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QUALE TESTA CADRA’ PER IL CASO ALMASRI? – L’INDIZIATA NUMERO UNO E’ LA “MENDACE” GIUSI BARTOLOZZI, CHE POTREBBE ESSERE INDAGATA DALLA PROCURA DI ROMA - LA QUESTIONE PROCEDURALE (SE IL SUO EVENTUALE REATO SIA IN CONCORSO O MENO CON QUELLO CONTESTATO A NORDIO, E SE QUINDI SIA TUTELATA COME LUI DALL’IMMUNITÀ) È ANCORA APERTA. MA UN’EVENTUALE ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI BARTOLOZZI DOPO IL NO DEL PARLAMENTO, PREVISTO A OTTOBRE, ALL’AUTORIZZAZIONE A PROCEDERE PER NORDIO, PIANTEDOSI E MANTOVANO, RENDEREBBE QUASI IMPOSSIBILE “SCUDARE” LA SUA POSIZIONE CON L’IMMUNITÀ - GIOCANO A SUO SFAVORE LE PAROLE DI NORDIO SECONDO CUI...
Estratto dell’articolo di Fulvio Fiano e Virginia Piccolillo per il “Corriere della Sera”
CARLO NORDIO ALBERTO RIZZO GIUSI BARTOLOZZI
A coordinare il dossier Almasri da Palazzo Chigi fu, come da deleghe, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Ma il Tribunale dei ministri rifiutò la proposta di ascoltarlo, così come aveva chiesto il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una testimonianza, la sua, ritenuta «non fungibile».
Il retroscena emerge dalle carte dell’indagine su Nordio, Mantovano e il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Una «assurdità», così si definisce nei corridoi di Palazzo Chigi la decisione dei magistrati di non ascoltare Mantovano, autorità delegata da Giorgia Meloni a gestire questioni con profili di intelligence e sicurezza nazionale.
La sua posizione, vagliata, era stata dapprima archiviata. Il Tribunale dei ministri si era concentrato su Nordio e aveva fissato per il 23 maggio l’interrogatorio del ministro.
Ma lui si era negato. L’avvocato che difende il ministro, la senatrice Giulia Bongiorno, il giorno prima aveva inviato una lettera — ora agli atti — nella quale spiegava la volontà di Nordio di «non rendere l’interrogatorio».
[…] Il Tribunale prende atto del rifiuto di Nordio e visto che lui e Mantovano erano ritenuti non sostituibili «non ravvisa, allo stato, l’esigenza di sentirlo». Una comunicazione che aveva fatto pensare alla difesa di Mantovano di vederlo fuori dalle accuse. Grande la sorpresa di vedersi addossata «dopo sei mesi e mezzo» una responsabilità non solo nel favoreggiamento del torturatore, ma «addirittura del peculato», rilevano con amarezza a Palazzo Chigi, chiedendosi quale sia stato il vantaggio personale di Mantovano in quel volo di trasferimento di Almasri.
[…] Andrea Orlando […] su Nordio che ha difeso la sua capo di gabinetto, Giusi Bartolozzi (che, dice, «ha eseguito solo miei ordini») dichiara: «Anziché dirigere un ministero, fa lo scudo umano».
La posizione della funzionaria è ancora al centro dell’attenzione. Ritenuta «mendace e inattendibile» nella sua testimonianza dal Tribunale dei ministri, ma la competenza sull’eventuale reato resta in capo alla Procura ordinaria, non essendo una parlamentare né un ministro. La questione procedurale — se l’eventuale reato sia in concorso o meno con quello contestato al suo capo, e se quindi debba seguire il destino di lui tutelata dall’immunità — è ancora aperta.
Ma un’eventuale iscrizione nel registro degli indagati di Bartolozzi dopo la chiusura dell’iter parlamentare, che prevede a ottobre il «no» all’autorizzazione a procedere, renderebbe molto più difficile, se non impossibile, «scudare» la sua posizione. Isolata dal presunto «concorrente» non potrebbe essere trascinata nella scia della sua immunità.
La presunta falsa comunicazione ai pm (in questo caso i giudici del Tribunale dei ministri) avvenuta in un momento e in circostanze diverse rispetto ai giorni del mancato trattenimento di Almasri potrebbe giocare a suo sfavore in questo scenario. E, paradossalmente, proprio la rivendicazione di Nordio che nessuna decisone sarebbe potuta essere presa a sua insaputa, potrebbe complicare la posizione di Bartolozzi. Perché è stata lei a sostenere di non aver informato il ministro su alcuni passaggi chiave e per questo la sua testimonianza non è stata creduta.
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