di spettacolo (non solo televisivo) che trovano lavoro, stereotipo tanto banale, vecchio, "stantio" e frutto a volte di moralismo sessuofobico o di moralismo magari proveniente da chi è intriso di cultura postribolare, quanto drammaticamente tuttora presente nella subcultura popolare (e non solo) prima ancora che sui "media", tradizionali come propri del web (come questa di vicenda dimostra)”.
ADRIANA VOLPE RISPONDE A GIANCARLO MAGALLI
Ancora: “l’idoneità dell’espressione usata a costituire allusione a favori sessuali resi in cambio di scritture televisive non poteva sfuggire alla persona dell’esperienza umana e professionale di Giancarlo Magalli, notoriamente da decenni impegnato non solo in televisione ad occuparsi anche di fatti di costume (ciò, tanto più nel contesto comunicativo seguito alla trasmissione della 28 marzo 2017 e alle polemiche che non erano nate e tuttora in corso; e come ben si comprende dalla affermazioni dello stesso Magalli nell’intervista sul settimanale "Chi" del 22 novembre 2017 oggetto di richiesta di rinvio a giudizio in separato procedimento per diffamazione sempre nei confronti di Adriana Volpe”.
GIANCARLO MAGALLI CONTRO ADRIANA VOLPE
Le conclusioni del gip: “Se la difesa di Magalli ha ragione a ritenere che la frase va valutata in sé e non per come terzi l’hanno interpretata è indiscutibile che l’accusa sia almeno sostenibile in giudizio, proprio per l’oggettiva sua valenza diffamatoria, anche perché i media, ed i social media, l’hanno puntualmente interpretata, senza eccezioni, non come riferimento a traffici di altro genere ma appunto come riferimento a traffici "di letto". A fugare i dubbi non ordine alle proprie intenzioni, nel testo incriminato Magalli precisa "di non avercela con le donne, che ha sempre rispettato" ma "solo con lei", appunto Adriana Volpe”.
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