violenza psicologica

LA GIUSTIZIA DORME E LO STATO PAGA -  LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI UMANI HA CONDANNATO L’ITALIA A RISARCIRE DI 25MILA EURO VALENTINA SCUDERONI, AVVOCATA 43ENNE CHE HA VISTO ASSOLVERE L’EX CHE AVEVA PORTATO IN TRIBUNALE - I DUE SI ERANO LASCIATI, MA LUI L’AVEVA SOTTOPOSTA A UN REGIME DI “VIOLENZE PSICOLOGICHE E LESIONI FISICHE". AVEVA INSTALLATO TELECAMERE IN CASA PER MONITORARLA, LA INSULTAVA DAVANTI AL FIGLIO E LE IMPEDIVA DI STUDIARE - L’UOMO NON POTRÀ ESSERE PROCESSATO DUE VOLTE PER LA STESSA CONDOTTA, MA È LA PRIMA VOLTA CHE LA CEDU RICONOSCE IL…

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Estratto dell’articolo di Conchita Sannino Per “la Repubblica”

 

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«Questa sentenza mi riabilita come donna, come madre e anche come professionista che nella vita ha scelto per mestiere di coltivare il diritto, e la fiducia nei suoi strumenti. Ma ora desidero che serva a scongiurare altre sottovalutazioni di fronte alle denunce di violenza. Altri ridimensionamenti, o peggio: altre assoluzioni.

 

Come è successo a me. Spero che serva alle altre, adesso». Valentina Scuderoni, romana, 43 anni, mamma di un ragazzo di 13, lascia la borsa pesante, sistema i codici in auto, volta le spalle a quel Tribunale di Civitavecchia che per lei è stato anche trincea personale, e finalmente si racconta. È l'avvocata, vittima dal 2012 di «perduranti maltrattamenti psicologici, anche fisici», che dopo lunga battaglia ha ottenuto un verdetto severo della Corte europea dei diritti umani (Cedu) nei confronti dell'Italia.

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La sentenza ha infatti accertato la violazione da parte dello Stato degli articoli 3 e 8 della Convenzione: per non aver «adeguatamente protetto» una donna vittima di violenza domestica e per non aver ottemperato con misure tempestive ed efficaci «alla tutela sua e di suo figlio». Il nostro Paese dovrà ora risarcire la donna per 25mila euro.

 

[…] Insieme dal 2012, i due si erano lasciati nel 2017. Per quasi un anno Scuderoni e il padre di suo figlio convivono forzatamente: e lui la sottopone a «violenze psicologiche sistematiche», al controllo coercitivo, anche a lesioni fisiche. «Installa le telecamere in casa senza il mio consenso per monitorare ogni movimento, mi insulta e denigra davanti a mio figlio, ero "una pessima madre, fai solo l'avvocata". E ogni notte mi impedisce di studiare gli atti».

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Eppure lei fino all'altro ieri era una vittima-no vittima. L'uomo che aveva denunciato è stato assolto. E la pm, che pure aveva chiesto 2 anni e 8 mesi per lui, anche a fronte dell'istanza di impugnazione dell'avvocata Teresa Manente, ha deciso di non ricorrere.

 

Né questo verdetto europeo cambia le cose: nel nostro ordinamento è previsto, con il "ne bis in idem", l'impossibilità per qualunque soggetto di essere processato due volte per le medesime condotte. Ma la Corte di Strasburgo contesta all'Italia: inadempienze e ritardi procedurali nei procedimenti, mancanza di protocolli specifici, indagini carenti. E ancora: mancata protezione preventiva, un approccio stereotipato, che vede i «litigi» laddove c'era «violenza».

 

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«La sentenza è storica ed è frutto di analisi politico giuridica elaborate da anni di esperienza a fianco alle donne», sottolineano Manente e Ilaria Boiano, le responsabili dell'ufficio legale di Differenza Donna, che da anni assistono Scuderoni. È la prima volta che la Cedu riconosce che anche le violenze psicologiche reiterate integrano «trattamenti disumani e degradanti».

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