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TRE GIORNI DOPO IL FURTO AL LOUVRE, LA POLIZIA FRANCESE NON HA IDEA DI CHI ABBIA RUBATO I GIOIELLI DI NAPOLEONE - UN'IPOTESI E' CHE IL COLPO SIA STATO MESSO A SEGNO DALLE "PANTERE ROSA", UNA BANDA DI EX MILITARI E PARAMILITARI DELL'EX JUGOSLAVIA CHE, NEGLI ANNI, È RIUSCITA A REALIZZARE DECINE DI COLPI IN FRANCIA (E IN TUTTI I CASI IL BOTTINO NON È MAI STATO RITROVATO) - È POSSIBILE CHE IL FURTO AL LOUVRE SIA STATO COMMISSIONATO DA UN COLLEZIONISTA, OPPURE COMPIUTO DA LADRI INTERESSATI SOLO AI GIOIELLI E AI METALLI PREZIOSI - RIVENDERE I MONILI (INTERI) SARÀ DIFFICILE MA "SMONTARLI" SIGNIFICHEREBBE...
New footage shows thieves using chainsaws to execute robbery at The Louvre in Paris.
A manhunt is now underway. pic.twitter.com/0w0Uu6MJyn
— Pop Crave (@PopCrave) October 20, 2025
«TUTTE LE PISTE APERTE» L’IPOTESI PINK PANTHERS, BANDITI VENUTI DALL’EST
Estratto dell’articolo di S. Mon. per il "Corriere della Sera"
Più passano le ore, più diminuiscono le possibilità di ritrovare la refurtiva e gli autori del colpo, nonostante la promessa del presidente Macron. Una sessantina di investigatori della brigata anticrimine della polizia giudiziaria parigina e dell’Ufficio centrale per la lotta contro il traffico di beni culturali sono mobilitati.
Ma la facilità sconcertante con la quale il gruppo di quattro banditi ha potuto scappare con i gioielli, a bordo di due scooter, domenica mattina, rende la caccia un’impresa quasi disperata.
La società di intelligence israeliana Cgi Group, con sede a Tel Aviv, ha dichiarato di essere stata contattata dal Louvre per partecipare alle indagini — «tenuto conto del successo nella risoluzione del caso del furto di un miliardo di euro a Dresda nel 2019» —, ma la direzione del museo ha rapidamente e seccamente smentito.
Chi potrebbe esserci dietro al colpo del secolo? «Tutte le ipotesi restano aperte», dice la procuratrice di Parigi, Laure Beccuau. «La rapina potrebbe essere stata commissionata da un collezionista, nel qual caso avremmo qualche speranza di recuperare i pezzi in buono stato, oppure compiuta da ladri interessati solo ai gioielli e ai metalli preziosi, magari utili per riciclare i proventi di attività criminali.
Tutto può essere collegato al traffico di droga, date le ingenti somme di denaro coinvolte», aggiunge la procuratrice, che non esclude «l’ingerenza straniera» anche se non è l’ipotesi privilegiata. Il Louvre ieri è rimasto chiuso per un altro giorno ancora, dopo domenica, per permettere agli investigatori di continuare i rilievi e anche di interrogare i dipendenti, nel caso che la banda abbia avuto un complice interno.
Alcuni testimoni hanno sentito i banditi parlare in una lingua straniera, e questo alimenta le voci — non confermate, ma suggestive — di un coinvolgimento delle famigerate «Pink panthers», la banda delle «pantere rosa» originarie della ex Jugoslavia, ex militari e paramilitari in maggioranza di Serbia e Montenegro, che dagli anni Novanta imperversa in Europa, e che ha ricevuto il nome dall’Interpol dopo un colpo nel 2003 a Londra, quando un diamante era stato nascosto in un vasetto di crema come in uno dei film della serie cominciata con le disavventure dell’ispettore Clouseau.
I colpi delle Pink panthers si distinguono per grande rapidità, poca o nulla violenza diretta, bersagli talmente prestigiosi da essere considerati inattaccabili. Proprio come il Louvre. I gioielli vengono spesso smontati e distribuiti all’estero. La banda delle Pink panthers, considerata una rete criminale enorme, composta da centinaia di affiliati, è sospettata di avere messo a segno decine di colpi tra i quali, in Francia, le due rapine alla gioielleria americana Harry Winston in avenue Montaigne a Parigi (nel 2007, bottino di 36 milioni di dollari, e nel 2008, 73 milioni), all’Hotel Carlton di Cannes nel 2013 (53 milioni di dollari) e alla gioielleria Chaumet vicino agli Champs Élysées nel giugno 2021 (due milioni di euro). Gioielli mai ritrovati.
IL COMANDO PER LA TUTELA DEL PATRIMONIO CULTURALE
Estratto dell'articolo di Alessio Ribaudo per il "Corriere della Sera"
Di certo c’è solo che li hanno rubati. E che «piazzarli» alla cieca sarà molto difficile. «Il valore dei gioielli trafugati al Louvre è inestimabile e non ha una reale quotazione di mercato, neppure in quello “nero”», spiega Marina Rosa, già coordinatrice del Comitato nazionale per il bicentenario di Napoleone I. «Nessun mercante d’arte o direttore di museo li acquisterebbe anche perché sono finiti sui media di tutto il mondo e se ne conosce la provenienza illecita». [...]
Le indagini sono un rompicapo. «Furti così eclatanti in musei si contano su una mano e non risulta, nelle banche dati di Europol, l’esistenza di particolari bande specializzate transnazionali come per i topi d’appartamento», dicono dal Comando tutela patrimonio culturale dei carabinieri.
Per esempio in Italia, nel 1998, alla Galleria nazionale d’arte moderna di Roma sparirono due Van Gogh e un Cézanne: i ladri, aiutati da una basista, furono arrestati 48 giorni dopo. Nascondevano i dipinti sotto un letto a Torino, incapaci di piazzarli. «Criminali comuni», li definì il giudice.
Per gli investigatori, dietro colpi simili, ci sono quasi sempre delle «soffiate». «Può trattarsi sia di un dipendente infedele sia di chi è stato licenziato e vuole vendicarsi», spiegano i militari. Il gruppo che ha agito al Louvre sembra composto da professionisti: movimenti precisi, conoscenza dei turni, accesso alle planimetrie, capacità di infilarsi nei buchi della sicurezza.
«C’è spesso uno scollamento tra chi compie il furto e chi tenta di piazzare la refurtiva», aggiungono. «Gli intermediari provano a monetizzare entro 48 ore, talvolta all’estero. I gioielli possono essere nascosti addosso o trasportati come bagaglio a mano senza destare sospetti.
Se però non ci riescono, col passare dei mesi, diventano sempre più difficili da vendere: finiscono smembrati per ricavarne almeno il valore delle pietre. Oggi i criminali hanno armi digitali in più come il deep web e i pagamenti tramite criptovalute».
Marina Rosa però non crede che l’obiettivo fosse questo: «Smontarli significherebbe distruggere il valore storico, con ricavi minimi. È probabile che chi li ha voluti desiderava possedere il simbolo, non gioielli». Rubare un diadema, per chi crede nel mito, significa sottrarre un riflesso di sovranità, un bagliore d’eternità. «Se non verranno ritrovati», conclude l’esperta, «non perderemo soltanto gioielli, ma un frammento della storia europea». […]
rapina al louvre 2
la rapina al louvre
rapina al louvre 3
rapina al louvre 4
rapina al louvre 1
i gioielli rubati al louvre 1
i gioielli rubati al louvre 2
ladro in azione al louvre
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