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DAGOREPORT - SERVIZI E SERVIZIETTI: IL CASO ALMASRI E' UN “ATTACCO POLITICO” ALLA TRUMPIANA MELONI?…
1. L'AMICO DEL JAGUARO
Massimo Gramellini per "la Stampa"
Se un esponente della famigerata Kasta, dopo avere arringato la folla contro le tasse del governo affamatore, si fosse allontanato dal luogo del comizio sul sedile posteriore di una Jaguar, avrebbe firmato la sua condanna alla lapidazione mediatica. Stormi di pernacchie si sarebbero alzati in volo da ogni tinello, l'indignazione avrebbe lubrificato i polpastrelli ai tastieristi dei social network e al meschino jaguarato non sarebbe restata altra scelta che rottamare il bolide e inginocchiarsi su un tapis roulant di ceci.
Desta perciò una stupefatta ilarità che a compiere un gesto così poco coerente con il contesto sia stato Danilo Calvani, leader del Comitato 9 dicembre: il Forcone Capo. Lo hanno immortalato in quel di Genova, a bordo del macchinone inglese . Si è giustificato dicendo che non era suo, ma di qualche forcone minore, però ormai il danno d'immagine era compiuto.
Se fossi il suo avvocato, insisterei sull'ingenuità del mio cliente, ignaro dei meccanismi della comunicazione. A chi aizza i disperati contro i privilegiati è consigliabile farlo da un palco o da un balcone (che esercita un fascino intatto sull'italiano medio), giammai dal finestrino di una Jaguar. Montanelli diceva che, quando un italiano vede passare una macchina di lusso, il suo primo stimolo non è averne una anche lui, ma tagliarle le gomme.
2. IL LEADER DEL MOVIMENTO VIA SULLA JAGUAR: âERA DI UN AMICO, IO SONO UN DISPERATO'
Corrado Zunino per âLa Repubblica'
Danilo Calvani, 51 anni, studi da ragioniere non terminati, coltivatore di ortaggi a Pontinia, poi imprenditore agricolo dell'Agro Pontino, oggi leader dei Forconi nazionali. Dice accorato: «Io non ho una Jaguar, non ho proprio l'auto».
Al comizio di Genova è arrivato in Jaguar, con l'autista.
«Non era mia, non ho intestato nulla. E non era il mio autista, solo un amico che mi ha dato un passaggio. Un camionista».
Un camionista con la Jaguar. Prende spesso passaggi?
«Sempre. Stavolta due: da Latina a Massa Carrara e poi, con la Jaguar, da Massa a Genova e su fino a Torino».
Perché?
«Non ho una lira. La mia azienda è finita all'asta, pignorata per 80 mila euro. Non ho l'auto, non ho un'azienda, sono protestato, però ho quattro figli
tra gli otto e i venticinque anni. Veda lei».
Un leader naturale di questa protesta di disperati.
«Sono un contadino in un territorio svuotato, venti anni fa a Latina l'agricoltura era il sessanta per cento del Pil. Un imprenditore riempito di cartelle Equitalia per i contributi previdenziali non versati. E un cittadino che odia i politici».
Veramente si è candidato sindaco.
«Con una lista civica, di centrosinistra. Avevamo occupato l'Inps di Latina, otto mesi. Ho fatto la campagna elettorale dicendo: non votateci, non siamo corrotti. Non ci hanno votati».
Dicono che è un destro radicale, amici in Forza Nuova.
«Forza Nuova non la sopporto. Non voto da sei anni. Da ragazzo Dc e Psi, poi una volta Forza Italia e una volta Verdi».
Ha amici militari. Il generale dei carabinieri in congedo, Antonio Pappalardo, lo vedrebbe bene alla guida di un governo?
«Pappalardo l'ho conosciuto nel corso dei primi blocchi, l'anno scorso. Ci ha creato solo problemi. Non ho detto che voglio le forze armate, ma che la gente oggi si fida solo delle forze dell'ordine. In caso di un vuoto di potere vedrei un carabiniere».
Gliela comprano l'azienda all'asta?
«Nel 2001 l'ho pagata un milione e mezzo, ora vale un decimo. Qualcuno la comprerà , con tutti i soldi sporchi che girano».
Ma quanta gente porterà a Roma.
«Tanta. Il primo giorno eravamo quattro milioni e mezzo».
3. IL CORO DI LERNER PER LERNER
Da "Il Fatto Quotidiano"
Un giovane Gad Lerner, non più agitatore, ma molto, molto quieto, s'aggira fra le piazze d'Italia per raccontare il movimento dei forconi e ne viene travolto. E spedisce Beppe Grillo in Sudamerica per l'invito ai poliziotti a non "opporsi": "C'era qualcosa di sinistro, un sapore cileno in questa visionaria pulsione insurrezionale".
Confuso tra i manifestanti, Lerner viene riconosciuto e addirittura omaggiato: "L'atmosfera è quella dello stadio di San Siro la domenica pomeriggio. Difatti parte il coro "uno di noi Gad Lerner uno di noi". Il nostro, spaventato per tanta riconoscenza, s'allontana in fretta: "(Il coro) mi convince a filarmela prima che mi organizzino un blocco stradale apposta". Sarà l'età della ragione.
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